27/03/12

Allarmi. E' tornata la macchina del fango mediatico

Allarmi. E’ tornata la macchina del fango mediatico. Non si sa per quanto. Non si sa se è solo un rigurgito degli antichi fasti berlusconiani o un ritorno perenne. Si sa solo che è tornato, causando quegli stessi danni ad personam che affossarono la figura di Silvio Berlusconi. La storia è questa: è lo scorso dicembre. Emilio Fede passa la frontiera svizzera con una valigetta piena di contanti (come? La Svizzera non aderisce totalmente agli accordi sulla libera circolazione, né di persone né di denaro). Accompagnato da un’altra persona, che non sarebbe nota alla GdF, la quale sta svolgendo verifiche assieme all’Agenzia delle Entrate, entra in una banca di Lugano, cercando di versare circa 2,5 mln di euro in contanti (il contenuto della valigetta). Ma qualcosa va storto. La banca, riferiscono i maggiori quotidiani che hanno pubblicato la notizia, non accetta il denaro. Motivo? La provenienza è sospetta. Ragion per cui non solo la banca si rifiuta di accettare il versamento (in Svizzera la politica delle banche e il massimo anonimato nonché la minore pubblicità di episodi come questi) ma fa partire tramite il dipendente che si è occupato della questione una segnalazione alle autorità italiane competenti in materia.

C’è chi dice fosse i famosi soldi che Fede sottrasse dall’ingente prestito fatto da Silvio Berlusconi a Lele Mora. A pensarci bene, mediaticamente parlando, è una storia boom, uno scoop di altri, una mano santa per vendere qualche copia in più in tempi di magra. Talmente fantasmagorica, come storia, che merita il primo piano nell’edizione online del Corriere della Sera e un lungo articolo su ‘La Stampa’ di Torino.

"E' totalmente falsa, inventata di sana pianta. Qualcuno ha inventato tutto questo, mi fa orrore e anche paura che si possa arrivare a inventare una cosa del genere. Sono di fronte a qualcuno che ha inventato la notizia con uno scopo, a me molto evidente. Non è possibile che io, avendo già i problemi che avevo, mi sarei presentato in giro per la Svizzera con una valigetta piena di contanti. E' un falso organizzato”, ha detto il diretto interessato. Ora, lungi dal fare la strenua difesa di Emilio Fede, anche perché è improbabile che abbia bisogno di più di un difensore, la storia puzza. E’ difficile dire se coloro i quali hanno avuto l’occasione di leggere la storia e notare l’eco mediatico con cui è stata rilanciata hanno avuto la stessa impressione.

E’ stato quasi come rivivere qualcosa di già detto, di già scritto, di già visto. Un dejà vu, una cassetta riavvolta e proiettata nuovamente. L’unica cosa certa è che la macchina del fango è tornata a colpire. E ha scelto, non a caso, uno dei fedelissimi di Berlusconi. Sarà una coincidenza, viste le voci che vedono il Cav. molto attivo nelle cabine di regia della politica? Sarà un avviso? O sarà il preludio di qualche nuova eccezionale ondata di fango nei confronti dell’ex presidente del Consiglio? Chissà. Teniamoci pronti, ma soprattutto teniamoci forte.

Prefazione di Silvio Berlusconi al suo nuovo libro sulle campagne elettorali

Scorrendo le pagine di questo libro, ho pensato a quanto lavoro, quanto impegno, quante iniziative abbiamo realizzato in tutti questi anni, allo scopo di portare alla conoscenza di tutti i cittadini i nostri progetti di cambiamento per l’Italia.

Dopo la lettera del Signor Nonno, mi discolpo e rispondo a Sara


Ieri ho letto e commentato con assenso la lettera del Signor Nonno Gibertini, rivolta al Nipote e, per quello che ci ho letto io,a i giovani in generale. Ho concordato con Lui che chi consegue lauree in discipline tecniche,matematiche,scientifiche,molto raramente resta disoccupato e che spesso,dietro a ragazzi laureati in facoltà umanistiche,ci sono genitori boriosi che vogliono a tutti i costi il titolo per i figli non troppo predisposti allo studio.

