12/04/12

Storia della Festa della Divina Misericordia voluta da Giovanni Paolo II

[Prima Parte] La prossima domenica, prima Domenica dopo Pasqua, nella Chiesa cattolica, è tradizionalmente denominata Domenica “in albis” o, più precisamente “in albis deponendis”, in quanto si trattava della domenica in cui coloro che avevano ricevuto il battesimo nel corso della solenne Veglia Pasquale e che si impegnavano a portare per tutta l’Ottava di Pasqua la bianca veste del Battesimo, la deponevano ufficialmente. Nel 2000, Papa Giovanni Paolo II ha proclamato questa domenica Festa della Divina Misericordia.

In arrivo la tassa sugli sms. Monti sembra uscito da un racconto di Puskin


Prima fu l’Imu, poi l’Irpef, e ancora le accise sui carburanti (compresa quella sulle disgrazie, come se già non bastassero quelle delle famiglie italiane in questo periodo di crisi). Le tasse introdotte da Mario Monti nei suoi cinque mesi di Governo sono molteplici. Ultima – ma non ultima, purtroppo, e lo sappiamo benissimo, potrebbe essere la tassa sugli sms (fino a due centesimi su ogni messaggino inviato), che consentirebbe la riforma della Protezione Civile e che potrebbe già essere introdotta da Venerdì prossimo, quando il Governo Monti dovrebbe approvare il decreto legge. Insomma, per farla breve un’altra stangata che si abbatterà sui cittadini italiani. Ecco perché questa notizia non poteva che, in maniera del tutto naturale, riportare alla mente a un racconto scritto di Aleksandr Puskin, famoso scrittore russo, intitolato “Storia del villaggio di Gorjuchino”. Di seguito un passo molto significativo.
Prese le redini del Governo, *** (l’autore non menziona il nome dell’amministratore, ndr) si dedicò alla pratica attuazione del suo sistema politico, che merita un’analisi particolareggiata. Si fondava principalmente sul seguente assioma:quanto più un contadino è ricco, tanto più è viziato; quanto più è povero, tanto più è obbediente. Di conseguenza *** incentivava nei suoi sottoposti l’obbedienza come la più alta virtù contadina. Pretese dai contadini un inventario dei loro bene, e li divise tra ricchi e poveri. 1) I canoni inevasi erano ripartiti tra i contadini benestanti e riscossi con la massima severità. 2) Gli insolventi e i perdigiorno venivano immediatamente spediti ad arare i campi, e se a suo giudizio il loro lavoro risultava insufficiente, li dava come braccianti ad altri contadini, che per questo gli pagavano un tributo volontario, mentre quanti erano fini a fare i servi avevano il pieno diritti di riscattarsi, pagando oltre agli arretrati un doppio dazio padronale annuo. Ogni pubblica incombenza ricadeva sui contadini benestanti. Con il reclutamento il venale amministratore raggiungeva il vertice delle sue arti: uno per uno tutti i contadini benestanti dovevano pagare per esentarsene, finché la scelta cadeva su qualche farabutto o spiantato. Le riunioni dell’assemblea contadina furono sospese. Il dazio padronale lo riscuoteva un po’ alla volta e ininterrottamente per tutto l’anno. Oltre a ciò, introdusse delle riscossioni straordinarie. Sembra che i contadini non pagassero più di prima, ma non riuscivano più in nessun modo a guadagnare a sufficienza, né a mettere da parte abbastanza soldi. In tre anni Gorjuchino fu ridotta completamente sul lastrico. Gorjuchino intristì, il mercato andò deserto, le canzoni di Archip il Calvo smisero di riecheggiare. Metà dei contadini era fuori sui campi, e l’altra metà ridotta a braccianti; e il giorno della festa del patrono divenne, per usare le parole dell’annalista, non un giorno di gioia e giubilo, ma l’anniversario del lutto e una sempre rinnovata amarezza.
Ora, al di là di ciò che ognuno di noi possa pensare di Mario Monti e del suo Esecutivo, vien quasi naturale pensare a lui. Si provi, dunque, a giocare per un attimo con la mente, a sostituire qua e là i nomi di città e dei personaggi. Ne verrà fuori un racconto molto simile alla realtà che stiamo vivendo. Monti starà facendo anche il bene dell’Italia, come qualcuno afferma in maniera convinta da mesi, ma ormai con tutte queste tasse sembra uscito da un racconto di Puskin.

