06/04/12

SETTIMANA SANTA: Venerdì: Donna, ecco tuo figlio!



Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 19, 25-42).

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.


Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

Sarajevo: vent'anni dopo un concerto davanti a 11.541 sedie vuote

A venti anni dalla guerra in Bosnia, Sarajevo ricorda le vittime del sanguinoso assedio alla città. Per commemorare i morti, le autorità cittadine hanno organizzato un concerto davanti a 11.541 sedie rosse vuote, l'esatto numero delle vittime dell'attacco alla capitale bosniaca da parte delle forze serbobosniache e dell'esercito jugoslavo.
Le sedie rosse sono state raccolte in 825 file lungo la principale arteria della città il Viale Maresciallo Tito. Tra il 1992 e il 1995 la popolazione di Sarajevo visse costantemente esposta al fuoco dei cecchini, ai bombardamenti, agli attentati, tagliata fuori dai rifornimenti di generi alimentari, medicinali, acqua ed elettricità, completamente dipendente dagli aiuti umanitari internazionali. Oltre ai circa 11mila morti, l'assedio provocò decine di migliaia di feriti, e distruzioni.

La guerra civile a Sarajevo scoppiò dopo la proclamazione di indipendenza, il 3 marzo 1992. Il 5 aprile i cecchini aprirono il fuoco contro una folla di circa 50mila persone che si era riunita davanti al parlamento per manifestare a favore della pace. La città fu circondata dalle forze serbe che si posizionarono sulle colline circostanti. A partire dal mese di maggio di quell'anno iniziò il blocco di sarajevo che fu tagliata fuori dal mondo esterno.

