30/10/11

Serie a 10° giornata



I match che contano sono tutti - o quasi - di sabato. In serata a San Siro si tiene la classicissima Inter Juventus che regala molte emozioni, specie nel primo tempo con i bianconeri che passano in vantaggio con Vucinic. Poi arriva il momentaneo 1-1 di Maicon e poi Marchisio chiude col definitivo 2-1. Nel secondo tempo le squadre ci provano ma la gara finisce così con i bianconeri che rimangono in testa.

Ma dietro il Milan resta in scia con una pesante vittoria contro la Roma all'Olimpico: non succedeva dal 2005. Rossoneri in vantaggio con Ibra di testa, poi momentaneo 1-1 di Burdisso che dura giusto un minuto, perché poi ancora un colpo di testa, stavolta di Nesta, riporta i rossoneri in vantaggio. Nel secondo tempo Ibra chiude, ma la Roma tenta una disperata rimonta col gol di Bojan. Ma alla fine è 3-2 e i rossoneri superano anche il Napoli.

La squadra di Mazzarri difatti continua con la sua tendenza: forte con le forti ma debole con le deboli, stavolta cade clamorosamente in casa del Catania, dopo essere passato in vantaggio, si fa prima pareggiare. L'espulsione di Mascara costringe il Napoli a giocare tutto il secondo tempo in 10, gli etnei ne approfittano e passano in vantaggio. Finisce 2-1 per il Catania, che aggancia il Napoli in classifica e respira aria da alta classifica.

Nella domenica pomeriggio l'Udinese conferma il suo secondo posto, tra Juve e Milan, grazie alla vittoria contro il Palermo per 1-0. In serata la Lazio supera fuori casa il Cagliari con un netto 3-0, mantenendo il secondo posto insieme ai friulani.

Il Bologna sembra aver smaltito il brutto momento e sconfigge per 3-1 un'Atalanta che comincia a rallentare dopo la partenza a sprint. Il Siena regola in casa il Chievo con un netto 4-1, la Fiorentina ha la meglio sul Genoa per 1-0, il Parma vince 2-0, lasciando sempre più ultimo il Cesena. Nelle retrovie Novara e Lecce si spartiscono la posta con il risultato di 1-1. 

Foto tratta da Eurosport Yahoo.

Il Fini di ieri dimetterebbe quello di oggi

Si era nel 2007 e Fausto Bertinotti, uomo di un partito politicamente “estremo” ma allora Presidente della Camera che si ricorda come sommamente rispettoso - dentro ma anche e soprattutto fuori dall’emiciclo - del ruolo istituzionale e di un comportamento super partes che si vorrebbe connaturato alla terza carica dello Stato, si arrischiò ad esprimersi a favore di una manifestazione di lavoratori. Aggiungendo che ci sarebbe andato se solo avesse potuto; marcando così la sua naturale impossibilità a partecipare per rispetto al proprio ruolo.
Gianfranco Fini, l’attuale Presidente della Camera, ci andò giù duro con queste precise parole: “Bertinotti dice: ci andrei (alla manifestazione) se non fossi Presidente della Camera. E’ facile rispondergli che se proprio ci tiene si dimetta. Il presidente della Camera è in una situazione che un tempo avremmo definito di lotta e di governo. Non di governo perché il presidente della Camera non governa, ma rappresenta la terza carica istituzionale della Repubblica, è cosciente che lui ha il dovere di non partecipare a manifestazioni, credo che dovrebbe avvertire anche la sensibilità di non pronunciarsi, proprio per la carica che ricopre” (Intervista in voce trasmessa mercoledì sera alle 20 da Radio 24 nella rubrica La Zanzara e che è possibile riascoltare su internet).
In un libro del senatore Domenico Nania, oggi ripreso dalla stampa, si ritrovano altre vecchie citazioni attribuibili all’onorevole Fini: quando ad esempio “bastonava” l’allora presidente della Camera Irene Pivetti per la sua attiva partecipazione ad una manifestazione della Lega e la invitava a “prendere in considerazione l’ipotesi di rimettere il suo mandato”.
Una delle tante dichiarazioni che entrerebbero a buon diritto nell’archivio delle “ultime parole famose”, celeberrima rubrica della Settimana Enigmistica.
E a proposito di enigmi, soltanto Gianfranco Fini può sciogliere quello che lo riguarda, spiegando agli italiani quale sia l’opinione vera e autentica di Gianfranco Fini sul ruolo delle massime cariche istituzionali: super partes in Aula e faziose sulla piazza? Rispettose di tutti in Aula e offensive fino alle malevolenze private in tv? Può il Fini, annata 2011, fare e dire quel che il Fini annata 2007 proibiva a Bertinotti perfino di pensare?
L’anno scorso Fini scrisse al Corriere della Sera sul Fli rivendicando “il diritto a cambiare opinione, assumendomene tutta la responsabilità”. Più di un proverbio lo sorregge in questo, dai “cretini che sono gli unici a non cambiare mai opinione” al fatto che “occorre più coraggio per cambiare idea che per restarvi fedele”. Suggeriamo un aforisma che meglio può sciogliere l’enigma Fini: “Non sempre io sono del mio parere” (Paul Valery). Ci sembra più calzante e su questo, sia chiaro, non cambiamo opinione.
Di Paolo