06/03/12

Champions League - Milan, un tempo da spavento ma passa


Dopo il 4-0 tondo dell'andata, il Milan deve difendere il risultato a Londra con l'Arsenal, pensando ai fantasmi di La Coruna e Instambul. Il primo tempo è da dimenticare, con 3 reti dei gunners che mettono paura al Milan. Ma nel secondo tempo la squadra entra in campo con un'altra testa: l'Arsenal inizia a sentire la stanchezza, regalando comunque alcuni brividi. Abbiati fa un doppio miracolo, Ibra e Robinho tengono alta la squadra, procurandosi varie occasioni. Col passare dei minuti, la sicurezza aumenta, meriterebbero anche di accorciare le distanza, ma Nocerino si divora il gol del possibile 1-3. Ma alla fine conta il risultato: 4-3 nei due confronti, col Milan che ha sbagliato un tempo sui 4 previsti. Ora entra tra le migliori 8 d'Europa.

Nell'altra gara invece il Benfica riesce a rimontare il 3-2 subito in Russia contro lo Zenit. Al 46° del primo tempo Maxi Pereira porta in vantaggio i portoghesi, mentre il gol della sicurezza arriva al 48° del secondo tempo con Nelson Oliveira. I portoghesi sono la seconda squadra che avanza ai quarti.

Foto da milannight

Le primarie del PD a Palermo ed i nuovi scenari politici

Le primarie del Pd a Palermo e i problemi che queste hanno creato al Partito Democratico, aprono scenari interessanti in visto del voto del prossimo maggio. Se non altro perché il partito di Bersani arrivava alla vigilia del voto favorito dal calo di consensi del Pdl palermitano, dovuto a una gestione della città non proprio impeccabile dell’ultima giunta Cammarata, e forte di un notevole vantaggio nei sondaggi in vista delle imminenti amministrative. Ma la vittoria dell’outsider Fabrizio Ferrandelli, la conseguente sconfitta di Rita Borsellino, appoggiata dallo stato maggiore del Pd e dai maggiori partiti della coalizione di centrosinistra, i veleni post voto e le accuse di brogli hanno fatto precipitare il Pd in un vortice pericoloso dal quale rischia di uscire tremendamente battuto.

E non solo perché pubblicamente traspare l’immagine di un partito ormai ridotto a brandelli da guerre fratricide e giochi politici. Ruolo determinante in questa vicenda, infatti, lo avrà il Pdl che ora, avvantaggiato dagli avvenimenti, può giocare la sua partita con il coltello dalla parte del manico. La vittoria, in Via dell’Umiltà, non sembra essere poi così lontana come appariva dopo le dimissioni di Diego Cammarata. E la candidatura di Francesco Cascio, ancora non ufficializzata, ne è la testimonianza. Già, perché a Palermo, se il Pdl dovesse confermare la candidatura del Presidente dell’Ars, si riaprirebbero i giochi. Cascio, giovane ma con un buon curriculum e tanta esperienza politica, potrebbe attirare più voti rispetto alle candidature un po’ azzardate di Costa e Ferrandelli, entrambi giovani e altrettanto inesperti. A tal punto che i palermitani iniziano a porsi una serie di quesiti ai quali non è poi così facile dare risposte certe: con un comune quasi al default riusciranno due giovanissimi a evitare il peggio? Basteranno i buoni propositi di rinnovamento o sarà necessaria anche tanta esperienza politica? E sarà, tante volte, che queste matricole si trasformeranno in meteore?

Eugenio Cipolla

Sindaci sotto il vulcano!



   



Clima politico  incandescente a Palermo dopo gli ultimi risultati delle votazioni delle primarie del centrosinistra a Palermo.
Con la vittoria del candidato Ferrandelli,  le polemiche sul futuro della poltrona di sindaco, non sembrano diminuire. Anzi sono più infuocate che mai.
Lo scontro si è acceso tra chi ha perso questa opportunità ovvero tra il candidato uscente Borsellino e il nuovo astro della politica palermitana, Ferrandelli. Il quale addirittura, accusa i suoi avversari di persecuzione vera e propria, denunciandoli con le seguenti parole: "Contro di me c'é una campagna ordita col metodo Boffo, una macchina del fango in azione. Ma io vado avanti, non permetterò a nessuno di tradire il voto dei palermitani". E ancora: "Credo che Leoluca Orlando dovrebbe rispettare il risultato - risponde ai cronisti - Lui diceva che bisognava votare il sindaco Borsorlando, ma è stato sconfitto. Capisco che gli bruci, ma c'é un posto anche per lui e per Fabio Giambrone". (ANSA).

