19/12/11

Da mercoledì nessuna notizia di Roberto Straccia







Mercoledì 14 dicembre,intorno alle ore 14.45,ROBERTO STRACCIA è uscito dall'alloggio pescarese che condivide con altri universitari come lui,per fare jogging,ma,a differenza di sempre,da quella corsa NON E'ANCORA TORNATO e i ricercatori fanno molta fatica a seguire le sue tracce,in quanto E'USCITO SENZA CELLULARE,oggetto che non porta mai con sé quando si allena. Questo è quello che si sa di lui:HA 24 ANNI,E'ORIGINARIO DI MORESCO,in provincia di FERMO,dove risiede la sua famiglia e dove pare torni tutti i week-end,anche per disputare le partite con la sua squadra di calcio,la Spes Valdaso,STUDIA A PESCARA,è prossimo alla tesi di laurea in lingue e letterature straniere,stava ultimamente frequentando una ragazza,originaria lei pure del fermano,ma tra di loro non c'era(ancora)un legame ufficiale.Roberto E'MORO,HA CAPELLI CORTI,OCCHI SCURI,ALTO 165 cm,di CORPORATURA NORMALE;quando è uscito di casa INDOSSAVA CASACCA DELLA TUTA BLU,PANTALONCINI MARCA ADIDAS ROSSI,BERRETTO NERO DI LANA.Le ultime immagini di lui risalgono a mercoledì,quando le telecamere di sorveglianza lo hanno ripreso al lungomare di Pescara nord;sembrano esserci stati degli avvistamenti del giovane ma l'unico che gli investigatori reputano attendibile è quello riferito da due giovani che lo avrebbero individuato su una spiaggia di Pescara sud,mentre,pare,correva,in evidente stato confusionale.Sabato è stato ritrovato nel centro della città un cappellino nero simile al suo ma non si sa ancora se possa essere proprio quello di Roberto.I famigliari di Roberto da giorni sono scesi in Abruzzo e tra poco inizierà una fiaccolata voluta dalla sorella.I partecipanti percorreranno lo stesso tragitto che Roberto è solito fare quando fa jogging. Scrivo questo perché anche se non lo conosco,Roberto è di un paese vicino al mio e dopo il dramma della giovane mamma Melania Rea,vorrei che nella mia zona non ci toccasse di avere il cuore in pena per questo giovane. Eppoi,dato che Frews è abbastanza frequentato,magari qualcuno potrebbe avvistarlo o,almeno dire una preghiera per lui. Quelle che ho pubblicato sono due foto di Roberto,un primo piano e l'ultimo fotogramma di quando mercoledì scorso stava correndo.

