11/05/12

IL GIORNO PRIMO E L’OTTAVO /22. Niente ciccioni in paradiso!


Il Grande Divorzio - 2 
Il grande divorzio è un testo pieno di simbolismi, cosicché ogni particolare ha bisogno di essere interpretato e non preso come una bizzarria. Per esempio, gioca tutto quanto su incontri tra coppie di personaggi e nella loro dualità prende forma la differenza tra due prospettive fondamentali di cui si vuol parlare di volta in volta. I personaggi sono sempre uno Spettro e uno Spirito. Spettri sono gli uomini che erano sull’autobus, provenienti...
dalla regione dell’Inferno: «macchie a forma di uomo, nella luminosità di quell’aria»; il luogo in cui si trovano è infatti pervaso di una luce fortissima che svela la realtà autentica di ognuno. Spiriti sono invece gli esseri che giungono dalle montagne e, al pari di ciò che compone il paesaggio che li circonda, sono assolutamente consistenti. Infatti, l’erba, l’acqua, le piante, i frutti, gli animali: tutto ha una consistenza pari a quella del diamante, al punto che per gli spettri è molto doloroso camminare su quel terreno, dove i piedi si feriscono di continuo con l’erba così dura e tagliente, e bisogna stare attenti a schivare le foglie che cadono, perché col loro peso ferirebbero certamente i corpi dei non-consistenti. Tutto ciò è simbolico. Viene da pensare: “in effetti, COSA ha vera consistenza? Il mondo di superficie al quale io sono attaccato, o la realtà più profonda a cui Dio chiama, compresa quell’esistenza dopo la morte che ora sembra così evanescente e dubbia?” 




Ma procediamo. Nel primo incontro vediamo uno spettro grande, chiamato Ciccione, e uno spirito di nome Len. Si capisce che i due si conoscono: il Ciccione era padrone in terra di un’attività di cui era operaio anche Len, il quale a sua volta aveva ucciso un uomo.Essendosi però ravveduto in seguito, Len si presenta come uno spirito, cioè un essere raggiante e gioioso che proviene dall’aldilà delle Montagne, il paradiso vero e proprio. Lo spettro Ciccione è basito: com’è possibile che un assassino stia lì? Proprio nel suo stupore, emerge però ciò che rende lui ancora uno spettro. Ecco il dialogo, reso essenziale: 


- «Quel che vorrei comprendere - disse lo Spettro, - è perché tu sei qui, contento come una pasqua, tu, un assassino sanguinario, mentre io mi sono aggirato per le strade laggiù e son vissuto in un buco simile a un porcile per tutti questi anni. […] Guarda me adesso, - disse lo Spettro, battendosi il petto (ma il colpo non produsse nessun suono). - Sono andato diritto per tutta la vita. Non dico di non aver avuto colpe, figuriamoci. Ma ho fatto del mio meglio per tutta la vita, no? Ho fato del mio meglio per ognuno, ecco che specie di individuo ero. Non ho mai chiesto niente per nessun motivo, all’infuori di ciò che mi spettava di diritto. Se ordinavo da bere, me lo pagavo, e se spendevo il mio salario davo in cambio il mio lavoro, giusto? Ecco che tipo di individuo ero e non mi importa che lo si sappia.» 
- «Sarebbe opportuno non inoltrarci su ciò.»
- «E chi vuol andare avanti? Non ho nessuna voglia di discutere. Sto solo dicendoti che razza di individuo ero, no? Non pretendo niente all’infuori dei miei diritti. […] Questo è proprio quello che dico io. Io non ho i miei diritti. Ho sempre fatto del mio meglio e non ho mai fatto niente di sbagliato. E quel che non vedo è perché dovrei essere messo al di sotto di un sanguinario assassino come te.»
- «Chi sa se lo sarai? Devi solo essere felice e venire con me.»
- «Perché continuare a discutere? Sto solo dicendoti che specie di individuo sono. Pretendo soltanto i miei diritti. Io non chiedo che qualcuno mi faccia la carità di contraggenio.»
- «Fallo. Estorci la carità. Qui bisogna chiedere ogni cosa, niente può essere comprato.»



Cosa rende quell’uomo un ciccione e uno spettro? Il ritenere che l’aldilà sia la paga corrispondente alle buone azioni con cui egli ha nutrito il proprio orgoglio. Egli non riconosce Dio come Dio, cioè l’Essere superiore e buono, al quale l’uomo, anche il più pieno di meriti, non può rivolgersi se non con una preghiera che ne voglia quasi estorcere un regalo, fatto anche solo per contraggenio: Dio sarebbe per lo spettro solo colui che paga, che corrisponde al diritto acquisito.

Non esistono diritti davanti a Dio, per nessuno. Non si accede al compimento dell’esistenza senza pentimento per il male fatto; ma non vi si accede nemmeno senza totale umiltà.

Quanti si aggirano in questo mondo, moralisti, legulei, puritani, perbenisti e religiosi cattolici, uomini e donne comunissimi, pieni di buoni sentimenti, tutti pieni di pile di buone azioni pronte da spendere per reclamare ciò che gli spetta, capaci di battere il petto solo per farlo risuonare del tesoro arido che vi hanno accumulato! Spettri e Ciccioni! Che ne sanno del fatto che solo una gratuità infinita, non la necessità, non la giustizia formale, non la retribuzione, è la base di tutto e la chiave per un’autentica beatitudine?!
Al prossimo incontro.

Don Alberto.

1 commento:

  1. Mi son fermato al titolo sentendomi escluso. Piano piano proseguirò con il resto :-)

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