Berlusconi: Ibrahimovic si merita il pallone d'oro

Silvio Berlusconi e' intervenuto al Processo del Lunedi', in onda su 7GOLD, con un collegamento telefonico durato quasi mezzora. Tanti gli argomenti toccati, la stagione del Milan, i rapporti con la Juventus, il mercato, gli errori arbitrali, ma anche un flash sui singoli giocatori, in particolare quelli rossoneri, Ibrahimovic, Inzaghi, Pato, Robinho, sino al giovane talentuoso El Shaarawi.

Infine, un inciso su Pirlo, in merito al quale Berlusconi ha spiegato i motivi della sua cessione alla Juventus. Berlusconi ha indirizzato parole di elogio all'allenatore del Milan: "Abbiamo una grande considerazione di Allegri. Mi e' piaciuto sin dal primo momento. Si comporta sempre con coerenza e persegue gli obiettivi che gli ha dato la societa'". Sul rinnovo del contratto all'allenatore livornese, ha ammesso: "E' stato un po' faticoso, perche' il Milan voleva risparmiare, mentre lui voleva un emolumento all'altezza dei suoi meriti".

Berlusconi ha poi suonato la carica alla sua squadra che sta vivendo un felice momento di forma: "Non buttiamo via niente, vogliamo essere protagonisti in tutte le competizioni nelle quali siamo impegnati. Abbiamo avuto tanti incidenti, ben 14 giocatori in infermeria, ma la rosa ampia ci ha consentito di mettere sempre in campo una squadra di livello. Cerchiamo sempre di vincere anche se la sfortuna ci ha colpito diverse volte e una volta pure l'ingiustizia".

Il riferimento e' al gol non concesso a Muntari durante la sfida con la Juventus: "Un episodio che - e su questo punto Berlusconi e' stato chiaro - non mutera' i rapporti tra Milan e Juventus che rimangono ottimi e cordiali". A Biscardi che lo incalzava sugli errori arbitrali ha risposto: "Da 25 anni sostengo che uno sport cosi' importante deve disporre della moviola, in modo da consentire a un arbitro di consultarla nei momenti di dubbio. Credo che arriveremo a questa soluzione". E poi ancora Milan, che ormai e' diventato "Un brand internazionale che rappresenta l'Italia nel mondo".

Il ritorno di Champions League con l'Arsenal non lo spaventa: "Il Milan deve andare in campo per vincere". Partono i commenti sui giocatori rossoneri, si inizia con Pato: "Lo consideriamo un campione, ma in questa stagione ha inanellato troppi incidenti. Adesso deve affrontare le cure in profondita' per guarire e tornare quel grande giocatore che e'".

Berlusconi promuove a pieni voti El Shaarawi, perche' "E' giovane, ha un'aria sbarazzina e ha tecnica", e Robinho, "Un ragazzo straordinario, limpido, una fantastica seconda punta accanto al fantastico Ibra". E proprio su Ibra, Berlusconi si sbilancia: "Tutto dipende dalle gare internazionali, ma per il suo stato di forma attuale e per come é cresciuto calcisticamente si merita il pallone d'oro".

Ci sono carezze anche per Inzaghi, "Ho un affetto paterno per lui e vederlo in campo e' una grande gioia per me", mentre una tirata di orecchi se la prende Mexes per le tre giornate di squalifica. E il futuro? Berlusconi non si sbilancia, Van Persie e Tevez non sembrano fargli battere il cuore, altro discorso e' Cristiano Ronaldo: "A cui non si puo' dire di no, ma ad un prezzo decente, che tenga conto della crisi che stiamo vivendo".

E Pirlo come mai e' stato ceduto alla Juventus? "E' un giocatore che ho sempre apprezzato. Cercava un rinnovo lungo, ma le valutazioni del nostro staff medico non corrispondevano agli anni di contratto che lui voleva. Alla fine, seppur a malincuore, ho dovuto accettare questa indicazione".
Diavoletto Buono