Il mio Natale è la famiglia e qui è Natale tutto l'anno

Natale 2011, sicuramente lo ricorderò per tanto tempo. Non credevo di dover vivere anche io un Natale così. I miei nonni qualcosa del genere mi avevano raccontanto, è capitato anche a me viverlo tristemente. Un natale vissuto senza alcuna preparazione, un Natale vissuto nei peggiori dei modi, senza alcun dubbio. Mi occupo di sociale e da mesi corro dietro alle oramai irrisolvibili difficoltà legate alla politica e alla economia, giornate intere a discutere ed esprimere le proprie opinioni su cosa e come fare, quasi come se il nostro pensiero fosse preso in considerazione. Invece mi viene da dire che proprio quello che pensiamo e diciamo, ora più che mai non è affatto considerato …..il contrario viene realizzato. Giornate a intere a discutere su quale può essere la soluzione migliore per i nostri tanti problemi. Giornate intere a discutere e ricevere decine e decine di persone che vivono in difficoltà, che hanno perso il posto di lavoro, queste persone, più di me ricorderanno il Natale 2011. Persone alla ricerca di una piccola speranza, di una semplice promessa che per molti oggi risulta di un valore inestimabile. Sì, proprio così: una parola detta, una promessa può far riscoprire un sorriso perso forse già da tempo. Giornate intere a discutere e sostenere le persone in difficoltà, con un futuro sempre più nero, senza garanzie, senza aiuto e forse senza alcun sostegno di ogni genere. Giornate intere a discutere e rincorrere gli enti, gli uffici, le banche; giornate intere nella tristezza e nello stress più assoluto . Incredibile. Vivo una città che a 6 giorni dal Natale ancora non riesce a dare un cenno dell’evento. Strade buie e vuote senza una sola lampadina, senza un presepio, senza un albero di natale, anzi l’unico albero di Natale è quello della caserma dei carabinieri che non manca mai ed è sempre più bello (per fortuna). E nel periodo dove siamo chiamati ad essere tutti più buoni, dalle mie parti sono più "incazzati" del solito: commercianti, giovani, anziani sul piede di guerra per quello che risulta il periodo peggiore. Per noi il Natale è ancora più triste e freddo senza gli addobbi. Giornate intere a rincorrere, insomma, tutto quanto di peggio si possa pensare per un imprenditore sociale che vive in una delle sette grandi nazioni del mondo. Non sono affatto esagerato ma oggi è proprio così che vivo. Dopo queste lunghe giornate stressanti e tristi, finalmente verso sera forse (dico forse) riesco a rientrare a casa. Sì, a casa mia tra le mie quattro mura. Per fortuna ho una casa carina e accogliente, dove ritrovo finalmente il mio Natale. Si perché quando sono a casa vivo il Natale. La mia famiglia è il mio natale, mi rendo conto sempre più che in famiglia è Natale tutto l’anno. Albero, presepe, addobbi, i bambini che mi salutano, che mi sorridono, che mi abbracciano:quando entro in casa percepisco che siamo veramente a Natale. Poche ore, il tempo della cena, di qualche gioco, di qualche richiamo ai bimbi che non manca mai, e poi tutti a letto. E mi accorgo che a casa mia è Natale anche quando dormo, nei miei sogni, tra il calore della moglie e dei figli: si, anche quando dormo mi accorgo che siamo a Natale.
Rino di domenico

Fotografia - Speciale Audiovisivi Natale 2011 - Parte I


"Non essere mai soddisfatti: l'arte è tutta qui"
(Jules Renard)


E noi, soddisfatti, non lo siamo di certo.
Volevamo qualcosa di speciale, qualcosa di davvero importante da regalare a tutti i nostri lettori. Da donare a voi, in occasione delle feste natalizie e di fine anno. Un dono per ringraziarvi di essere ancora qui con noi, in questa avventura che, con l'anno nuovo, si farà ancor più ambiziosa e impegnativa.

Esiste forse qualcosa al mondo più speciale, più importante, più emozionante dell'arte stessa? Noi, crediamo di no. Per questo è l'arte che abbiamo deciso di donarvi. Perché, semplicemente, l'arte è vita.

E se arte doveva essere, allora perché non fare le cose in grande? Perché non unire, in totale armonia, quelle che sono, forse, due delle forme artistiche più intuitive ed emozionanti che l'uomo sia in grado di creare: musica e fotografia. Note e immagini. Colori e suoni...

Nasce così l'idea di questo Speciale Natale 2011 della Rubrica Fotografica di Frews. Un piccolo viaggio audio-visivo articolato in tre puntante, per accompagnarvi in questa settimana che per i fedeli rappresenta del percorso che porta all'Avvento, mentre per tanti altri è l'ultima fatica lavorativa prima del meritato riposo. Il nostro augurio è per tutti. L'arte, del resto, non fa alcuna discriminazione...

Tutto questo è stato possibile unicamente grazie a una persona a Edoardo, membro onorario della nostra redazione e nostro collaboratore per questo Speciale natalizio. I filmati che ammirerete oggi e nei post successivi sono tutti opera sua, così come i testi esplicativi del suo lavoro che troverete in accompagnamento alle immagini nei prossimi due episodi. Colgo l'occasione per ringraziarlo personalmente per il suo lavoro che, sono sicuro, vi emozionerà come ha emozionato me.

Temo di essermi dilungato fin troppo. E' giunto il momento di lasciare le parole da parte e di lasciare che sia l'arte a esprimersi. Quello che vedrete, è il primo dei tre filmati: il primo dei nostri tre doni.
Si tratta di un audiovisivo realizzato con immagini di Milano e delle sue luci di Natale nel 2009.
Sperando di aver scelto il giusto dono, vi auguro a nome di tutta la Redazione una Buona Visione.