Via Crucis scritta al ritorno da uno dei miei viaggi in Bosnia

1 Stazione: Gesù condannato a morte
Ti vedo, Signore, condannato sul volto triste di ogni fratello di Mostar, sugli occhi spenti di quei ragazzi che guardano senza speranza al futuro. Perché tutta questa gente è condannata a vivere in guerra, è condannata a stare sotto le bombe e nel mirino vigile ed attento del cecchino nemico? Perché tutta questa gente è condannata a vedere la propria casa in fiamme, gli amici morire per la strada, il vicino di casa rinnegare i passati legami? Signore ti prego per questi fratelli innocenti che anche oggi dovranno imparare a vivere con una ingiusta condanna.
2 Stazione: Gesù è caricato della Croce
Ti vedo, Signore, nel passo pesante di ogni fratello di Mostar. Ti vedo nella stanchezza di una madre che carica sulle sue spalle i sacchetti della spesa; ti vedo nel soldato che controvoglia prende il fucile e si dirige al fronte. Perché questo enorme peso da portarsi dietro tutto il giorno? Perché questi ragazzi devono vivere e vedere la terribile guerra che grava sulle loro spalle e su quello che sarà di questa terra benedetta in un domani di Pace?
3 Stazione: Gesù cade la prima volta
Quando iniziò questa guerra Mostar cadde la prima volta ma pian piano, piano piano, come ci insegnasti Tu, o Signore, seppe rialzarsi e la gente continuò a vivere, continuò ad andare avanti, animata dalla speranza per domani. Ma quanti bambini oggi cadono inciampando nelle buche tracciate dalle bombe? Quante mamme rallentano il passo davanti a case distrutte che ostacolano il passaggio?
4 Stazione: Gesù incontra sua Madre
Ecco perché terra Benedetta! Ecco l’Ancella che ha stabilito la sua sede nella vicina Medugorje. Maria, Madre di tutti gli uomini, è venuta incontro a questa gente prima dello scoppio della guerra. Maria è scesa tra questa gente e continua a scendere incontro ai suoi figli, lungo la via che li porta al fronte, al mercato, all’ospedale, al giardino diventato cimitero. Maria la Madre non si dimentica dei propri figli di Mostar. Maria come la nostra Mamma.
5 Stazione: Gesù aiutato dal Cireneo
Permettimi, o Signore, una piccola presunzione . Permettimi una lacrima per questi fratelli di Mostar. Permettimi un ringraziamento per tutti i volontari che tengono in vita questa città e tutta la ex Jugoslavia. Permettimi un richiamo a questa gente comune, atea e di tutte le religioni, studenti e lavoratori, pensionati e giovani, nonne e papà. Permettimi di ringraziare questi Cireneo che si staccando dalla folla indifferente e si buttano, di persona, sulla strada per Mostar, rischiando la vita, donando tempo ed amore. Grazie, o Signore, perché grazie alla tua Divina Provvidenza ed alle intercessioni della Vergine Maria, hai creato questo esercito di volontari, esercito della Pace che va oltre le Parole e che concretizza i pensieri di amore.
6 Stazione: la Veronica asciuga il volto di Gesù.
Quanti piccoli gesti lasciano un segno sotto il cielo di Mostar. La Veronica è una infermiera che adagia, con amore, una garza su una ferita di guerra. Gesti semplici che cambiano la vita sia per chi dona sia per chi riceve. La Veronica allunga un Uni-Posca a chi non l’ha mai visto. Gesti semplici, premiati da un sorriso che rompe il silenzio, un silenzio di guerra.
7 Stazione: Gesù cade per la seconda volta
Ma la guerra è continuata e man mano diventa più pesante e più dura da superare. Perché la guerra? E’ quello che si chiedono i ragazzi di Mostar che vanno a scuola assieme, qualunque sia la loro fede o la loro origine, mentre al fronte i loro papà si sparano contro. La guerra è continua e la speranza comincia a finire. Quando uno schieramento è in Pace non c’è tregua tra gli altri due e… il ciclo continua.
8 Stazione: Gesù incontra le Pie Donne
Ancora oggi ci ripeti: “Non piangete per me ma sui vostri figli!”. Pie donne di Bosnia, pie donne di Mostar. Piangete sui mali subiti, piangete per il marito ammazzato, per l’identità femminile violata, per il figlio al fronte, per la figlia rapita. Piangete perché contro di voi l’uomo si è mostrato terribile. Piangete per quelle donne che si sono fatte trascinare in questo labirinto di guerra e si sono trasformate in terribili macchine di tortura. Piangete, donne di Bosnia, sui vostri figli che crescono tra le bombe e domani dovranno imparare a perdonare.
9 Stazione: Gesù cade per la terza volta.
La strada per il Calvario è sempre più ripida e Tu, o Signore, cedi ancora alla stanchezza e ti adagi al suolo. Chissà se da lì in basso, alzando il capo, hai visto già la cima del monte e la Croce ad attenderti? Chissà quanti fratelli di Mostar non vivono più di speranza e nel futuro vedono solo la morte ad attenderli? La morte dietro l’angolo, in fondo alla via, tra le mura di casa. Niente protegge e non si può scappare.
10 Stazione: Gesù è spogliato delle sue vesti
Ti tolgono tutto, o Signore, come a tante famiglie innocenti è stata tolta la casa, come ai bambini è stata tolta la speranza ed una penna per scrivere le proprie impressioni, come ai giovani sono stati tolti i sogni per il futuro ed è stato regalato un fucile, come a tante donne sono stati tolti i vestiti per una guerra peggiore. Maria Madre Nostra, proteggi questi tuoi figli nudi di fronte alla vita, nudi di fronte a questa triste realtà, nudi di fronte alla guerra, nudi di fronte al nemico.
11 Stazione: Gesù è inchiodato alla Croce
Tutta questa gente è inchiodata alla realtà, sono chiusi in ogni direzione e non possono fuggire. Gesù, sentono anche loro un senso di impotenza. Vorrei che capissimo che, anche grazie a questi innocenti, inchiodati alla guerra di Mostar, noi ci salveremo.
12 Stazione: Gesù Muore in Croce
Per i bambini nati e non ancora nati, per le donne, per gli uomini, per i nonni e le nonne, per i bellissimi ragazzi e le bellissime ragazze, giovani, per i serbi, i croati ed i bosniaci.
13 Stazione: Gesù è deposto dalla Croce
Come un uomo colpito da un cecchino e stramazzato in mezzo alla strada, c’è chi viene a raccogliere il tuo corpo, o Signore, per donarti giusto riposo. Prego per tutte le madri che si sono trovate tra le braccia il corpo esanime dei figli. Prego per chi ha visto morire i compagni di scuola, i compagni di lavoro, gli amici del mare. Prego per chi ha raccolto questi corpi in una degna casa, nel giardino della cittadino di Mostar.
14 Stazione: Gesù è deposto nel Sepolcro
Nella città di Mostar, nei giardini della città di Mostar, ora riposano in Pace tutti questi innocenti che hanno concluso la Via del Calvario. Riposano vicini, affiancati come una volta, passeggiando assieme nei ricordi della gente come quando c’era solo Jugoslavia. E chissà se sottoterra, veramente, non si prendono per mano.
Giorgio Gibertini Jolly

Aiutare le famiglie e le imprese per uscire dalla recessione


La recessione si fa sentire in tutto il Paese e in tutti i settori. Le famiglie sono costrette a risparmiare sempre meno e le imprese registrano ormai pochissimi profitti: in tutti e due i casi, gli indici sono tornati addirittura ai livelli più bassi di 17 anni addietro, ai livelli del 1995. Anche i dati di un osservatorio internazionale prestigioso come l'Ocse, l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, confermano che l'Italia è in recessione già dall'ultimo trimestre dello scorso anno. Anzi, quel dato relativo al Pil, il prodotto interno lordo che misura la ricchezza nazionale, è non solo negativo (meno 0,7 per cento) ma addirittura al di sotto della media dei Paesi più sviluppati.
Tutti si aspettano, da un lato, un piano dettagliato e organico per la ripresa dell'economia e, dall'altro, la apertura dei rubinetti del credito alle famiglie e alle imprese che stanno soffocando in modo tale da rimettere in moto produzione e investimenti. Una lunga serie di mozioni e di ordini del giorno al Senato e alla Camera presentata dai rappresentanti del Popolo della Libertà mette in luce l'alto livello di preoccupazione per la stretta del credito. I parlamentari del Pdl lanciano proposte operative. Per esempio, una iniziativa su scala europea perché siano riservate misure "di favore" alle piccole e medie imprese. Oppure, un'altra iniziativa, sempre in tutta Europa, per far sì che vengano liquidati in tempi accettabili alle aziende i crediti dovuti da parte della pubblica amministrazione. Siamo in sostanza di fronte al tentativo di passare questo problema rovente, e non ancora risolto in Italia, nelle mani dell'Unione Europea, in nome non solo ed esclusivamente del rigore ma anche della crescita e dello sviluppo.