L'umanità oltre Galilei si apre a nuove speranze









E' proprio vero che la scienza non cessa mai di stupirci, meravigliandoci di giorno in giorno con tutte le sue travolgenti novità. E sicuramente la possibilità di poter superare la difficoltà di generare un figlio pur avendo esaurito la propria naturale banca di ovuli, rappresenta un giro di boa del tutto inaspettato.
Infatti grazie agli esperimenti di un noto scienziato, Jonathan Tilly, in un non lontanissimo futuro, le donne potranno disporre anche in età non più fertile, di una nuova fonte riproduttiva per produrre ovuli, adatti al concepimento di una nuova vita.
La notizia, riportata dalla nota rivista Nature Medicine, documenta la promettente scoperta ottenuta dai topi di femmine adulte che a quanto pare, riescono a produrre nuovi ovuli.
Più esattamente, già in precedenza nel 2004-05 lo stesso Tilly, aveva superato la vecchia teoria secondo la quale, le femmine dei mammiferi possono disporre del proprio patrimonio risproduttivo fino all'insorgere della menopausa.
Dimostrando, in un articolo della nota rivista Cell che nei topi, il trapianto di midollo osseo, potesse ristabilire la produzione di ovociti in femmine adulte, dopo che queste erano stare rese sterili con la chemioterapia.
Successivamente a questo studio, Tilly con il suo gruppo ha portato avanti i suoi esperimenti, arrivando ad isolare potenziali cellule in grado di produrre ovociti (OSC) da ovaie umane adulte.
Il dato sorprendente è che queste cellule ottenute in vitro, condividono la stessa potenzialità di espressione genetica, presente nelle ovaie adulte e dunque la medesima capcità, di  formare spontaneamente cellule con tutte le caratteristiche degli ovociti.
Da qui per gli scienziati si è aperta una nuova era scientifica che potrebbe realizzare il sogno di garantire all'umanità, una fonte inesauribile di vita umana anche per i casi di sterilità acclarata.
Lo stesso Tilly ha affermato che “questi esperimenti forniscono una prova sperimentale concreta di come le OSC reintrodotte in tessuti ovarici umani sono pienamente funzionali, e danno origine a nuovi follicoli” poichè - prosegue Tilly -  “Questi risultati sono esattamente gli stessi che si ottengono in analoghi esperimenti utilizzando cellule di topo”. 
Dunque il futuro risproduttivo dell'uomo, occuperebbe un nuovo scenario scientifico, decisamente molto più promettente e gioioso poichè le donne adulte, in gravi difficoltà di salute, potrebbero coronare il loro naturale desiderio di maternità senza ostacoli insormontabili.
A patto però, di non cadere nel tipico delirio di onnipotenza di certi scienziati stregoni, più attratti dalla prospettiva di facili notorietà che da legittime mete di conoscenza.
Tenendo nel dovuto conto che nel caso fosse sfuggito, queste nuove tecniche comportano esperimenti di xenotrapianti ovvero mescolanze di materiale organico umano e animale.
Pertanto se da un lato è giusto che la scienza vada avanti, allo stesso tempo sempre nell'interesse del bene comune, i futuri scienziati dovrebbero mantenere quell'appropriato senso di precauzione che li aiuti a restar lontani da qualunque violazione della dignità umana.
Appunto per evitare che ancora una volta Galileo Galilei sia costretto a lamentarsi, tornando a pronunciare quelle fatidiche parole: "Eppur si muove"!


dott.ssa Silvia Bosio
Dottore di Ricerca in Bioetica
U.C.S.C. Roma

Quaresima: ecco un po’ di storia (prima parte)


Vari collaboratori di Frews – e il direttore in particolare – non hanno mancato a più riprese di notare come, ormai da un paio di settimane, siamo entrati in quello che la Chiesa cattolica definisce un tempo liturgico forte: la Quaresima.
Il servo di Dio dom Prosper-Louis-Pascal Guéranger (Sablé-sur-Sarthe, 4 aprile 1805 - Solesmes, 30 gennaio 1875, il cui processo di beatificazione si è aperto il 21 dicembre 2005), grande esperto di liturgia del diciannovesimo secolo, restauratore dell'ordine benedettino in Francia, dove fece ritornare la messa romana in luogo delle liturgie gallicane,

Pakistan: le donne delle minoranze religiose "doppiamente discriminate"

Le donne appartenenti a comunità religiose di minoranze sono "due volte discriminate ed emarginate". Sono largamente abusate e molestate, spesso costrette a conversioni forzate, e il loro livello di istruzione è di gran lunga inferiore rispetto al tasso di alfabetizzazione femminile, a livello nazionale: è quanto afferma un Rapporto presentato oggi, in occasione della "Festa della Donna", dalla "Commissione Giustizia e Pace" della Conferenza Episcopale del Pakistan e inviato all'Agenzia Fides. Il Rapporto, titolato "La vita ai margini", si basa su interviste a oltre 1.000 donne indù e cristiane, realizzate in 8 distretti del Punjab e in 18 distretti Sindh, dove vive il 95% delle minoranze religiose presenti in Pakistan.