Poco fa, sono venuta qui sul Nostro Frews e ho trovato il commento di Sara, laureata in Beni culturali, risentita per le mie parole.Vorrei chiarirmi e spiegare la mia posizione.Come già dichiarato su questo blog, io ho(quasi)30 anni, sono laureata in Scienze politiche, avevo a 24 anni un contratto a tempo indeterminato in una multinazionale,quando a 26 ho scelto di diventare mamma, ho deciso di occuparmi solo della famiglia. Era un buon posto quello, ma c'erano tante pressioni,giustamente,ed io non so se sarei riuscita,dopo il parto,a fare al meglio la mamma e l'impiegata.Sono convinta che non ottenni quel contratto per la mia laurea,quella forse,ha fatto scena sul C.V.,ma per altre qualità. Prima tra tutte,la voglia di apprendere! Ancora consulto il dizionario quasi tutti i giorni per imparare nuovi vocaboli,per conoscere la corretta dizione di un termine,liberandolo dalla cadenza dialettale.Ancora,come sento nominare il nome di una località geografica,voglio sapere dove si trovi,che forma di governo c'è nel suo Stato e ancora...tante altre cose.Il mio motto è sempre stato:"Sono in sfida con me stessa in un costante impulso al miglioramento".Una mia amica che crede che"d'accordo"si scriva"daccordo"si incavola sempre perché ha la stessa laurea di Sara e non ha un buon posto.E resto convinta di quello scritto ieri nel commento,resto della stessa idea del Nonno Gibertini. Quando ci iscriviamo a facoltà umanistiche,sappiamo che sarà molto più complicato trovare una collocazione professionale.Per la sproporzione tra gli iscritti a questi corsi di laurea e quelli iscritti agli altri.Mia madre,che ha fatto la 3a media, pure me lo disse di non fare una facoltà umanistica,perché non mi sarebbe servita a molto. Sara ribatte di essersi orientata su Beni culturali per passione. Ha fatto bene. Come ho fatto bene io.Però,se la richiesta c'è nei confronti di laureati in materie d'altro tipo, siamo appassionati kamikaze! E'come comprarci un abito che ci sta male solo perché ci piace tanto e poi prendersela con la commessa del negozio perché non possiamo indossarlo.Al classico avevo la media dell'81/2, in pagella 10 in italiano, 9 in filosofia e storia dell'arte,8 in latino e storia....A chi si complimentava,confidavo con sincerità:-Ho scelto il classico per esclusione,se avessi fatto l'istituto tecnico industriale o il commerciale o geometri,sarei stata bocciata un sacco di volte!

Perché,diciamo la verità,gli studi scientifici,tecnici,matematici,sono più tosti,fanno più paura,non sono per tutti.Il mio grande vanto è poter dire di aver fatto Scienze politiche,ok,ma ad indirizzo economico.Ho studiato anche economia aziendale,statistica,informatica,un sacco di diritto,4 lingue straniere.Ci iscrivemmo in 105 a novembre e a marzo,dopo la prima sessione d'esami,rimanemmo in 33.

Ho un cugino ingegnere a Teheran,un amico laureato in giurisprudenza a Pechino,un altro,sempre laureato in giurisprudenza a Tokyo,la sorella dell'ingegnere,laureata in Scienze dell'educazione,maestra di pianoforte,specializzata in musicoterapia,lavora a Parigi.Queste quattro persone hanno in comune una cosa:sono fuori dal comune,molto più dotate di me e di tanti altri! 

Il primo è ritenuto un genio,il secondo ha un'intraprendenza unica, il terzo è un astuto ammaliatore, la quarta è la grazia personificata.Per toglierci da questa crisi globale,è di gente così che c'è bisogno.Purtroppo per gli altri.Ma perché il genere umano sopravviva,è sempre stata necessaria una naturale selezione della specie che porti avanti i migliori.

