09/12/11

Photo Of The Week N° 19 - Magic Drop


Carissimi lettori,
bentornati al consueto appuntamento con la foto della settimana.
La fotografia è una questione decisamente soggettiva. Più in particolare, a me piace parlare di affinità. Non so a voi, ma quando io guardo uno scatto realizzato da qualcun altro, inevitabilmente provo qualcosa: ammirazione, indifferenza, stupore, gioia, dolore. E le mie emozioni posso essere diverse o uguali a quelle di chiunque guardi quella foto. In particolare a me capita a volte di sentire un particolare scatto. Non è facile da spiegare a parole. Si tratta di vedere un'immagine, e in qualche modo riconoscere una parte di voi stessi in quella foto. Affinità...
Questo è ciò che mi accade quando guardo gli scatti di Valentina, la nostra ospite di oggi. Mi piace così tanto il suo modo di fotografare e, quindi, di vedere il mondo proprio per il motivo che vi dicevo prima: perché è molto, molto simile al mio.
Vi lascio ora a questo capolavoro, sperando che anche voi possiate sentirvi in qualche modo legati alla fotografia di Valentina. Buona Visione!




Autore: Valentina Melrose
Mi chiamo Valentina e ho ventisei anni. Mi piace osservare il mondo atraverso la mia macchina fotografica e riempire di colore le cose attorno a me. Amo viaggiare per il mondo. Sono stata in India, Africa, Spagna, Estonia e desidero continuamente visitare nuovi posti. Adoro scoprire culture e tradizioni diverse e incontrare persone straniere. Ogni volta che arrivo in un nuovo posto mi sento felice perchè ho attorno un nuovo mondo da conoscere e vorrei sapere tutto. Inoltre, adoro la natura e i suoi splendidi particolari. Mi piace cogliere quei dettagli magici che ci scorrono affianco quotidianamente. Se volete saper qualcosa in più su di me visitate il mio blog "Dreamy Melrose".


Foto: Magic Drop
Questa foto rappresenta una goccia d'acqua imprigionata dai ramoscelli di una pianta. Ciò che adoro di questo scatto è il fatto che ho avuto la fortuna di cogliere il fragile equilibrio di questa composizione, durata solo pochissimi secondi. Non vi sembra anche a voi una lampadina? Per realizzare questa foto ho utilizzato una CANON 350D e il luogo dello scatto è la Liguria.


Blog: Dreamy Melrose
http://strawberrymelrose.blogspot.com/




Come partecipare
Volete che un vostro scatto sia la prossima "Photo of The Week"?
Non dovete far altro che mandare una mail a servlad90@yahoo.it con il vostro scatto, preferibilmente in alta qualità. La foto dovrà essere accompagnata da un titolo, da una breve descrizione dello scatto, del supporto che avete utilizzato e di eventuali effetti impiegati. Inoltre è gradita una vostra breve biografia, in modo che il nostro pubblico    possa conoscervi. Nel caso in cui abbiate un blog dove pubblicate le vostre foto, vi invitiamo a segnalarcelo. Buona Fotografia a tutti!

IL GIORNO PRIMO E L’OTTAVO/4. Buona Domenica, sempre!


Mi son reso conto da qualche tempo di un particolare assolutamente semplice, ma comunque curioso. Mi piaceva l’idea di postare in domenica: ma, guarda caso, ho scoperto che è il giorno in cui in un blog c’è meno movimento. Già, perché navigare, e quindi ritrovarsi nello spazi del blog, è una attività legata prevalentemente ai giorni lavorativi infrasettimanali, all’ufficio, ai giorni in cui c’è lezione a scuola e soprattutto i compiti a casa. E di questa scoperta io mi sono anzitutto rallegrato!
L’amico Giorgio mi direbbe: ...

