11/04/12

La religione è libertà ed è fondamentale per promuovere i diritti umani


La religione è libertà, come ci ricorda Benedetto XVI, “è nella natura della religione non ammettere coercizioni” perché essa risponde solo ad una libera scelta personale. Non può limitarsi alla sola libertà di culto né, tanto meno, può essere confinata alla sfera individuale e privata. Noi cristiani non possiamo accettare il diffondersi di simili visioni riduttive, talora propugnate anche da Stati e organizzazioni per altri aspetti molto attenti ai diritti dell’uomo.

La libertà di religione comprende il diritto di credere o di non credere, di convertirsi, di pregare anche pubblicamente, di educare ed essere educati, di contribuire alla riflessione pubblica e di partecipare alle scelte politiche. La religione è espressione fondamentale dell’intima essenza e dignità della persona. Per tale motivo, la libertà religiosa presenta profili di irriducibile complessità, nella fondazione concettuale e nella conseguente articolazione giuridica.

Il concetto di “diritto soggettivo” ha impiegato secoli per affermarsi e per uscire dall’identificazione con la proprietà di beni materiali. Alla fine di quest’evoluzione millenaria, tra il XVII nel XVIII secolo, l’articolata riflessione sui diritti naturali è giunta ad individuare un nucleo essenziale di situazioni intangibili. Esse dovevano essere oggetto di tutela giuridica assoluta, in quanto erano considerate prima di tutto delle “verità di per sé evidenti”, secondo le parole di Thomas Jefferson nella Dichiarazione di Indipendenza americana. Il dibattito della prima Assemblea nazionale francese sui diritti civili e politici delle minoranze religiose è indicativo della logica onnicomprensiva dei diritti dell’uomo e della libertà religiosa in particolare. La libertà di religione fu la base per un riconoscimento universale della dignità umana, sostanziatasi nell’abolizione della schiavitù e nell’emancipazione degli schiavi tra il 1792 e il 1794.

La molteplicità delle sue implicazioni, sul piano ideale e pratico, fa della libertà di religione un catalizzatore fondamentale per la promozione di tutti i diritti umani. Le istituzioni debbono non solo adottare norme adeguate, ma anche curarne l’integrale applicazione, in tutte le sue implicazioni, private e pubbliche. Le autorità debbono anche promuovere, con l’esempio e con azioni concrete, il mantenimento dei valori di libertà e promuoverne la diffusione all’interno della società.

In alcune realtà gli appartenenti alle minoranze religiose, pur non essendo immediatamente minacciati nella loro esistenza fisica, sono oggetto di pesanti discriminazioni ad opera delle autorità, dei gruppi sociali maggioritari o di entrambi. La libertà religiosa può essere concretamente limitata in molti modi. Spesso si tratta delle norme che regolano la registrazione o le attività dei gruppi religiosi minoritari, che vengono attuate in modo arbitrario e discriminatorio, soprattutto a livello locale. Può accadere poi che le minoranze religiose, anche se non formalmente discriminate in base alla legge, debbano far fronte ad un clima di ostilità promosso o tollerato dalle autorità ufficiali o dalle forze di sicurezza.

La consapevolezza ormai acquisita a livello globale del valore cardine della libertà religiosa si concretizza in un consenso crescente alle iniziative di sensibilizzazione, di tutela e di promozione. Questi segnali rafforzano la speranza in un futuro di tolleranza e di pace. Il dialogo con le diverse culture, civiltà e religioni gioca un ruolo essenziale. L’obiettivo di questo dialogo deve essere quello della migliore comprensione reciproca e dell’accoglimento della naturale esistenza della diversità.

Maria Leone

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