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11/04/12
Serie A 32° giornata: il Milan vince, la Juve risponde e resta in testa
Sul finanziamento ai partiti la politica si difenda, ma non sia presuntuosa

Da giorni c’è un paese, l’Italia, che non pensa a nulla se non a una cosa: lasciare i partiti in mutande, togliere loro l’unica fonte economica di sostentamento (i rimborsi elettorali), distruggere definitivamente la democrazia, cavalcando così un fenomeno che se non è anti politica allo stato puro poco ci manca. Allo stesso tempo, però, quella stessa politica, che è sotto il fuoco incrociato della santa inquisizione mediatica per il Belsito-gate, cerca di difendersi, avanzando proposte più o meno intelligenti, più o meno assurde. Sarebbe inutile, ora, mettersi a discutere quale sia la forma o la misura più opportuna da dare ai rimborsi elettorali. La decisione non passerà dallo stato d’animo dell’opinione pubblica, tanto meno dal commento dei migliori editorialisti e delle menti più eccelse del paese. Tuttavia una riflessione da fare c’è. Riguarda quella radicalizzazione delle posizioni mostrate in questi giorni, quella contrapposizione guerrafondaia tra chi vorrebbe eliminare il finanziamento pubblico ai partiti e chi vorrebbe lasciarlo intatto, se non addirittura aumentarlo, ponendo la condizione di un maggiore controllo da parte degli organi preposti. E’ qui che passano, per certi versi, il futuro del nostro paese e l’avvenire della politica italiana. E’ qui che bisogna muoversi con cautela, cercando una soluzione equilibrata che possa essere di gradimento alle fazioni attualmente in guerra (mediatica, s’intende). Perché abolendo del tutto il finanziamento ai partiti senza dare la giusta contromisura, si rischia di dare la spallata definitiva a una politica, quella italiana, ormai in fin di vita, ridotta in uno stato pietoso da coloro che hanno approfittato del consenso popolare in maniera impropria. Non solo. Il maggior pericolo è quello di dare ragione alle aspettative dell’anti politica violenta, quella di soggetti come Beppe Grillo, capaci solamente di fomentare l’odio sociale (lo abbiamo visto più volte) e allontanare i cittadini dalla politica. Al tempo stesso, però, pretendere di lasciare intatto il finanziamento ai partiti, proprio come sta facendo la politica, è sintomo di presunzione. Come possono gli italiani fidarsi ancora dopo tutto ciò che è successo? Come si può pretendere la stima di un popolo fregato dai vari Lusi e Belsito? Ragion per cui forse una soluzione c’è. Sta in media res, come amavano dire i latini, in mezzo alle cose, a quelle due fazioni così diverse ed estreme, quanto tremendamente sbagliate.
Sono nato a Milano, sarei Padano, ho l'orgoglio di Italiano
Non è solo quel Mondiale che vinciamo ogni venti anni o la Pellegrini e la Kostner che mi rendono orgoglioso. E' il fatto di essere nato in provincia di Milano, è il fatto di essere nato in questa nazione così unica e bella e difficile da digerire, a volte, è il fatto di sentire nel sangue scorrere l'Inno di Mameli ogni mattina quando mi alzo.
"Chiedo scusa perché i danni sono stati fatti da quelli che portano il mio cognome", dice Bossi, presente anche ieri a Bergamo, come sempre, presente con la sua faccia, il suo corpo, la sua malattia.
Lui la faccia ce la mette. Lui la faccia la toglie e fa dimettere anche il figlio di cui si vergogna in pubblico: quanto deve essere stato difficile ieri pronunciare quelle parole, col cuore rotto più della voce, di fianco ad un Maroni sorridente e con in mano una scopa? Quanto deve essere stato difficile come padre.
Bossi non mi ha fatto pena, è brutto usare questo termine, oserei dire mi ha fatto tenerezza.
Ci ha messo il suo orgoglio, di uomo, di padre, di italiano che è tanto simile all'orgoglio di tanti nostri genitori che hanno costruito l'Italia e la vedono distruggere da figli incapaci e cresciuti nel bengodi.
E' questo orgoglio che mi piace.
Spero che Bossi sia ricordato anche per questo. Non solo per la novità del vento del nord, per le parolacce urlate, per il dito medio, per il federalismo, per i cannoni, per i riti pagani e via dicendo ma anche perchè come padre ma soprattutto come leader politico e personaggio pubblico ha chiesto scusa a tutti, a quelli che fino a ieri avevano creduto in lui, a quelli che sono stati compagni di strada.
Chiedere scusa, metterci la faccia, fare un passo indietro, farlo fare: ci vuole orgoglio, e non sono molti in Italia ad averlo!
Giorgio Gibertini Jolly
Il PDL si muove: ecco la proposta Palmieri per l'Agenda Digitale
Sono misure per i giovani e per chi ha esperienza e vuole mettersi in proprio, perchè l'economia digitale è il luogo in cui creare posti di lavoro per il presente e destinati a durare nel tempo. Sono iniziative che non lasciano indietro i più deboli, come mostra l'ampio capitolo dedicato al tema dell'accessibilità ai disabili dei servizi on line e che puntano sulla trasparenza della pubblica amministrazione, con gli open data. Sono iniziative che puntano al coinvolgimento permanente del governo e del parlamento su questo tema, che da "passione" di pochi parlamentari deve diventare oggetto permanente del lavoro di tutte le istituzioni.