Perchè fare il Presepe a scuola fa bene a tutti gli studenti

Perchè fare il presepio a scuola fa bene a tutti gli studenti
1. La conoscenza reciproca alimenta il dialogo e il rispetto. Gli studenti immigrati di religione non cristiana vengono rispettati di più se noi non cancelliamo i simboli della nostra tradizione e della religione storicamente
maggioritaria nel nostro Paese e non li priviamo della possibilità di conoscere un pezzo della storia e della cultura del Paese nel quale vivono e del quale un domani potrebbero diventare cittadini.
2. I musulmani non sono offesi dalla celebrazione del Natale. Al contrario, il Natale ha le caratteristiche per essere una festa condivisa, in quanto l’Islam venera Maria e considera Gesù l’ultimo profeta prima di Maometto. In numerosi Paesi a maggioranza islamica, il Natale (cattolico o ortodosso) è considerato festa nazionale.
3. “Rispettare” gli studenti immigrati non cristiani non può significare discriminare quelli cristiani. Non è corretto discriminare i molti studenti immigrati di religione cattolica o più in generale cristiana, impedendo loro di festeggiare a scuola il Natale. D’altronde essi potrebbero arricchire la nostra cultura, “insegnandoci” il modo in cui il Natale viene festeggiato nei loro Paesi d’origine.
4. Non si può “tutelare” la minoranza limitando i diritti della maggioranza. Vivere in una società multiculturale non comporta le necessità di rendere i bambini italiani “orfani” della loro origine, privandoli della possibilità di
conoscere un simbolo della storia religiosa, culturale, artistica, popolare italiana. Rispettare le diversità non significa negare le differenze ma imparare a farle convivere in armonia e rispetto.
5. Natale è la festa che ricorda l’evento storico della nascita di Gesù Cristo. Questo evento sta alla radice della nostra civiltà al punto tale che noi contiamo gli anni a partire da esso. A prescindere dall’adesione alla religione cattolica, negare il Natale di Gesù significa negare l’origine della nostra civiltà. E’ un atto violento: non a caso furono i nazisti i primi a sostituire il Natale con la Festa della Luce.
6. Fare il presepe in classe non impone a nessun bambino di diventare cristiano. Il presepe è simbolo di amore e di accoglienza, segno di pace e di fratellanza universale. memoria del sorgere del cristianesimo, religione del nostro paese e fondamento dei valori universali propri di ogni essere umano: libertà, uguaglianza, pari dignità tra uomo e donna. Sono le basi su cui costruire una integrazione autentica, basata sul rispetto reciproco.
7. La laicità è un metodo, non è un contenuto. Essere laici non significa essere anticristiani ma approcciare in modo ragionevole la realtà e impedire che una posizione prevalga in modo violento sulle altre. La vera laicità include, non esclude, apre al confronto, non chiude fuori dalla porta culture, religioni, tradizioni ma ne valorizza il meglio.
8. La “neutralità religiosa” offende tutti. Se si toglie dalla scuola il presepe e il riferimento alla nascita di Gesù, per logica conseguenza va tolto ogni riferimento a ricorrenze come il Ramadan o Halloween (è la contrazione di All Hallows Eve che significa “vigilia di Tutti i Santi”, la Festa di tutti i Santi); senza dimenticare che lo stesso “laico” Babbo Natale, che in molte scuole porta i doni “al posto” di Gesù Bambino, in realtà è Santa Klaus, cioè San Nicola.
9. Tolto il presepe, Natale rimane esclusivamente una festa del consumismo, fatta di regali e di abbuffate, priva di valori e di insegnamenti. E’ a questo che vogliamo educare gli studenti delle nostre scuole?
Antonio Palmieri