All'Europa si fa ricorso anche per chiedere che le banche siano liberate dall'obbligo di calcolare i titoli di Stato in loro possesso al prezzo di mercato e non a quello di acquisto oppure al valore nominale. In questo modo si potrebbero avere più risorse a disposizione del credito alle imprese. E l'iniziativa è ancora più importante se si pensa che l'anno scorso, annata nera, i primi tredici gruppi bancari del nostro Paese hanno segnato perdite per 26 miliardi di euro.

Purtroppo abbiamo davanti agli occhi l'esempio della Spagna che è stata sospinta dalla recessione nella spirale di una crisi sempre peggiore. Tanto che la disoccupazione ha superato abbondantemente il venti per cento, mentre la produzione industriale langue e crolla la fiducia nel futuro. In Italia gli indici sono molto migliori e la nostra struttura è più solida ma resta il problema degli investimenti praticamente bloccati. E senza nuove iniezioni di liquidità non si creano nuove occasioni di lavoro.

Molti pensano che i tempi siano ormai ridotti: se non si interviene al più presto con un piano di grandi opere o di progetti pubblici locali su scala nazionale, se non si rimette in moto il circolo virtuoso dell'economia, avremo nuovi problemi sui mercati finanziari, nonostante la politica di rigore. Le avvisaglie vengono già dalla risalita costante dello "spread" dei titoli di Stato italiani verso quelli tedeschi.

Di Paolo

L'ultimo errore di Bossi: a pagare siamo noi, non tu

"Chi sbaglia paga qualunque sia il nome che porta", e Bossi, il duro, si dimette da Segretario e viene nominato Presidente. "Il mio errore? Aver fatto entrare i figli in Politica", dice Bossi, e cerca di commuoverci. Eh no caro Umberto non ci casco perchè qui a pagare non sei tu od i tuoi figli, voi siete quelli che incassano e che hanno incassato.

A pagare siamo noi cittadini, anzitutto, che con le nostre tasse manteniamo i partiti. A pagare sono soprattutto però tantissimi giovani, che conosco, che hanno creduto giorno dopo giorno nella Lega, nei tuoi proclami, e che tutti gli anni si sono trovati sul prato di Pontida a sentire prima i tuoi monologhi interminabili poi a compiacersi dei discorsi di tanti altri che vedevano crescere e fare strada in politica. A pagare sono i veri militanti della Lega, quelli che dal partito non hanno mai preso un soldo, anzi, ce ne hanno messi per pagarsi le trasferte. A pagare sono i coetanei di tuo figlio, laureati, che gestiscono piccole imprese e che l'unica scorciatoia che prendono è quella per tornare a casa dai figli e non quella per avere il papà che gli compra un diploma e lo fa diventare Consigliere regionale con ricco stipendio e poverissimo merito.  A pagare siamo tutti noi Umberto, non ci commuovi, anche se è Venerdì Santo, le sofferenze e la passione, in entrambi i sensi, sono solo le nostre

Giorgio Gibertini Jolly

La Via Crucis di Luca Martello contro Equitalia: croce di soldi

Ha un anno meno di Cristo l’artista toscano Luca Martello, partito due giorni fa da Viareggio (tunica bianca e occhi cerchiati di rosso) con l’intenzione di arrivare a Roma a piedi per manifestare contro Equitalia e le banche. Con lui porta solo un sacco a pelo e un’enorme croce rivestita di banconote. Una forma di protesta singolare, come raccontava ieri il quotidiano La Nazione, per testimoniare la situazione di oppressione fiscale che schiaccia gli italiani.

Di lui si sa solo questo, per ora: speriamo che qualcuno ci sia ad attenderlo per avere di lui più notizie e foto. Non voglio essere "blasfemo" oggi, giorno del Venerdì Santo, con questa "Via Crucis" particolare ma l'ho sentita molto mia, molto vicina a quella di tanti di noi ogni giorno.

Certo, nulla di paragonabile con quella di nostro Signore ma ad ognuno la sua Via Crucis. L'artista Martello, che non conoscevo fino a ieri, col suo gesto simbolico ci vuole salvare dall'ingiusta Equitalia. Nostro Signore, lo sappiamo e non c'è bisogno che ve lo ricordi io, col suo sacrificio ci salva dal peccato per una equa vita nell'aldilà. 

Buona Via Crucis a tutti e buongiorgio