12/07/11

Trent'anni di Medugorje

Fra il 24 e il 25 giugno scorsi, con gran concorso di folla, si è celebrato il trentesimo anniversario della prima apparizione della Madonna a Međugorje, un piccolo (e sino ad allora) sconosciuto villaggio a circa 30 chilometri da Mostar, in Bosnia-Erzegovina.
Infatti, il 24 giugno del 1981, presso Biakovici, una delle quattro frazioni che formano il villaggio di Međugorje, cinque adolescenti e un bambino di dieci anni affermano di aver visto e parlato con la Madonna. Si tratta di Ivanka Ivankovic, Mirijana Dragičević, Vicka Ivankovic, Marija Pavlovic, Ivan Dragičević e Jakov Colo, nato appunto nel 1971, cui da allora la “Gospa” (termine croato che indica il vocabolo “Signora”) affida messaggi, destinati all'umanità intera e alla Parrocchia stessa di Medjugorje, che spronano alla conversione, alla pace e alla preghiera.
I veggenti oggi non vivono più tutti a Međugorje e sono padri e madri di famiglia; alcuni di loro continuano a vedere la “Gospa” quotidianamente, altri in scadenze prefissate e in maniera più saltuaria. I veggenti sono concordi nell’affermare che la Madonna ha comunicato loro dieci segreti, affidando a Mirjana Dragićević il compito di rivelarli al mondo tre giorni prima del loro verificarsi, utilizzando come portavoce il padre francescano Petar Ljubicic.
Da anni, folle numerose accorrono nel piccolo borgo che fa parte di una regione drammaticamente toccata, una decina di anni dopo l’inizio delle apparizioni, dalla devastante guerra dei Balcani, così come si moltiplicano le presenze agli incontri organizzati in un po’ tutta Italia da gruppi di devoti, spesso con la presenza di qualcuno dei veggenti. I pellegrini raccontano di eventi straordinari, guarigioni, ma soprattutto di conversioni e drastici “cambi di rotta” in molte vite prima estranee o lontane e oggi cattolici fedeli e zelanti. Da questo punto di vista, certamente impressiona la costante fila di fedeli in attesa di accostarsi al Sacramento della Confessione nell’area appositamente dedicata a fianco della chiesa parrocchiale.
Secondo i dati forniti dall’Ufficio informazioni della Parrocchia, il 25 giugno erano presenti a Medjugorje pellegrini da tutti i continenti. Oltre a numerosi pellegrini provenienti dalla Croazia e dalla Bosnia Erzegovina, i gruppi organizzati più numerosi sono stati quelli registrati come provenienti dall’Austria, dalla Germania, dagli USA, dall’Irlanda, dal Messico, dalla Slovenia, dalla Lituania, dall’Italia, dall’Olanda, dalla Slovacchia, dalla Francia, dalla Svizzera, dalla Romania, dalla Polonia, dalla Repubblica Ceca, dal Belgio, dalla Spagna, dal Portogallo, dalla Corea, dall’Ucraina, dal Canada, dalla Costa d’Avorio e dal Libano. Oltre a diversi gruppi di pellegrini provenienti dalla Corea, per il trentesimo anniversario sono giunti in modo organizzato anche gruppi dalla Cina e dalla Nuova Zelanda. Nel corso della giornata nella chiesa parrocchiale e nella cappella dell’Adorazione sono state celebrate ben ventidue Sante Messe.
Al fenomeno e alla figura dei veggenti sono stati dedicati molti libri (non vi mancano neppure quelli critici) e ultimamente trasmissioni televisive, ma Međugorje più che da raccontare è forse un’esperienza da vivere, di quelle che rischiano di lasciare un segno indelebile.
Accanto alla testimonianza entusiastica e concreta di molti fedeli si affianca il fatto che Međugorje rimane anche un dilemma per la Chiesa ufficiale, tant’è che il 17 marzo 2010 la Santa Sede ha istituito presso la Congregazione per la Dottrina della Fede una commissione internazionale di inchiesta e di studio, presieduta dal cardinale Camillo Ruini e composta da una ventina di membri fra cardinali, vescovi, periti ed esperti. Compito non facile affidato alla commissione è quello di discernere sulla bontà e l’autenticità del fenomeno, ponderando posizioni critiche anche da parte di alcuni Vescovi con i frutti innegabili di conversione e di guarigione fisica su cui sussistono numerosissime testimonianze.
Dal canto suo, il beato Papa Giovanni Paolo II pare non nutrisse alcun dubbio sulla bontà del fenomeno in questione, pur non avendo preso mai ufficialmente posizione; infatti, così come afferma il Postulatore della causa di beatificazione monsignor Slawomir Oder nel volume Perché è santo (Rizzoli, Milano 2010), «Nel 1987, durante un breve colloquio, Karol Wojtyla confidò alla veggente Mirijana Dragičević: “Se non fossi papa, sarei già a Međugorje a confessare”», mentre in altre occasioni ebbe ad affermare: «Dire cha a Međugorje non accade nulla significa negare la testimonianza vivente e orante di migliaia di persone che sono state là» (p. 174) e, ancora: «Međugorje è la continuazione di Fatima, è la realizzazione di Fatima» (p. 175). Ma probabilmente l’affermazione più forte di Giovanni Paolo II è quella, peraltro riportata anche dal Postulatore nel volume citato, in cui rivolgendosi a monsignor Maurillo Krieger, vescovo emerito di Florianopolis (Brasile), che si sarebbe recato in pellegrinaggio a Međugorje per la quarta volta, il Papa affermò, dopo una breve pausa di meditazione: «Međugorje, Međugorje. È il centro spirituale del mondo».
Andrea Menegotto