Pakistan: riapre una scuola di suore distrutta dai talebani

E' un evento speciale per le Suore della Presentazione, congregazione di origine irlandese con tre comunità in Pakistan: le religiose hanno festeggiato nei giorni scorsi la riapertura di una scuola femminile situata nella valle di Swat, nella provincia di Khyber (ex Provincia della Frontiera di Nordovest), al confine con l'Afghanistan. L'evento "è motivo di grande gioia e speranza per tutta la Chiesa in Pakistan", rimarca in un colloquio con l'Agenzia Fides suor Riffat Sadiq, preside di una scuola superiore gestita dalle religiose in Punjab, "ed è un segno di risurrezione".

La scuola di Swat era stata distrutta da un attentato dei talebani nel 2008. I talebani, che allora controllavano militarmente parte della provincia, imponendo una rigida osservanza della sharia, presero di mira soprattutto le scuole femminili, distruggendone numerose e costringendo molti istituti pubblici e privati alla chiusura. La scuola delle Suore della Presentazione era stata vittima di tale strategia e di un'ideologia radicale che non ammette l'istruzione e l'emancipazione femminile. Dopo alcuni anni, e dopo una imponente operazione dell'esercito regolare pakistano per restaurare lo stato di diritto nella valle di Swat, l'area è stata liberata dalle milizie talebane e le popolazioni locali hanno gradualmente ripreso la loro vita normale. Di pari passo anche le attività educative pubbliche e private hanno iniziato a rifiorire.

Suor Riffat Sadiq riferisce a Fides: "Come congregazione ci siamo consultate e abbiamo deciso di tornare ad essere presenti, con il nostro impegno nel campo dell'istruzione, in un'area popolata da musulmani e tribali. Abbiamo dunque restaurato il collegio e provveduto alla riapertura, per continuare la nostra missione. Nella scuola vi sono già tre suore e oltre 80 bambine iscritte, che saranno seguite dalla scuola elementare fino alla scuola superiore. Siamo molto felici di aver potuto riportare una testimonianza cristiana di sviluppo ed istruzione in un contesto così difficile". Le 80 bambine vengono tutte da famiglie povere, musulmane tribali, e l'istruzione garantita dalle religiose cattoliche, coadiuvate da insegnanti locali, viene molto apprezzata.

Le Suore della Presentazione sono presenti nel subcontinente indiano da oltre 100 anni e, all'inizio, furono chiamate dall'impero britannico per provvedere all'istruzione dei figli dei militari inglesi. Dopo la partition fra India e Pakistan (1947) sono rimaste in entrambi i paesi. In Pakistan sono presenti in tre province, (Sindh, Punjab, Khyber), dove circa 35 religiose, oggi quasi tutte pakistane, portano avanti scuole e collegi. (PA) (Agenzia Fides 11/4/2012)

Oggi Maroni proverà ad espellere Rosi Mauro e Chiellini


L'arbitro con la scopa in mano, Roberto Maroni, ha un gran lavoro da fare soprattutto perchè tantissima gente non ne vuol sentire di farsi pulire (o punire) a colpi di ramazza. Due persone sembra difficile da espellere in questo momento in Italia. Una è Rosi Mauro, vicepresidente del Senato, la cosiddetta Dama Nera o, forse, più gentilmente, la badante (in senso dispregiativo) di Umberto Bossi, quella che si è comportata come una truffaldina e circuendo l'incapace ha spillato al partito una enormità di soldi che oggi èanche difficile credere che ne esistessero così tanti.
L'altro da espellere è Chiellini, sì, proprio lui, il giocatore della Juve, quello che andò a piangere in Tv per un buffettino di Ibra ad un suo compagno di squadra e che anche ieri sera ha preso a calci e pugni tutti i giocatori della Lazio per affondare, in piena area Diakite e passare oltre senza nemmeno un rimbrotto, mai un giallo, figurarsi un rosso e ...tornare primi in classifica.
Davvero. Ieri sera ho visto la Juve. Stadio bellissimo, rimpianti grandissimi per Pirlo (ahimè!), Alex Del Piero superlativo, e poi situazioni particolari che sono in casa della Juve possono accadere. Maroni, pensaci tu!
Diavoletto Buono

Anche i Nichi piangono. E' la fine della seconda repubblica?

