06/03/12

Putin rieletto e Berlusconi rilascia una intervista a Komsomolskaya Pravda’a


La vita del Cavaliere, come viene chiamato Silvio Berlusconi in Italia, non sembra aver subito rallentamenti rispetto ai folli e vecchi ritmi: viaggi, incontri e trattative internazionali. Questo nonostante sia ormai un ex primo ministro, costretto a dimettersi lo scorso anno per le critiche ricevute da buona parte dei cittadini italiani. Con i ricordi di questo evento drammatico, abbiamo iniziato la nostra conversazione.

- Presidente Berlusconi, in qualità di capo del Governo lei ne ha passate di tutti i colori: la sua coalizione si è divisa, lei è stato sottoposto a numerosi procedimenti giudiziari e tirato in ballo in alcuni scandali sessuali. Il risultato è stato che lei si è dimesso prima del tempo, senza nemmeno ricorrere a un voto di sfiducia in Parlamento. Perché questa scelta?

- Ci siamo fatti da parte, nonostante avessimo la maggioranza in Parlamento, per un atto di responsabilità e di generosità verso il Paese, per cercare un accordo con l’opposizione sulle riforme istituzionali indispensabili per la governabilità del Paese. Riforme che da soli non saremmo riusciti ad approvare.
 Questo accordo si e’ rivelato possibile solo mettendo in campo un governo di tecnici, un governo che noi sosteniamo con convinzione e lealtà

- Si sente come una vittima delle circostanze, o c’era una specie di congiura contro di lei?

- Assolutamente no. La decisione apparteneva solo a me e al mio partito. Per quanto riguarda gli “scandali sessuali” sono tutte calunnie, costruite durante una campagna orchestrata per screditarmi anche a livello internazionale. Gli italiani lo sanno, è abbastanza ovvio che si tratta di bugie e non per questo c’è stato un calo nei consensi. Ho una cosa da rimproverarmi: non sono riuscito a conquistare oltre il 50 per cento dei voti, non sono riuscito a convincere gli italiani.Anche se loro sono responsabili del fatto di aver disperso i loro voti in maniera irrazionale tra i piccoli partiti. Il mio partito, “Il Popolo della Libertà” per 18 anni è stato il primo di questi. Ma per la maggioranza assoluta erano necessarie alleanze con partiti minori, che occupano quasi la metà di tutti i seggi in parlamento.

- E ora come stanno le cose?

- Ora stiamo lavorando alle riforme di concerto con l’opposizione, perchè, come ho detto, queste sono necessarie a modernizzare il nostro paese e a permettere una migliore governabilità. Oggi, il Governo non ha alcun potere. Il Primo Ministro italiano non può nemmeno sostituire i ministri. Dopo venti anni di fascismo, infatti, i nostri padri costituenti, temendo il ritorno della dittatura, distribuirono i poteri tra il Governo, l’Assemblea parlamentare, il Capo dello Stato, e la Corte Costituzionale. Il Governo ha soltanto il potere di presentare alle Camere i disegni di legge. Questi disegni diventano legge dopo circa 18-24 mesi. Ma se non piacciono alla magistratura di sinistra vengono impugnati da un Pubblico Ministero che li porta davanti alla Corte Costituzionale che, inderogabilmente, li abroga. Negli ultimi cinque anni, sono state abrogate 241 leggi. Come potete vedere e’ indispensabile cambiare questa architettura istituzionale che non consente al Paese di essere governato.

- Due anni fa, i maggiori politici d’Europa, tra cui lei, parlarono con sicurezza di un’economia stabile. Come è possibile che nessuno di voi abbia previsto l’attuale crisi economica?

- La crisi proviene dal tesoro. Tutto è iniziato con la crisi finanziaria negli Stati Uniti, e poi si è sviluppata in crisi economica e sociale. Nell’autunno del 2008, parlando con alcuni miei colleghi di allora, sentì dire che era necessario prevenire il collasso delle banche. Cosi molti paesi hanno adottato misure per salvare i loro istituti bancari. Noi in Italia no, perché il nostro sistema bancario è stato sempre e rimane tutt’ora molto stabile. La crisi è stata alimentata dagli speculatori internazionali e da uno smisurato pessimismo. Essere ottimisti non significa essere ingenui. Inoltre, il dovere di un politico è quello di essere ottimista. In una situazione complessa, il pessimismo è un elemento chiave che porta alla crisi. In tempi di recessione economica sono l’ottimismo e il coraggio imprenditoriale ad essere essenziali.

- Tengo ancora come souvenir una di quei convertitori Lira - Euro. Uno di quelli che presentaste alle famiglie italiani 10 anni fa. Fatto in Cina, tra l’altro, funziona ancora e non ho cambiato nemmeno la batteria. Ma cosa si deve aspettare l’eurozona? Alcuni prevedono il collasso, altri l’uscita di qualche paese, altri ancora un ritorno alle vecchie valute...