Ici: la semplice verità e che cosa realmente dice la legge

Le questioni a volte sono complesse, ma la verità è sempre semplice. Qui sotto ricapitoliamo alcune leggende metropoli­tane spacciate per verità su Chiesa e Ici. È anche bene che si sappia, però, che l’ulti­ma iniziativa legislativa in materia, un e­mendamento radicale presentato invano la scorsa estate alla cosiddetta manovra-bis, puntava a colpire esclusivamente «gli enti religiosi cattolici» negando, appunto, sol­tanto a essi i benefici stabiliti dalla legge a motivo della rilevanza sociale della loro o­pera senza fini di lucro. Neanche citati tut­ti gli altri soggetti (altre religioni, associa­zioni laiche, patronati, realtà politiche e sin­dacali). Insomma, lorsignori fanno una guerra discriminatoria (e incostituzionale) contro i cattolici e la chiamano battaglia contro il privilegio.
Che cosa dice la legge?
Chiesa cattolica privilegiata nel pagamento dell’Ici? Niente affatto.
Ecco la norma di legge che regola la materia. La disposizione, contenuta nel decreto legislativo 504 del 1992 e successive modifiche, stabilisce che sono esenti dall’imposta gli immobili degli enti non commerciali 'destinati esclusivamente ad attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive', nonché alle attività di religione o di culto.
Con il decreto legislativo 203 del 2005 il legislatore ha specificato che tale esenzione si applica solo se quelle attività vengono svolte in maniera «non esclusivamente commerciale»: nell’ipotesi delle attività ricettive, come spiega la circolare 2 del 2009, non si deve configurare un’attività alberghiera e ci si deve rivolgere a soggetti predefiniti (ad esempio i parenti dei malati distanti dalle proprie residenze ospitati in una casa di accoglienza). Dunque:
1 Gli immobili non pagano l’Ici solo se utilizzati da enti non commerciali e solo se destinati totalmente all’esercizio esclusivo di una o più tra le attività sopra elencate. Se manca una di queste due condizioni, l’esenzione decade.
2 La Chiesa Cattolica beneficia dell’esenzione esattamente come tutte le altre confessioni religiose che hanno un’intesa con lo Stato e con gli enti non commerciali, categoria che include molti soggetti del 'non profit'.
3 L’esenzione non si applica ai locali adibiti ad attività commerciali. Librerie, ristoranti, hotel, negozi e abitazioni concesse in locazione (anche della Chiesa) pagano l’Ici.
4 Tutto l’immobile deve essere utilizzato per lo svolgimento dell’attività esente. È falso, ad esempio, che se in un albergo c’è una cappellina, tutto l’immobile diventa esente. È vero anzi il contrario. Tutto l’albergo (compresa la cappellina che di per sé sarebbe esente) deve pagare l’Ici.

Posso parlare bene dei nostri sacerdoti, anzi del Vescovo di Roma?

Posso parlare bene dei nostri sacerdoti, anzi, del nostro Vescovo anzi del Vicario della Diocesi di Roma Cardinale Agostino Vallini? Sabato scorso ho avuto il piacere di conoscerlo di persona per la prima volta all’incontro per i trenta anni della Parrocchia Spirito Santo alla Ferratella. Il Cardinale, prima di celebrare la santa messa, ha voluto incontrare tutti noi responsabili delle associazioni presenti in quella parrocchia, i catechisti, il consiglio pastorale e tutte le altre realtà vive ed operanti allo Spirito Santo.
Dopo la breve introduzione di saluto e di presentazione, il parroco don Tarcisio ha passato il microfono al Cardinale che, con fare semplice e concreto ha detto: lo passi pure a loro, sono venuto per ascoltare: “Il vostro vescovo vi chiede consigli concreti per migliorare la nostra opera di missione nella Diocesi di Roma”:
Ad uno ad uno abbiamo parlato e lui ci ha ascoltati ed ha avuto una parola di incoraggiamento e di consiglio per tutti.
Ci ha chiamato parroci: “Siamo tutti parroci!”. Ci ha esortato a riaprire i gruppi di “Ascolto del vangelo” nelle proprie case. Ci ha invitato a non scoraggiarci: “Basta dare la colpa alla società: chi ha creato questa crisi di valori ed economica ne risponderà davanti a Dio ma noi dobbiamo guardare avanti, questo è un tempo meraviglioso, non come quando ero giovane io che c’era la guerra”. Ci ha invitati ad essere parrocchiani digitali perché: “I nati dopo il 1995 si chiamano nativi digitali lo sapevate?”.
Ho incontrato un Cardinale non distante ma missionario come noi, parroco di un insieme di parrocchie!
Direttore, sono rimasto felice di questo incontro e sono tornato a casa pieno di speranza e di voglia di fare consapevole che se tanta gente che critica ingiustamente i nostri Vescovi potesse avvicinarsi per ascoltarli davvero, cambierebbe sicuramente idea.
Giorgio Gibertini Jolly