2 commenti:

  1. Io sono una ragazza curiosa e con la mente aperta, non sono particolarmente praticante.. anzi quasi per niente, ma credo molto. Credo in me stessa e nei valori della vita. Credo nei valori trasmessi da questo tipo di esperienze e credo pure in Dio, ma non sono qui a dirvi che dovete crederci anche voi.. bensì vorrei raccontarvi quanto sia stata fantastica l'esperienza di essere stata a Medjugorje.. é incredibile la pace presente in quel posto, la sensazione di "leggerezza" e libertà.. la voglia di esprimere realmente noi stessi.
    Le fatiche e i problemi sembrano lontani e altrettanto vicini perchè si possono condividere con le altre persone...la condivisione è un elemento fondamentale che caratterizza questo viaggio.
    Questo viaggio nel quale sei solo ma non lo sei.
    Sei accompagnato da altre persone che per quanto siano diverse, sono proprio come te..
    hanno una vita da vivere e dei problemi da affrontare e perchè no? da risolvere.
    Con l' esperienza di medjugorie ho imparato quanto sia importante e bello imparare a conoscere se stessi, imparare ad ascoltare gli altri ma soprattutto imparare a credere, non necessariamente in qualcosa di "superiore" e/o "ignoto", ma in qualcosa che non ci faccia dimenticare che dobbiamo VIVERE APPIENO la nostra unica vita perchè nonostante tutto siamo esseri umani o meglio: esseri viventi ed è per questo che siamo qui, per VIVERE.

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    1. Veramente Medjugorie, avendo come protagonista la Madonna, ha un suo taglio specificamente cattolico. E il cattolicesimo ha, oltre al fine di vivere "La Buona vita del vangelo", quello della vita ulteriore che illumina la prima.
      Secondo Gesù quindi noi non siamo qui solo "per VIVERE" ma per svolgere un preciso ruolo previsto da Dio Regista e elettore degli attori su questa "scena" del mondo (cf. 1Corinti 7,31), in vista di una retribuzione finale (fischi o applausi).
      Buttarla tutta sulla impressione soggettiva che il luogo e/o la socializzazione con migliaia di persone d'ogni continente possono suscitare, rischia di ridurre Medjugorie a un fenomeno di suggestione di massa e di livellare il soprannaturale (se vi è) alla impressione psicologica che si può attingere, anche se in scala ridotta (ma questo dipende dal fenomeno mediatico) anche con altre esperienze di spiritualità, magari passando un pò di tempo in un monastero buddista o in un ashram. Ogni aderente a fede diversa da quella cattolica che sia approdato alla fede da adulto, potrebbe onestamente testimoniare di aver ricevuto una impressione analoga a quella provata da Arianna.
      A me personalmente interessano poco le testimonianze di fede e le impressioni ricavabili dal vedere gente che vive con coerenza la fede fino a farsi ammazzare. Tutto questo è scioccante e deve far da stimolo a riflettere, ma ci garantisce solo che quella gente crede davvero a ciò che dice ma non che è vero ciò a cui crede. La Fides insomma richiede obbligatoriamente una Ratio se vuole garantire la verità di ciò che promette.
      Sandro

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