Abbiamo scelto di fare proposte nuove. Non abbiamo voluto ripetere quanto già fatto dai governi Berlusconi, ma proporre iniziative che completano le misure messe in campo dai ministri Brunetta, Romani e Stanca, i cui progetti avviati negli anni precedenti devono essere portati a compimento, perchè sono tassello fondamentale per l'agenda digitale italiana.
Questo è il nostro contributo all'iniziativa del governo che lealmente sosteniamo. Nei prossimi giorni apriremo uno spazio di consultazione permanente on line, aperto a tutti coloro che vorranno contribuire a migliorare la nostra proposta.
Lazio nun te scansà anche stasera: c'è da fidarsi?
Stasera vedremo però ..... io sono poco sereno e sono pronto domani a rimangiarmi il tutto dopo che si sarà verificata la vittoria della Lazio allo Juventus Stadium.
Mi rimangio tutto, promesso, e lo farei anche volentieri!
Ieri un Milan rimaneggiatissimo, e molto bruttino da guardare, ha vinto contro un ottimo Chievo in un campo difficilissimo. Non capisco, l'ho detto e lo ridico, perché il Milan debba sempre giocare per primo favorendo la diretta concorrente che già conosce il risultato. Chi dei due ha pressione addosso? Chi sa il risultato degli altri o chi deve comunque sempre giocare per prima non sapendo cosa succederà?
Quante chiacchiere. Palla al centro. Rispolverate i vecchi striscioni se volete tifosi Laziali ma sarebbe meglio per voi tirare fuori l'orgoglio e provare ad arrivare in Champions: sapete di che si tratta?
Diavoletto Buono
La religione è libertà ed è fondamentale per promuovere i diritti umani
La religione è libertà, come ci ricorda Benedetto XVI, “è nella natura della religione non ammettere coercizioni” perché essa risponde solo ad una libera scelta personale. Non può limitarsi alla sola libertà di culto né, tanto meno, può essere confinata alla sfera individuale e privata. Noi cristiani non possiamo accettare il diffondersi di simili visioni riduttive, talora propugnate anche da Stati e organizzazioni per altri aspetti molto attenti ai diritti dell’uomo.
La libertà di religione comprende il diritto di credere o di non credere, di convertirsi, di pregare anche pubblicamente, di educare ed essere educati, di contribuire alla riflessione pubblica e di partecipare alle scelte politiche. La religione è espressione fondamentale dell’intima essenza e dignità della persona. Per tale motivo, la libertà religiosa presenta profili di irriducibile complessità, nella fondazione concettuale e nella conseguente articolazione giuridica.
Il concetto di “diritto soggettivo” ha impiegato secoli per affermarsi e per uscire dall’identificazione con la proprietà di beni materiali. Alla fine di quest’evoluzione millenaria, tra il XVII nel XVIII secolo, l’articolata riflessione sui diritti naturali è giunta ad individuare un nucleo essenziale di situazioni intangibili. Esse dovevano essere oggetto di tutela giuridica assoluta, in quanto erano considerate prima di tutto delle “verità di per sé evidenti”, secondo le parole di Thomas Jefferson nella Dichiarazione di Indipendenza americana. Il dibattito della prima Assemblea nazionale francese sui diritti civili e politici delle minoranze religiose è indicativo della logica onnicomprensiva dei diritti dell’uomo e della libertà religiosa in particolare. La libertà di religione fu la base per un riconoscimento universale della dignità umana, sostanziatasi nell’abolizione della schiavitù e nell’emancipazione degli schiavi tra il 1792 e il 1794.
La molteplicità delle sue implicazioni, sul piano ideale e pratico, fa della libertà di religione un catalizzatore fondamentale per la promozione di tutti i diritti umani. Le istituzioni debbono non solo adottare norme adeguate, ma anche curarne l’integrale applicazione, in tutte le sue implicazioni, private e pubbliche. Le autorità debbono anche promuovere, con l’esempio e con azioni concrete, il mantenimento dei valori di libertà e promuoverne la diffusione all’interno della società.
In alcune realtà gli appartenenti alle minoranze religiose, pur non essendo immediatamente minacciati nella loro esistenza fisica, sono oggetto di pesanti discriminazioni ad opera delle autorità, dei gruppi sociali maggioritari o di entrambi. La libertà religiosa può essere concretamente limitata in molti modi. Spesso si tratta delle norme che regolano la registrazione o le attività dei gruppi religiosi minoritari, che vengono attuate in modo arbitrario e discriminatorio, soprattutto a livello locale. Può accadere poi che le minoranze religiose, anche se non formalmente discriminate in base alla legge, debbano far fronte ad un clima di ostilità promosso o tollerato dalle autorità ufficiali o dalle forze di sicurezza.
La consapevolezza ormai acquisita a livello globale del valore cardine della libertà religiosa si concretizza in un consenso crescente alle iniziative di sensibilizzazione, di tutela e di promozione. Questi segnali rafforzano la speranza in un futuro di tolleranza e di pace. Il dialogo con le diverse culture, civiltà e religioni gioca un ruolo essenziale. L’obiettivo di questo dialogo deve essere quello della migliore comprensione reciproca e dell’accoglimento della naturale esistenza della diversità.
Maria Leone