Come riferito a Fides da Peter Jacob, Segretario Esecutivo della Commissione, "sono emerse disparità giuridica, pregiudizi, conversioni forzate e la mancanza di attenzione politica", che impongono "l'urgenza di ripensare leggi che toccano la sfera religiosa e la parità di genere".Secondo il Rapporto, il 43% delle donne appartenenti alle minoranze ha subito discriminazione religiosa sul posto di lavoro, in istituzioni educative e sociali. Il 76% di loro, inoltre, ha subito molestie sessuali sul lavoro, che spesso è un lavoro umile e di basso reddito, come il lavoro domestico in case di ricchi borghesi. Fra le altre cifre significative contenute nel Rapporto, il tasso di alfabetizzazione tra le donne delle minoranza è al 47%, molto inferiore alla media nazionale del 57%: questo dato ha una evidente ripercussione sulle loro condizioni di vita sociali ed economiche, che le relegano ai margini della società. Un fenomeno preoccupante è quello delle conversione forzate (vi sono circa 1.000 casi ufficialmente denunciati ogni anno): è il riflesso di un pregiudizio culturale, per cui l'autonomia delle donne è negata o limitata il che pregiudica in modo significativo la loro indipendenza, autostima, autonomia di scelta.

La condizione di subalternità, povertà ed emarginazione delle donne cristiane e musulmane si riflette anche sui bambini. Il Rapporto nota, infatti, un tasso più alto di mortalità infantile tra le minoranze, rispetto alla media nazionale: 314 morti infantili su 3.050 nascite annue, con un tasso di mortalità pari al 10,3%, rispetto al tasso di mortalità nazionale che è all'8,7%. Inoltre "la maggior parte dei bambini delle minoranze sono costretti a frequentare gli studi islamici per mancanza di alternative appropriate", nota il testo, toccando una questione, quella dell'istruzione, che resta cruciale per il miglioramento della vita delle minoranze religiose.  La Commissione, in occasione dell'8 marzo, "Festa della Donna", invoca un appoggio dell'intera società civile e chiede al governo di intervenire con provvedimenti legislativi che sanciscano la parità di genere, pari opportunità e diritti per le minoranze, per colmare un divario sociale, economico e culturale alimentato da discriminazioni di natura religiosa. (PA) (Agenzia Fides 6/3/2012)

Riprendiamoci la domenica giorno della festa, del riposo. Giorno del Signore


Qualcuno ricorda ancora il sapore delle domeniche di una volta. Il sapore della festa, della famiglia, della comunità. Non è la semplice nostalgia che accompagna il passare degli anni. Diciamo la verità: rispetto a oggi abbiamo perso molto. In qualità. Non abbiamo tempo e lo utilizziamo male. Sono cambiate le priorità e i valori si sono invertiti. La domenica assomiglia sempre più a un giorno qualunque. Al giusto riposo, per alcuni si è sostituito il lavoro continuato, per altri l'assillo del consumo, in una logica perversa che rende i primi schiavi dei secondi e viceversa.

Ho sotto gli occhi l'accorata mail di una donna, una mamma, che, per sfuggire alla crisi costata il lavoro a lei e al marito, ha deciso con sacrificio di aprire un negozio in un centro commerciale della capitale. Ora deve fare i conti con una realtà problematica che dovrebbe interrogare tutti. “Nel contratto di locazione dei centri commerciali – scrive la donna - gli affittuari sono costretti a mantenere gli orari decisi dal supermercato, nel nostro caso dalle 8.30 alle 21. Non possiamo permetterci di prendere del personale e in negozio ci siamo solo io e mio marito. Prima della nuova legge eravamo aperti dal lunedì al sabato con una sola apertura straordinaria mensile la domenica. Il sabato potevamo alternarci: uno in negozio, l'altro con i bambini di 7 e 9 anni. E le altre tre domeniche del mese potevamo andare a Messa e dopo dedicare la giornata ai figli. Adesso, grazie alla liberalizzazione, siamo costretti ad aprire tutte le domeniche. Se decidessimo di chiudere dovremmo pagare una multa molto salata. Il colmo è che mio figlio farà la prima Comunione a maggio e forse potrà essere presente solo uno di noi”.“Vi prego, aiutateci – prosegue la mail -. Noi siamo credenti e praticanti. Vogliono toglierci il diritto alla famiglia, il diritto di stare con i nostri figli, ma anche la possibilità di insegnare loro i valori cristiani e di viverli. Abbiamo bisogno di regole che tutelino chi come noi non ha l'aiuto dei genitori, i nonni, ed è costretto da un contratto a non vedere più la propria famiglia, a perdersi i momenti più belli dei figli, e a crescerli in un centro commerciale. La domenica è il giorno di riposo comandato da Dio. Tutto questo non è affatto giusto”.

