13/05/12

Mirabile periodo e Maternità come sacerdozio naturale


Sacerdozio naturale, porta dello spirito che è fede, amore, sorgente vitale della famiglia. Atto d’amore fortissimo e intenso, fatto senza la minima speranza di avere riconoscenza perché il neonato non ricorderà nulla, si troverà carico di ricchezze spirituali e di baldanza fisica senza sapere come e perché. Anche lei non sa come tutto ciò avvenga e quindi ritiene di non aver alcun merito, ma solo molto affaticamento. É tutta presa dalla magia del grande momento e sente solo che è avvenuto l’evento famiglia che con il padre ha contribuito a formare, in un grande atto d’amore vitale donandosi a vicenda il loro patrimonio cromosomico. Tutto questo è stato neces­sario per avviare un processo biologico capace di rendere il feto un individuo diverso sia dalla madre che dal padre, un essere unico e autonomo.

Il nuovo concepito nell’utero materno, con le sue reazioni fisiche e psichiche, riesce a modificare, a sua volta, tramite il sangue, la linfa e le terminazioni nervose che sono comuni nella sua unità con l’organismo che lo accoglie, anche il carattere e la personalità materna. Da questi reciproci scambi tra loro collegati si viene a formare un nucleo nuovo e compatto nell’amore che si chiama famiglia.

Nel nostro tempo noi tutti ricerchiamo il naturale, il biologico, il verde per ritrovare i valori fondamentali ancestrali e primordiali. Cerchiamo le antiche tradizioni, visitiamo complessi archi­tet­to­nici per cercare di capire i segreti delle antiche civiltà. Non è un movimento per tornare in­dietro, ma una nuova spinta che nasce da un impulso che ci invita a cambiare e ad andare avanti perché scontenti e delusi dall’intrigo razionalista e scientista che ci blocca e ci inchioda ad una freddezza disumana. La ragione, la scienza, il materialismo consumista ci hanno costretto con ogni mezzo a uccidere i valori spirituali eterni e sovrarazionali, che sono la salute di un popolo. La famiglia resiste ancora sfiancata da questi attacchi, ma nonostante tutto, seguita ancora ad af­fermare il valore della vita e della sopravvivenza data dalla fertilità. Tutti tendiamo a rifare unità con il vivere naturale ma nello stesso tempo, al contrario, nei fatti cerchiamo in tutti i modi di favorire la sterilità e la morte che è la più tragica perché è quella spirituale, l’unica necessaria ad illu­minare la vita.

La preoccupazione dell’attuale società è che non nascono più figli e tutti ci affanniamo a ricercar­ne le cause: nella ristrettezza economica, nella indisponibilità di tempo, nella tensione verso il guadagno che porta il benessere. I figli, per forza naturale, nascono ancora ma respirano un’aria di morte. Questa nostra civiltà molto avanzata è disposta sempre più a destinare le sue risorse affin­ché le madri, impegnate nel lavoro, non vengano distratte e non abbiano più il peso del parto e della famiglia. Con l’inseminazione eterologa tutto può essere possibile e, mediante l’utilizzo dell’utero artificiale, la gravidanza potrà svolgersi artificialmente sotto il controllo del monitor. É ovvio che in questo contesto sarà sempre possibile sopprimere il nascituro al primo cenno di cedi­mento fisiologico. La soppressione, si dirà, sarà necessaria per il bene del concepito, ma soprat­tutto perché esso non rappresenti un peso insopportabile per gli altri. Chimicamente e medical­men­te le madri potranno, addirittura richiedere per i nuovi esseri caratteristiche di loro gradimento avendo la possibilità di utilizzare seme selezionato tra i donatori più adatti sia biologicamente che culturalmente.