Lettera al Presidente Napolitano dal Consorzio Connecting People

Egregio Presidente,
la nostra organizzazione è impegnata da anni nell’accoglienza dei migranti. Grazie a questa attività, siamo testimoni quotidiani delle storie, delle aspettative e delle speranze di chi arriva nel nostro Paese. Siamo convinti che questa esperienza così ricca non debba restare solo nostra.Ci rivolgiamo a lei in questo editoriale, anche a nome di tutti gli operatori coinvolti, perché, se possibile, si faccia portavoce di quanto abbiamo visto in questi mesi nell’accoglienza dei migranti dal Nordafrica. Desideriamo infatti affidare il nostro racconto a una persona che abbia la statura morale e il prestigio istituzionale per raccontare a sua volta agli italiani.
Come potrà immaginare, il nostro essere testimoni è fondato su fatti vissuti in prima persona, su scelte sofferte della nostra organizzazione, sull’assunzione individuale e collettiva di responsabilità: elemento che caratterizza tutti coloro che decidono che ciò che sta succedendo li riguarda.
Ebbene, la prima cosa che vogliamo dirle è che, a dispetto delle rappresentazioni giornalistiche, l’Italia è un Paese capace di solidarietà, che affronta volentieri i vincoli di convivenza e i principi di giustizia distributiva.
Gestendo alcune tendopoli nel Sud e centri di prima accoglienza nel Nord, abbiamo visto la gente comune arrivare con piccoli doni, con offerte di aiuto, con disponibilità di tempo per le migliaia di migranti che abbiamo incontrato. Abbiamo visto giornalisti decidere di abbandonare la ricerca dello scandalo per approfondire il significato di un intervento e di una vicinanza con le persone, a prescindere dal fatto che queste siano profughi o vite spinte a migrare da ragioni di tipo economico.
Abbiamo offerto aiuto, ma abbiamo anche raccolto grande disponibilità da parte di istituzioni locali, piccoli comuni, parrocchie, imprese: dal reticolo di relazioni che sostiene ancora l’Italia.
Le chiediamo per questo di raccontare ai nostri concittadini che il nostro Paese è anche bello e che gli striscioni ostili sono minoranza chiassosa e volgare sopraffatta nei numeri e nelle intenzioni di chi ha accolto e incoraggiato.
La seconda riflessione che intendiamo affidarle è che l’emergenza, nella sua capacità di mettere in crisi il sistema, contiene in sé anche l’occasione per superare alcuni paradigmi consolidati sulla pratica dell’assistenza ai migranti che sembravano indiscutibili. È forse maturo il tempo per riaprire la discussione sulle politiche migratorie, sull’efficacia di alcuni strumenti, sull’opportunità di introdurre nuove forme d’ingresso regolare che integrino la politica dei flussi. È forse maturo il tempo per rivedere il complesso di prestazioni assistenziali offerte ai migranti, ai quali vengono destinate rilevanti risorse soltanto sino al giorno in cui ottengono eventualmente lo status di rifugiato, e poi nulla più.
L’emergenza obbliga ad alzare lo sguardo al dopo e, mentre a testa bassa ci impegniamo a cercare posti e disponibilità, non rinunciamo a progettare il domani. Guardiamo al domani affinché non diventi una trappola in cui migranti e italiani perdano l’occasione storica di costruire un senso condiviso nella convivenza e nell’integrazione.
Le chiediamo per questo di promuovere una discussione che porti il dibattito pubblico lontano dalle secche della polemica per fecondare nuove politiche italiane ed europee.
Desideriamo infine darle la nostra piena disponibilità a collaborare con le Istituzioni – attraverso i gesti quotidiani e ciò che ne deriva in termini di pensiero – per costruire un’Italia nuova. Confidiamo che lei sappia scorgere in queste ultime righe il volto dei bimbi che ci sono stati affidati, le rughe preoccupate dei loro genitori mentre scrutano incerti l’orizzonte e i volti – a tratti – chiusi degli italiani che, nonostante la percezione di essere invasi, arrivano con le braccia piene di indumenti, biscotti e parole d’accoglienza.
Il Cda di Connecting People