Anche i grandi, si fa per dire, cadono. Anche i ricchi, si fa per dire nuovamente, piangono. Anche i più insospettabili, i più giustizialisti, i più incoerenti e pseudo-moralisti, possono finire nel mirino della magistratura e cadere vittime del patibolo mediatico. Non è una considerazione politica, ma un’assioma inconfutabile, una di quelle amare verità che questo paese si porterà appresso per sempre. A riprova di questo, come se non bastasse la vicenda che sta distruggendo la Lega Nord, c’è una notizia bomba, una di quelle che allontana una volta per tutte il sospetto che Berlusconi, quando lamentava la politicizzazione della giustizia, mentisse spudoratamente per difendere i propri interessi: Nichi Vendola è indagato.

Il paladino del proletariato che non c’è più è caduto nella rete, infangato - secondo la sua versione - da una ex dirigente che mal aveva digerito il licenziamento. Una vicenda che, seguendo la sinistra logica dello sputtanamento mediatico, dovrebbe farci gioire, esaltarci per mettere alle corde il nemico, sfruttare il momento favorevole per dimissionarlo con un po’ di pressione mediatica, svelare i particolari della sua vita privata e così via. Ma non è così, perché il garantismo - non ci stancheremo mai di ripeterlo - ci obbliga a essere attendisti fino all’ultimo, fino a quando non sarà accertata la verità. Anche con Vendola bisogna essere garantisti? Anche con colui che ogniqualvolta si apriva un’inchiesta contro Berlusconi gridava allo scandalo, invitando alle dimissioni? La risposta è si. Garantisti lo si è sempre, con Berlusconi o con Vendola, con Alfano o con Di Pietro. Non c’è nulla da gongolare, infondo, in tutta questa storia. Anche se c’è chi lo ha fatto, sbagliando.

Indagare Vendola, infatti, è un campanello d’allarme che la politica tutta non dovrebbe sottovalutare, inducendola a non cadere nel tranello del gioco delle parti teso dalla magistratura. Proprio da quest’ultima sta arrivando un attacco imponente, a colpi d'inchieste, nei confronti della politica. Ecco perché il sospetto che la seconda repubblica stia volgendo al termine diventa sempre più grande ogni giorno che passa. E non sarà certo per merito di Monti, come direbbe un Bocchino qualsiasi, ma per quella condotta irresponsabile di certa magistratura (una minima parte), avallata in questi anni dalla sinistra e dell’anti politica.

Perchè da Ikea anche noi come famiglia ci sentiamo a casa nostra

Quando gironzolo con mia moglie per i corridoi di Ikea e leggo: "qui vivi in 28 metri quadri", ed alzando la testa scopro che tutto è in ordine e tutto è possibile, ci rassereniamo di vivere in 5 a Roma in 48 metri quadri. Ikea è questa, ti fa sentire a casa. Da Ikea puoi andare coi bambini: c'è un baby garden gratuito per i tuoi figli. Puoi andare in bagno ed hai un seggiolino per far sedere i figli mentre tu fai quello che devi fare. Puoi sederti a mangiare ed è tutto pulito ed in ordine ed ognuno è invitato a sparecchiare e ci sono tanti consigli utili sull'alimentazione e la gestione dei rifiuti urbani. 
Il nostro primo seggiolino (quello in foto color bianco) è di Ikea, ha sette anni, è indistruttibile come il nome impronunciabile che ha, perché da Ikea tutti i nomi degli oggetti e dei mobili sono svedesi ed hanno due puntini sulle o. 

Ikea è più di un negozio, è un centro commerciale, trovi di tutto, anche per fare piccoli regalini.

Ora la notizia di questi giorni è un regalino per l'Italia: Ikea ha stretto l'accordo con 24 fornitori italiani del nord per rubinetti e maniglie and co. togliendo la commessa ai paesi asiatici per un totale di un miliardi di euro, è previsto un indotto di 11 mila nuove assunzioni.

Gran buongiorno per l'Italia no?

Ed allora buongiorgio a tutti quelli come noi che vanno da Ikea magari non per comprare ma per sentirsi a casa, ed a quelli che cominceranno a farlo come dipendenti o nei nuovi negozi che apriranno e...se volete fare una riflessione ulteriore, ecco il buongiorno, sul tema, di Massimo Gramellini.

Buongiorgio