Se quello descritto sarà il procedimento generativo che ora già in parte viene sperimentato, per avere le nuove generazioni sarà meglio decidere di non generare più nessuno perché quella che verrà sarà una stirpe di mostri. Vediamo tutti che questi mostri già cominciano ad apparire e cre­scono in modo esponenziale di anno in anno. Se invece riprenderemo la via intuitiva, tenendo con­to di quanto studiato scientificamente e recentemente sulla vita prenatale, tutto ci spingerà a riprendere i processi naturali, ovviamente coadiuvati e assistiti con i più moderni procedimenti medicali. Se noi tutti riconoscessimo che è solo la vera famiglia che vive d’amore quella in cui si possano generare e educare nuovi individui forniti di valori religiosi e culturali, portatori di equili­brio comportamentale; se tutto ciò avvenisse si otterrebbe veramente una svolta che potrebbe ri­darci speranza per il futuro, sani discendenti e sviluppo civile.

Si può ben capire che non si può delegare l’amore tra i coniugi, unici portatori di ricchezza bio­logica e spirituale, non è possibile una nuova vita autonoma senza la mescolanza cromosonica che è la sostanza creatrice della nuova persona. Deve in sintesi ricrearsi umanamente quel processo circolare d’amore che unisce e arricchisce vicendevolmente il padre la madre e il figlio, sia fisi­camente che spiritualmente, che deve avvenire ad immagine del mistero trinitario di Dio. Solo da questa unità può nascere la vera vita!

Questo processo così importante, anche se male descritto, non può assolutamente essere delegato, non può essere affidato… all’asilo nido, alle baby sitter, alle badanti, ai parenti. Esso richiede solo ed esclusivamente la presenza continua della madre assistita dal padre, che insieme assicureranno una presenza attenta e profonda che non permette distrazioni. In questo periodo mirabile però è solo la madre che può comunicare direttamente e profondamente con il figlio con mezzi straordi­na­ri e in parte sconosciuti che richiamano il superconscio sorokiano .

Non si può dire ad un artista, ad un genio della scienza, ad uno specialista, ad un bravo chirurgo: “abbiamo bisogno di te per compiti più remunerativi, lascia la tua attività a sostituti!”, senza avere conseguenze irreparabili per tutta la società. Purtroppo si dice così alle madri considerate meno importanti, ma che svolgono un compito molto più gravoso ed esclusivo delle figure sopra citate, perché ogni madre è unica per il proprio figlio. Essa infatti è preparata fisiologicamente, spiritual­mente, sentimentalmente a svolgere e concretizzare l’insostituibile processo di transgeneraliziona­lità nel quale, in un periodo brevissimo, deve travasare tutto il succo della vita umana, indispen­sabile al nuovo nato per affrontare la vita. Altro che asili nido! Il figlio ha diritto ad una madre serena che stia a contatto diretto con lui senza mai abbandonarlo!

Lui vuole succhiare, divorare la vita della madre perché è l’unica che conosce, che lo può educare e che rimarrà il suo riferimento certo condizionando la sua vita di domani fino a tarda età. Altro che badanti! Altro che colpevolizzazioni da parte della società che le condanna come lavoratrici improduttive, incapaci di ottenere un reddito! Esse invece sono le fonti essenziali della vita fisica e spirituale e assicurano da sempre la sopravvivenza dell’umanità.

Questa è la direzione sicura da prendere, quella che genera veri esseri umani autonomi in modo naturale, biologico e... ruspante, e invece tutto ciò non può avvenire in una famiglia artificiale come è quella attuale.

É ancora questa via, sia pure con procedimenti traballanti e pieni di cedimenti, che assicura la poca vita che nasce. Sono alcune madri, che spinte dalla potenza dell’istinto naturale, sono poco propense a seguire la strada del disimpegno, additata con allettanti lusinghe dal mondo contempo­ra­neo che promette ricchezza, consumismo, realizzazione sociale e prestigio. É l’imperante rela­tivismo che sta imponendo una società, che rapidamente sta andando verso la morte sterile e sorda. Queste madri però diminuiscono sempre più perché agiscono contro corrente tra il dissenso quasi generale e con estrema difficoltà, ottenendo purtroppo in questo contesto risultati sempre più scadenti.

I mostri nati da questa situazione crescono e si sviluppano, statene certi! Non saranno né gli asili nido né i grandi pedagoghi a salvarci. L’unica nostra speranza può basarsi sulle madri-vere, le sole che possono e riescono ad infondere amore, fede, coscienza e restano le garanti di una vera edu­cazione basata sull’amore. Che Dio ci aiuti!

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