Una testimonianza che vale più di tante parole, e che punta il dito contro l'imperante logica del profitto: produrre sempre più e di conseguenza spingere la gente verso un consumo compulsivo. Una logica che prima ha allungato gli orari di apertura giornalieri dei negozi e poi, quando anche questo non lo si è più ritenuto sufficiente, si è presa anche la domenica. Il risultato è che oggi, grazie alle vie dello shopping e soprattutto ai grandi centri commerciali - nuovi templi pagani dove celebrare i riti di una domenica svuotata di senso –, quello che per i credenti era il Giorno del Signore, e per gli altri quanto meno il giorno della festa e del riposo, si è trasformato nel sacro giorno degli acquisti, dedicato non di rado alla ricerca di quel superfluo che la pubblicità ci fa desiderare come indispensabile.

Qualcuno sta cominciando a ribellarsi. O almeno ci prova. Domenica scorsa è stata la giornata libera dallo shopping. Lo slogan dei promotori – aderenti a una iniziativa europea - era “La domenica non ha prezzo”. Non sappiamo quanti abbiano accolto l'invito, rinunciando alle compere. Se non altro si è posto il problema, qualcuno ne ha parlato. Lo ha fatto, sia pure da un altro punto di vista, anche Benedetto XVI, visitando la parrocchia romana di san Giovanni Battista de La Salle, sottolineando l'importanza della domenica nella vita dei cristiani. “La santa Messa – ha detto il Papa - sia al centro della vostra domenica, che va riscoperta e vissuta come giorno di Dio e della comunità, giorno in cui lodare e celebrare Colui che è morto e risorto per la nostra salvezza, giorno in cui vivere insieme nella gioia di una comunità aperta e pronta ad accogliere ogni persona sola o in difficoltà”.

Un invito a tornare all'essenza. Ma anche una provocazione. Come cristiani dovremmo cambiare la nostra ottica. Dovremmo cominciare a non considerare il tempo della festa come “tempo libero”, concetto che svuota il significato stesso della festa sottoponendola alla mortificante logica economica. Meglio sarebbe, invece – lo suggeriva già qualche anno fa Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari -, considerare la festa come “tempo della libertà”, o “tempo del dono”, occasione propizia per alimentare gli affetti familiari, nonché per stringere legami di amicizia con altre famiglie, in un clima di comunione vissuta. Riposando in Dio, inoltre, gli uomini ritrovano il senso vero del tempo e la giusta misura del loro lavoro rispetto alla relazione con il prossimo.

La domenica, dunque, come giorno nel quale riscoprire uno stile di vita alternativo alla logica dominante del consumismo, primo passo verso una sobrietà consapevole. Con motivazioni più ampie, come cristiani potremmo aderire e allargare a tutte le domeniche l'iniziativa di ieri, dando vita a una sorta di boicottaggio, astenendoci dal fare la spesa nei giorni di festa, facendo della domenica l'ultima trincea contro l’asservimento totale al lavoro e alla sua invasività in ogni ambito personale e familiare. Con questa “disobbedienza civile” forse non riusciremo a ottenere la chiusura domenicale dei negozi, ma almeno daremo testimonianza di coerenza e un segno concreto di solidarietà a quanti sono vittime di un ingranaggio perverso.

Gaetano Vallini

Putin rieletto e Berlusconi rilascia una intervista a Komsomolskaya Pravda’a


La vita del Cavaliere, come viene chiamato Silvio Berlusconi in Italia, non sembra aver subito rallentamenti rispetto ai folli e vecchi ritmi: viaggi, incontri e trattative internazionali. Questo nonostante sia ormai un ex primo ministro, costretto a dimettersi lo scorso anno per le critiche ricevute da buona parte dei cittadini italiani. Con i ricordi di questo evento drammatico, abbiamo iniziato la nostra conversazione.

- Presidente Berlusconi, in qualità di capo del Governo lei ne ha passate di tutti i colori: la sua coalizione si è divisa, lei è stato sottoposto a numerosi procedimenti giudiziari e tirato in ballo in alcuni scandali sessuali. Il risultato è stato che lei si è dimesso prima del tempo, senza nemmeno ricorrere a un voto di sfiducia in Parlamento. Perché questa scelta?

- Ci siamo fatti da parte, nonostante avessimo la maggioranza in Parlamento, per un atto di responsabilità e di generosità verso il Paese, per cercare un accordo con l’opposizione sulle riforme istituzionali indispensabili per la governabilità del Paese. Riforme che da soli non saremmo riusciti ad approvare.
 Questo accordo si e’ rivelato possibile solo mettendo in campo un governo di tecnici, un governo che noi sosteniamo con convinzione e lealtà

- Si sente come una vittima delle circostanze, o c’era una specie di congiura contro di lei?