Inter: basta strafalcioni, investi su Stramaccioni

Forse stavolta Moratti ha azzeccato la mossa. Non i tempi, perchè poteva aspettare la fine del campionato, ma la scelta mi pare quella giusta, e premetto subito, onde evitare equivoci, che non sono interista, anzi. Da ieri il nuovo allenatore dell'Inter è Andrea Stramaccioni, di anni 36, neo vincitore della Champions Leaugue per ragazzi, quella che si è giocata Domenica ed a cui era presente sugli spalti il Presidente Moratti, preferendo quel palcoscenico a Juventus - Inter.
Perchè dico che forse questa potrebbe essere la mossa giusta ma nei tempi sbagliati.
Investire su un giovane di 36 anni come allenatore è un gesto coraggioso: premio il coraggio! Il ragazzo sembra in gamba, tutti ne parlano bene, ha vinto ovunque è andato e dicono che riesca a trasformare in squadra preziosa pure una accozzaglia di ferri vecchi e stanchi. Speriamo. Lo spero per lui e per il calcio italiano. Tutti i tg ora stanno impazzendo per cercare delle clip con Stramaccioni ed anche le foto su google images sono poche ma, da quel che si vede, sembra il tuo fratello minore, nel caso ne avessi uno. Stramaccioni può sembrare un attore, il vicino di casa, il fruttivendolo, il manager rampante, un allenatore di periferia: uno di noi insomma e forse l'Inter per riprendere la sua dimensione italiana, milanese, merita proprio uno di noi, uno come Allegri: senza un passato altisonante (come lo stipendio, vedi Benitez), ma con la voglia di far bene e lavorare. Auguri Andrea.
Spero solo che i tempi non siano sbagliati, cioè che non venga bruciato dagli stanchi senatori della Beneamata in queste nove giornate che mancano alla fine del campionato in corso. Moratti deve investire su di lui con un progetto a lunga scadenza, senza strafalcioni,  (come stanno facendo a Roma) e vedrà che  sarà ripagato col tempo.
Complimenti sinceri per la scelta.
Diavoletto Buono

" Tutto era tranquillo, nella vecchia casa di ringhiera..." il nuovo Giallo di Crapanzano



Il commissario di Pubblica Sicurezza Mario Arrigoni, uomo di mezza età, milanese da generazioni, sposato con una donna più giovane di lui (e molto avvenente, di cui è un po' geloso), padre di una ragazzina scostante sui dodici anni, questa volta si trova alle prese con un delitto che viene bollato troppo frettolosamente come suicidio: in una casa di ringhiera di Via Tadino, nei dintorni di Porta Venezia, all'ora di cena il corpo di una signora quarantenne precipita dal quarto piano. Dopo gli interrogatori di rito e le confidenze indiscrete dell'immancabile portinaia ficcanaso, si scopre però che la vita della presunta suicida non è così lineare come si vorrebbe credere; dietro la facciata irreprensibile di moglie e madre di famiglia si nascondono segreti e scandali che coinvolgono anche altri abitanti della casa di righiera di via Tadino 17/a...

Più che la trama gialla in sè, dalla soluzione un po' affrettata, è interessante la capacità evocativa del libro, che riesce a ricreare con efficacia l'atmosfera della Milano anni '50, tra vecchie botteghe, bar, viaggi in tram dai numeri di linea ormai scomparsi ed abitudini e usanze tipiche delle famiglie medio borghesi di sessant'anni fa (i pasticcini della domenica, il giro sulle giostre dei giardini di Porta Venezia...); chi conosce i luoghi del libro avrà poi l'ulteriore spunto di divertirsi a confrontare ieri ed oggi, quel che è mutato e quel che, in fondo, è rimasto molto simile.