MILANO LUCI 2009


et Copyright



Benedetto XVI e quelle parole "urbi et orbi" ai carcerati

"Dovunque c'è un affamato, uno straniero, un ammalato, un carcerato, lì c'è Cristo stesso che attende la nostra visita e il nostro aiuto. È questa la ragione principale che mi rende felice di essere qui, per pregare, dialogare ed ascoltare": con queste parole il Santo Padre Benedetto XVI ha illustrato il motivo della sua visita alla Casa Circondariale Nuovo Complesso di Rebibbia (Roma), dove si è recato ieri mattina, 18 dicembre, IV domenica di Avvento. Nel suo discorso, rispondendo ad alcune domande poste dai

Una indimenticabile, incancellabile esperienza di missione in Africa



Sono passati anni da quel lontano 1982 quando sono partita per la MISSIONE Africana in Kenia… 28 anni di storia, di un vissuto che ha visto anno dopo anno crescere sempre più un bene che non ha limite, non ha frontiere, non ha barriere, ma che è entrato liberamente e quasi dolcemente nel mio cuore… E tanti sono i volti, le storie, le esperienze che si sono arrotolate nel cammino del mio ANDARE……. Tante le persone, che con cuore grande hanno contribuito e continuano anche oggi a donare cuore perché la vita della missione dove ho vissuto, in quella terra del Kenya, possa continuare a crescere e i bimbi possano vivere una vita degna di Figli di Dio. Sono 4 anni circa che ho lasciato quell’amata terra africana, ma è come se fossi rimasta ancora lì….. perché? Semplicemente è il mio cuore che si ribella a mettere tutto in un cassetto pensando che sia un’esperienza oramai terminata. Niente è terminato, anzi, qui in Italia quante volte avverto e sento il peso di una tradizione che si è arrugginita, di un moralismo qualche volta portato all’eccesso, che soffoca e nasconde il fatto che il VANGELO è anzitutto una: “B U O N A N O T I Z I A!”

Se questa infatti non accende il cuore, tutto diventa un peso portato avanti con fatica……è urgente ritrovare la gioiosa freschezza della BUONA NOTIZIA, quella che ci mettono sotto gli occhi coloro che l’hanno appena scoperta, quella che ci mette le ali ai piedi e ci fa vivere una nuova vita tutta da inventare come al passo della danza africana e dell’amore che era visibile nei “piccoli” e nei “poveri” che ho incontrato in Africa. Ho ancora negli occhi sguardi, espressioni profondamente vive, i passi vispi ed allegri dei bambini che ogni giorno mi correvano incontro facendomi capire con tanta semplicità che cosa significhi voler bene e amare gratuitamente…..certo che subito mi veniva in mente che come me anche l’altro è stato creato per amore ed era quasi immediato il grande desiderio di essere uno strumento perché questa realtà diventasse vera per tutti. In Kenya, terra amata, ho incontrato un altro mondo, ho incontrato quelli che non hanno niente non solo per il domani ma neppure per l’oggi, ho potuto porgere la mano a molti nella fame, come pure nella sofferenza, mi sono trovata in mezzo a tanta gente di cui nulla capivo quando parlavano, ho sentito l’odore dei poveri che non hanno l’acqua per lavarsi…. QUESTO MONDO E’ ENTRATO IN ME PER SEMPRE…..quel mondo è VENUTO CON ME e RESTERA’ dentro di me! E’ come se fossi diventata un po’ straniera in patria, dove non c’è più un mondo in cui mi ritrovo fino in fondo……e quel mondo rimane sempre lì quasi a ricordarmi a interpellarmi nei vari momenti lieti o tristi della vita di ogni giorno e mi chiede la disponibilità a lasciare che L’AFRICA sia una delle parti integranti della mia vita, che mi aiuta sempre ad un sano confronto. Mi sento infatti in compagnia di COLUI che per essere vicino a noi e farci capire la nostra vera condizione, si è fatto LUI STESSO straniero ed “essere stranieri” è la nostra condizione più vera, ci aiuta a riconoscere quella sete inesauribile di vita, che SOLO IN CRISTO, IL VERO STRANIERO, trova la sua patria.

Ringrazio di tutto cuore la gente del Kenya, che mi ha permesso di allargare la misura del mio cuore ed accorgermi che veramente siamo fatti per cose grandi, siamo chiamati ad essere cittadini di UN ALTRO MONDO ma…in questo mondo. Doverosamente il mio GRAZIE! Anche alle Comunità Cristiane in Italia, che mi hanno mandato a quei fratelli e sorelle e mi hanno aiutato a stare in mezzo a loro, come pure mi hanno riaccolta, agevolandomi nel continuare a pensarli, accogliendo la mia lunga esperienza di essere vissuta per tanti anni in un ALTRO MONDO.