- Assolutamente no. La decisione apparteneva solo a me e al mio partito. Per quanto riguarda gli “scandali sessuali” sono tutte calunnie, costruite durante una campagna orchestrata per screditarmi anche a livello internazionale. Gli italiani lo sanno, è abbastanza ovvio che si tratta di bugie e non per questo c’è stato un calo nei consensi. Ho una cosa da rimproverarmi: non sono riuscito a conquistare oltre il 50 per cento dei voti, non sono riuscito a convincere gli italiani.Anche se loro sono responsabili del fatto di aver disperso i loro voti in maniera irrazionale tra i piccoli partiti. Il mio partito, “Il Popolo della Libertà” per 18 anni è stato il primo di questi. Ma per la maggioranza assoluta erano necessarie alleanze con partiti minori, che occupano quasi la metà di tutti i seggi in parlamento.

- E ora come stanno le cose?

- Ora stiamo lavorando alle riforme di concerto con l’opposizione, perchè, come ho detto, queste sono necessarie a modernizzare il nostro paese e a permettere una migliore governabilità. Oggi, il Governo non ha alcun potere. Il Primo Ministro italiano non può nemmeno sostituire i ministri. Dopo venti anni di fascismo, infatti, i nostri padri costituenti, temendo il ritorno della dittatura, distribuirono i poteri tra il Governo, l’Assemblea parlamentare, il Capo dello Stato, e la Corte Costituzionale. Il Governo ha soltanto il potere di presentare alle Camere i disegni di legge. Questi disegni diventano legge dopo circa 18-24 mesi. Ma se non piacciono alla magistratura di sinistra vengono impugnati da un Pubblico Ministero che li porta davanti alla Corte Costituzionale che, inderogabilmente, li abroga. Negli ultimi cinque anni, sono state abrogate 241 leggi. Come potete vedere e’ indispensabile cambiare questa architettura istituzionale che non consente al Paese di essere governato.

- Due anni fa, i maggiori politici d’Europa, tra cui lei, parlarono con sicurezza di un’economia stabile. Come è possibile che nessuno di voi abbia previsto l’attuale crisi economica?

- La crisi proviene dal tesoro. Tutto è iniziato con la crisi finanziaria negli Stati Uniti, e poi si è sviluppata in crisi economica e sociale. Nell’autunno del 2008, parlando con alcuni miei colleghi di allora, sentì dire che era necessario prevenire il collasso delle banche. Cosi molti paesi hanno adottato misure per salvare i loro istituti bancari. Noi in Italia no, perché il nostro sistema bancario è stato sempre e rimane tutt’ora molto stabile. La crisi è stata alimentata dagli speculatori internazionali e da uno smisurato pessimismo. Essere ottimisti non significa essere ingenui. Inoltre, il dovere di un politico è quello di essere ottimista. In una situazione complessa, il pessimismo è un elemento chiave che porta alla crisi. In tempi di recessione economica sono l’ottimismo e il coraggio imprenditoriale ad essere essenziali.

- Tengo ancora come souvenir una di quei convertitori Lira - Euro. Uno di quelli che presentaste alle famiglie italiani 10 anni fa. Fatto in Cina, tra l’altro, funziona ancora e non ho cambiato nemmeno la batteria. Ma cosa si deve aspettare l’eurozona? Alcuni prevedono il collasso, altri l’uscita di qualche paese, altri ancora un ritorno alle vecchie valute...

- Non mi sembra probabile. Certo prima dell’Euro avevamo la possibilità di essere competitivi, attuando delle svalutazioni delle nostre monete per favorire le esportazioni, cosa che non e’ più possibile con l’euro. Il problema attuale e’ che dietro l’euro non c’e’ un governo centrale in grado di esprimere una politica economica e monetaria comune. E non c’e’ una Banca centrale come garante di ultima istanza, come invece accade con il dollaro, la sterlina, lo yen. Questo determina la fragilità strutturale dell’Europa che perdurerà in assenza di decisioni risolutive e coraggiose sulle due questioni che ho ricordato. Per quanto riguarda noi italiani abbiamo ereditato dai governi precedenti un debito pubblico molto elevato. In Italia prima di noi i governi duravano in media 11 mesi e per recuperare il consenso in vista delle elezioni spendevano molto e producevano debito.
 Ma la solidità economica dell’Italia non e’ mai stata posta in discussione: mettendo insieme il debito pubblico e quello privato, l’Italia si posiziona subito dopo la Germania come secondo Paese economicamente più forte di tutta l’Europa, prima della Svezia, della Francia e della Gran Bretagna.