La Milano del secondo dopoguerra, con il suo ottimismo e la voglia di fare e ricostruire, è lo scenario (nonchè una dei protagonisti) di questo giallo di Dario Crapanzano, edito da Fratelli Frilli, casa editrice che dimostra anche in quest'occasione un interesse, oltre che per gli autori esordienti, per le storie in cui l'atmosfera noir si accompagna agli aspetti tipici (ed a volte folcloristici) della città in cui si svolgono, aggiungendo alla trama una patina di credibilità e di immedesimazione, specialmente per chi riconosce i luoghi ed il contesto.

Non ho mai visto un imprenditore licenziare un dipendente che lavora

Si parla molto di lavoro in questi giorni ed anche qui su Frews si stanno confrontando giovani ed anziani, chi portando le proprie speranze, chi la propria esperienza. Mi fa molto piacere questo dibattito e cerco di entrarci con un piccolo contributo che si riferisce ad una mia esperienza lavorativa passata e si allarga alla dibattito in corso "nei Palazzi" sull'Art.18 e più ancora sulla riforma del lavoro.
Nella mia esperienza ho conosciuto tantissimi imprenditori, grandi o piccoli, di quelli che davvero costituiscono il tessuto sociale ed economico della nostra nazione. E ne conosco ancora tanti. Vi posso assicurare che mai qualcuno di loro ha licenziato, o costretto ad andare via, dipendenti che lavoravano. Sarebbe una contraddizione in termini, non concordate? La prima risorsa di una azienda è la risorsa umana: se questa si trova bene, è ben retribuita, valorizzata, rende il giusto e quindi perchè un imprenditore dovrebbe fare di tutto per privarsene? Mi sembra una sciocchezza.
Tutto questo lo dico con riferimento alla discussione attorno all'Articolo 18 ed alla Riforma del Lavoro perchè, d'altro canto, conosco tantissimi imprenditori, grandi e piccoli, che non riescono a liberarsi di dipendenti che tutto fanno tranne che lavorare, di quelli da "lo stipendio fisso ed il lavoro si paga a parte". Ognuno di noi forse conosce qualcuno che tutta la vita la passa a casa dal lavoro con vari ed originali espedienti, complice anche una classe medica che non svolge adeguatamente il proprio lavoro. Queste persone sono un costo doppio per la azienda e per la società: meritano di tenersi il posto di lavoro?
So che sto generalizzando e che ogni caso andrebbe visto singolarmente, però se pensiamo al Pubblico (ovvero a tutti i dipendenti dei vari Ministeri od Enti pubblici) beh, anche generalizzando in alcuni "corridoi" è difficile sbagliare.

Ieri era la giornata della lentezza: lentamente oggi la celebro

Ieri cadeva la Sesta Giornata Mondiale della Lentezza, che invita ognuno di noi ariconsiderare i ritmi che scandiscono le incombenze ed i momenti lieti della vita quotidiana. In un momento difficile e segnato da continue trasformazioni, sarebbe bene provare a riflettere su come l'abitudine di vivere a folle velocità stia arrecando danni all'ambiente, all'economia ed alla società, di cui spesso, seppur inconsapevolmente, noi stessi risultiamo essere la causa.
Sono arrivato in ufficio lentamente (causa traffico), sono sceso al bar ed ho sorseggiato un cappuccino lentamente (causa tazzina bollente), ho provato a lavorare ma la rassegna stampa si caricava lentamente (causa guasto alla linea adsl), sono andato in posta e per fare una raccomandata ci ho impiegato due ore (causa impiegata lenta), per pranzo ci hanno servito un riso scotto perchè si erano dimenticati di noi, la metropolitana per tornare a casa ha impiegato il doppio del tempo (causa improvviso sciopero a singhiozzo dei macchinisti) e in sottofondo musicale, nelle orecchie, ho tenuto Tullio De Piscopo con "Andamento Lento".
Ho scritto questo pezzo oggi perchè volevo reagire con lentezza alla giornata mondiale della lentezza che, ogni giorno, si festeggia a Roma, quasi fosse la patrona laica della Capitale.
Buon.....giorgio