Sr.Adriana Prevedello

Il mercatino di Natale da 50 centesimi di Mauro e Sara

Mauro e Sara hanno sei anni. I loro genitori hanno organizzato un rudimentale mercatino di Natale per aiutare qualche persona "povera" del Messico e dell'Africa. Mauro e Sara forse non sanno ancora, di preciso, dove si trovano il Messico e l'Africa però si lasciano entusiasmare.
Quando Mauro vede le mamme preparare il cortile di casa con tutti quei banchetti pieni di sciarpe, collanine, catenine e via dicendo, Mauro prende il suo piccolo tavolino rosso, ci mette sopra qualche gioco che non usa più. si fa aiutare a preparare un bel cartello con scritto il prezzo "50 centesimi" che lui sa dire a numero, ovvero cinque zero ed aspetta che arrivi la gente per raccogliere anche lui soldini per i poveri bambini.
Sara arriva con la sua mamma ed il suo papà, ha tra le mani un libretto di favole, vede Mauro e subito si lascia coinvolgere e mette "in vendita" sul banchetto rosso pure il suo libro ed attende che qualcuno lo compri.
Passa del tempo e qualcuno si avvicina con le monete, sono papà generosi ed alcuni altri bambini che si sono "ritrovati" tra le mani la monetina da cinquanta centesimi.
Mauro prende i soldini, controlla che ci sia il cinque e lo zero, non capisce bene che 1 euro vale il doppio ma capisce che il 5 da solo non va bene, mette i soldini in cassa e fa scegliere il regalo.
Poi una bella bambina vede quel libricino di fiabe, le piace, lo compra con i suoi cinquanta centesimi e Sara, tutta felice, corre a dirlo a mamma e papà!
Passano le ore, la pioggia non cessa, Mauro e Sara non hanno venduto tutto ed il piccolo bambino un po' è dispiaciuto allora magicamente arriva un'altra ondata di bambini con cinquanta centesimo ed anche l'ultima macchinina sparisce dal tavolo e la cassa per i bambini poveri ora è più ricca.
O forse più ricca è la cassa del nostro cuore a vedere due bambini comportarsi così.

Voglio una mela intera: vivere in tempo di crisi con la fede

Tornando dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, con un gruppo di cinquanta giovani, ho incontrato in un autogrill presso Firenze una decina di suore del Verbo Incarnato che già stavano consumando il loro frugale pasto: un panino imbottito, una bottiglietta di acqua e… una mela. Mi sono avvicinato a queste suore dal volto gioioso, anch’esse reduci dal pellegrinaggio a Madrid. Dopo qualche battuta per iniziare a condividere le impressioni dei giorni appena trascorsi, il discorso si è fermato su Don Orione. “Conosciamo bene il vostro santo – mi disse la Superiora – perché il nostro fondatore, Padre Carlos Miguel Buela, spesso ce lo presenta come modello di vita religiosa. La sua fedeltà alla Chiesa e l’amore per i poveri lo rendono attraente. Anche noi suore, come voi orionini, cerchiamo di imitarlo”. Confortato da queste parole, stavo per porre qualche domanda alla Superiora che, pur essendo del
Nord America, parlava un perfetto italiano. Ella, invece, mi ha preceduto volendomi raccontare un episodio che ha avuto proprio Don Orione come protagonista.“Alcuni anni or sono, durante la crisi economica che colpì l’Argentina nel 2000 – 2001, essendo in grave difficoltà, le suore potevano dare alle loro bambine orfane soltanto mezza mela. Una bambina, disabile, che abitava nell’orfanotrofio già da alcuni anni,improvvisamente, di scatto corse davanti al quadro di Don Orione appeso nel refettorio, gridando: “Orione, voglio una mela intera; hai capito? Voglio una mela intera”. Le suore, sbigottite per l’accaduto, cercarono di calmare la bambina che, in un attimo, si mise tranquilla a consumare la sua mezza mela. Nel pomeriggio di quello stesso giorno – riferiva ancora commossa la suora – giunse alla nostra casa un camioncino pieno di mele”.I semplici, sanno ancora ottenere grazie dal cielo.