- Negli ultimi dieci anni, lei è stato certamente uno dei politici più importanti del mondo in Russia, considerato un grande amico del nostro paese. Perché questa simpatia? Al contrario, secondo le rivelazioni di Wikileaks, lei non piace agli americani...

- Il mio amore per la Russia nasce dalle letture giovanili dei vostri grandi romanzieri e anche da una paura tipica del secolo scorso. La mia generazione ha conosciuto la guerra fredda e non posso dimenticare che ho vissuto molti anni sotto la minaccia dell’olocausto nucleare. La possibilità di mettere fine a questo insensato e terribile incubo e di aprire i nostri Paesi all’amicizia e alla collaborazione mi e’ sembrata subito un’opportunità storica, un’occasione da cogliere al volo. Per questo il risultato netto del mio rapporto con il vostro Paese e con il presidente Putin e’ che ormai le relazioni tra l’Italia e la Federazione Russa hanno raggiunto a tutti i livelli un’importanza e una qualità mai viste prima e sono certamente destinate ad incrementarsi nel futuro. Quanto alle presunte difficolta’, rivelate da Wikileaks, del mio rapporto con gli Stati Uniti per via della mia amicizia con la Russia, ricordo che sono state smentite in modo ufficiale dal Dipartimento di Stato Usa.

- Una delle prime esperienze che ebbi come corrispondente in Italia, fu il vertice NATO di Pratica di Mare nel maggio del 2002, che fu personalmente patrocinato da lei. Allora sembrava un punto di svolta nelle relazioni storiche tra gli ex rivali della “guerra fredda”. Ma nel corso degli ultimi dieci anni ci sono state nuove ‘ondate di freddo’. Ora Putin ha addirittura affermato che la NATO ha fatto il suo tempo e non è più un’Istituzione necessaria. Lei che ne pensa?

- Da un punto di visto storico il vertice di Pratica di Mare nel 2002, fu il momento culminante. La Federazione Russa firmò un accordo con la NATO e io curai personalmente il testo. Tra le altre cose, l’accordo prevedeva la cooperazione nella lotta al terrorismo internazionale, al crimine organizzato, al traffico di droga, al contrabbando di armi e alla cooperazione in situazioni di eventi naturali catastrofici. Con questa firma, la Russia fece la scelta di diventare parte dell’Occidente. Fu davvero un passo fondamentale, che segnò la fine della “guerra fredda” tra i due blocchi. I vecchi schemi di conflitto geopolitico culminarono in una visione comune dei problemi di sicurezza. Fu una grande soddisfazione vedere i leader della NATO e della Russia seduti allo stesso tavolo come amici. Questa fu una tappa decisiva ed emozionante. Sono orgoglioso di avere il merito di ciò.

- Che cosa è cambiato da allora?

- La prevista espansione della NATO in Ucraina e in Georgia, il dispiegamento dei missili americani in Polonia e Repubblica Ceca sono stati percepiti da Mosca come deterrente, come un tentativo di circondare il territorio russo. Ho provato a guardare la cosa da entrambi i punti di vista, cercando di trovare posizioni equidistanti, di raddrizzare il rapporto. E così sono diventato un professionista per molte persone, anche se non abbastanza atlantista. In realtà ho operato nel tentativo di evitare una spaccatura tra la Russia e l’Occidente.Per me, infatti, l’Occidente è indivisibile, e comprende la Russia.

- Il 4 marzo scorso la Russia ha scelto Vladimir Putin come presidente. Quali sono le sfide più importanti che attendono il nuovo inquilino del Cremlino?

- Ho seguito con interesse la vostra campagna elettorale. In diversi articoli di giornale Vladimir Putin ha illustrato il suo programma. Un programma, il suo, nel quale era possibile vedere l’orgoglio dei risultati ottenuti, la realizzazione delle sfide economiche e sociali che lo attendono, una visione chiara di ciò che dovrebbe essere fatto nei prossimi anni. La sua ricetta è una maggiore crescita, accompagnata da una maggiore giustizia sociale, da un’attenzione per il sistema educativo, da un’incentivazione del talento giovanile e della loro attività imprenditoriale. Parla di classe media come struttura portante della società, sostiene la crescita demografica e l’istituzione della famiglia Le elezioni per Putin non erano una prova di maturità politica e di equilibrio. E’ stata già dimostrata l’importanza del suo ruolo in Russia e sulla scena internazionale e la responsabilità per la sicurezza mondiale.

