30/05/12

Terremoto: Monti vara il "decreto pastrocchio"


Sono passate poche ore dall’ultima forte scossa che ha fatto tremare l’Emilia e consegnato alla morte altre 16 vite. Una sciagura che ora, dopo le misure messe a punto dal Governo Monti per fronteggiare l’emergenza e aiutare le popolazioni colpite dal terremoto, rischia di diventare un macigno per l’Italia intera, già colpita da una crisi aggravata dall’ondata di tasse introdotte dall’Esecutivo dei tecnici.


Aumento delle accise di due cent. a litro, deroga del patto di stabilità per i comuni colpiti dal sisma, rinvio a settembre dei versamenti fiscali, impiego delle risorse rese disponibili dalla spending review. Misure che se da un lato vanno apprezzate per la tempestività con la quale sono state varate, dall’altro non sono pienamente condivisibili, perché vanno a colpire nuovamente settori cruciali della nostra economia e non aiutano pienamente la popolazione emiliana. Monti, da bravo professore, ha voluto fare di testa sua, confermando la sua verve tassatrice oramai divenuta impopolare. Eppure se avesse guardato indietro, più esattamente al suo predecessore, avrebbe potuto riprendere le misure che furono messe a punto in occasione del sisma che nel 2009 colpì l’Abruzzo, dove si contarono più di 150 vittime.

In quell’occasione il Governo Berlusconi non aumentò le tasse, non introdusse nuove accise, né sulla benzina né sui tabacchi (anche se un aumento su quest’ultime sarebbe stato più giustificato), ma stanziò 8,5 mld di euro (1,5 per le emergenze e 7 per la ricostruzione), attingendo dal fondo della presidenza del Consiglio, dal fondo delle Infrastrutture e dalle risorse messe a disposizione dall’ Inail e dalla Cassa depositi e prestiti. Non solo. In quel Cdm si decise anche di “I redditi dei fabbricati distrutti od oggetto di ordinanze sindacali di sgombero, perché inagibili totalmente o parzialmente per effetto degli eventi sismici, non concorrono alla formazione del reddito imponibile ai fini Irpeg, Irpef e Ici fino alla definitiva ricostruzione e agibilità dei fabbricati medesimi”.

Per non parlare, poi, del contributo a fondo perduto di 150 e 80mila euro che fu dato a quelle famiglie che avevano perduto la casa o che l’abitazione l’avevano danneggiata. Finita qui? Assolutamente no. Perché il Governo che tutti criticavano diede la possibilità alle famiglie dei terremotati di potersi liberare del mutuo o di mantenerlo, accedendo agli aiuti previsti per coloro i quali volevano ricostruire la propria abitazione.  Nel Decreto sisma, inoltre, si prevedevano contributi per imprese, negozi, seconde case e, ciliegina sulla torta, furono stanziati 80 milioni di euro per gli straordinari di vigili del fuoco e forze di polizia.

E’ vero, forse ora non è il momento della polemica, né dei calcoli politici. Ma leggendo questo pastrocchio montiano non si può far a meno di ripensare a quel decreto e guardare a quelle misure con un po’ di nostalgia. Perché se per aiutare i disperati se ne creano altri, allora vuol dire che qualcosa di sbagliato c’è.  Queste misure creeranno un effetto boomerang. Le accise si ripercuoteranno sull'economia, alimentando lo sciacallaggio di aziende e commercianti senza scrupoli. E gli emiliani, che da qui a Settembre saranno ancora impegnati nella ricostruzione, si troveranno sul groppone migliaia di euro di tasse che non potranno pagare.

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