- Come valuta il suo programma?

- Molto positivo. La crescita economica della Russia è evidente a tutti, così come il miglioramento dello stile di vita dei cittadini russi. Sono convinto che ancora oggi rimane il leader che può guidare questo grande paese. Ho letto le risposte critiche al suo programma, ma faccio un’analisi oggettiva. E le dirò di più: non ho mai visto programmi alternativi chiari e adeguati.

- Recentemente lei è apparso di fronte ai giornalisti con un livido sul volto, dicendo che se lo era procurato durante una partita a hockey con Putin. Parlando di ricordi, magari meno traumatici, quali sono quelli per lei più belli della Russia?

- Il mio rapporto con la Russia e’ costellato da molti episodi e dai ricordi dei luoghi in cui ho vissuto momenti bellissimi: le sale del Cremlino, Sochi e le rive fiorite del Mar Nero, San Pietroburgo in festa per i suoi trecento anni… Solo per dirle le prime cose che mi vengono alla mente. E poi, i miei rapporti e la mia amicizia con Gorbaciov, con Eltsin, con Putin, con Medvedev. Certo nei confronti di Vladimir nutro un sentimento di amicizia speciale. Lui e’ un uomo straordinario, semplice e umile, una persona di grande umanità, di grande sensibilità e di forti sentimenti primo tra tutti quello dell’amicizia. Per il suo Paese ha svolto e svolgerà ancora un ruolo determinante. Ha saputo portare avanti la transizione dal totalitarismo alla democrazia: un’impresa difficile che richiede tempo. Siamo spesso in contatto telefonico, ci siamo fatti visita a vicenda.
 Devo a lui gran parte delle emozioni che ho vissuto in Russia.
 Ricordo che una sera gli chiesi di portarmi a fare un giro per San Pietroburgo. Arrivati al porto, scendemmo dall’auto e proseguimmo a piedi, senza gli agenti della scorta.
 Fummo attorniati dalla gente che, via via lo riconosceva, gli stringeva la mano, lo abbracciava e lo applaudiva. In tanti chiesero di fotografarsi con noi. E tutto questo avveniva fuori dai riflettori, fuori dalle regole ufficiali. Credo davvero che ciò che Vladimir e’ riuscito a farmi sentire sia proprio il cuore del suo popolo. Che e’ la scoperta più bella che si possa fare in Russia. E’ per questo che ho sempre voglia di tornare da voi.

- Lei ha recentemente annunciato di non volersi ricandidare per il suo partito. Quindi, nel futuro, farà solo il presidente della sua squadra di calcio, il Milan?

- Non ho intenzione di candidarmi per la settima volta alla guida del Governo. Ma rimango sempre presidente e fondatore del Popolo della Libertà e lavorerò per promuovere le riforme che servono al paese. Io credo nella possibilità di cambiare il sistema attuale, che renda l’Italia uno Stato moderno, efficiente e capace di affrontare al meglio le sfide globali. Mi considero sempre al servizio del mio paese e continuerò a lavorare per questo, proprio come ho fatto durante tutta la mia vita.
 (da ‘Komsomolskaya Pravda’)

Oggi è S. Coletta. Nomi Ester, Ermete. Frase di Orwell.



6 marzo 2012 segno zodiacale : Pesci

Il sole sorge alle 6.43 e cala alle 18

S. COLETTA BOYLET nasce ad Amiens ( Francia) il 13 gennaio 1381.

Coletta intraprende la sua complicata esperienza religiosa a 18 anni, dopo la morte dei genitori. E la conclude a 25 su consiglio di Enrico di Baume , tornando fra le Clarisse, perchè si sente chiamata alla riforma degli Ordini istituiti da S. Francesco.

Nel 1406, a Nizza, riceve il velo da Benedetto XIII, che l' autorizza a riformare i monasteri dell' Ordine e a fondarne di nuovi.

Per alcuni anni anni , lei vede fallire gli sforzi di riforma, e solo nel 1410 ha il suo primo monastero rinnovato a Besancon, seguito da altri 16.

Muore a Gand nel 1447.

NAME OF THE DAY: Female ESTER deriva dall' ebraico e significa " stella". Si festeggia il 1 luglio. La sua pietra è il rubino.

Male ERMETE deriva dal greco e significa " annunzio". Si festeggia il 28 agosto. La sua pietra è il diamante.

" Quando si trova un coniuge ammazzato, la prima persona inquisita è l'altro coniuge: questo la dice lunga su quel che la gente pensa della famiglia".

George Orwell