- Non mi sembra probabile. Certo prima dell’Euro avevamo la possibilità di essere competitivi, attuando delle svalutazioni delle nostre monete per favorire le esportazioni, cosa che non e’ più possibile con l’euro. Il problema attuale e’ che dietro l’euro non c’e’ un governo centrale in grado di esprimere una politica economica e monetaria comune. E non c’e’ una Banca centrale come garante di ultima istanza, come invece accade con il dollaro, la sterlina, lo yen. Questo determina la fragilità strutturale dell’Europa che perdurerà in assenza di decisioni risolutive e coraggiose sulle due questioni che ho ricordato. Per quanto riguarda noi italiani abbiamo ereditato dai governi precedenti un debito pubblico molto elevato. In Italia prima di noi i governi duravano in media 11 mesi e per recuperare il consenso in vista delle elezioni spendevano molto e producevano debito.
 Ma la solidità economica dell’Italia non e’ mai stata posta in discussione: mettendo insieme il debito pubblico e quello privato, l’Italia si posiziona subito dopo la Germania come secondo Paese economicamente più forte di tutta l’Europa, prima della Svezia, della Francia e della Gran Bretagna.

- Negli ultimi dieci anni, lei è stato certamente uno dei politici più importanti del mondo in Russia, considerato un grande amico del nostro paese. Perché questa simpatia? Al contrario, secondo le rivelazioni di Wikileaks, lei non piace agli americani...

- Il mio amore per la Russia nasce dalle letture giovanili dei vostri grandi romanzieri e anche da una paura tipica del secolo scorso. La mia generazione ha conosciuto la guerra fredda e non posso dimenticare che ho vissuto molti anni sotto la minaccia dell’olocausto nucleare. La possibilità di mettere fine a questo insensato e terribile incubo e di aprire i nostri Paesi all’amicizia e alla collaborazione mi e’ sembrata subito un’opportunità storica, un’occasione da cogliere al volo. Per questo il risultato netto del mio rapporto con il vostro Paese e con il presidente Putin e’ che ormai le relazioni tra l’Italia e la Federazione Russa hanno raggiunto a tutti i livelli un’importanza e una qualità mai viste prima e sono certamente destinate ad incrementarsi nel futuro. Quanto alle presunte difficolta’, rivelate da Wikileaks, del mio rapporto con gli Stati Uniti per via della mia amicizia con la Russia, ricordo che sono state smentite in modo ufficiale dal Dipartimento di Stato Usa.

- Una delle prime esperienze che ebbi come corrispondente in Italia, fu il vertice NATO di Pratica di Mare nel maggio del 2002, che fu personalmente patrocinato da lei. Allora sembrava un punto di svolta nelle relazioni storiche tra gli ex rivali della “guerra fredda”. Ma nel corso degli ultimi dieci anni ci sono state nuove ‘ondate di freddo’. Ora Putin ha addirittura affermato che la NATO ha fatto il suo tempo e non è più un’Istituzione necessaria. Lei che ne pensa?

- Da un punto di visto storico il vertice di Pratica di Mare nel 2002, fu il momento culminante. La Federazione Russa firmò un accordo con la NATO e io curai personalmente il testo. Tra le altre cose, l’accordo prevedeva la cooperazione nella lotta al terrorismo internazionale, al crimine organizzato, al traffico di droga, al contrabbando di armi e alla cooperazione in situazioni di eventi naturali catastrofici. Con questa firma, la Russia fece la scelta di diventare parte dell’Occidente. Fu davvero un passo fondamentale, che segnò la fine della “guerra fredda” tra i due blocchi. I vecchi schemi di conflitto geopolitico culminarono in una visione comune dei problemi di sicurezza. Fu una grande soddisfazione vedere i leader della NATO e della Russia seduti allo stesso tavolo come amici. Questa fu una tappa decisiva ed emozionante. Sono orgoglioso di avere il merito di ciò.

- Che cosa è cambiato da allora?

- La prevista espansione della NATO in Ucraina e in Georgia, il dispiegamento dei missili americani in Polonia e Repubblica Ceca sono stati percepiti da Mosca come deterrente, come un tentativo di circondare il territorio russo. Ho provato a guardare la cosa da entrambi i punti di vista, cercando di trovare posizioni equidistanti, di raddrizzare il rapporto. E così sono diventato un professionista per molte persone, anche se non abbastanza atlantista. In realtà ho operato nel tentativo di evitare una spaccatura tra la Russia e l’Occidente.Per me, infatti, l’Occidente è indivisibile, e comprende la Russia.

- Il 4 marzo scorso la Russia ha scelto Vladimir Putin come presidente. Quali sono le sfide più importanti che attendono il nuovo inquilino del Cremlino?

- Ho seguito con interesse la vostra campagna elettorale. In diversi articoli di giornale Vladimir Putin ha illustrato il suo programma. Un programma, il suo, nel quale era possibile vedere l’orgoglio dei risultati ottenuti, la realizzazione delle sfide economiche e sociali che lo attendono, una visione chiara di ciò che dovrebbe essere fatto nei prossimi anni. La sua ricetta è una maggiore crescita, accompagnata da una maggiore giustizia sociale, da un’attenzione per il sistema educativo, da un’incentivazione del talento giovanile e della loro attività imprenditoriale. Parla di classe media come struttura portante della società, sostiene la crescita demografica e l’istituzione della famiglia Le elezioni per Putin non erano una prova di maturità politica e di equilibrio. E’ stata già dimostrata l’importanza del suo ruolo in Russia e sulla scena internazionale e la responsabilità per la sicurezza mondiale.

- Come valuta il suo programma?

- Molto positivo. La crescita economica della Russia è evidente a tutti, così come il miglioramento dello stile di vita dei cittadini russi. Sono convinto che ancora oggi rimane il leader che può guidare questo grande paese. Ho letto le risposte critiche al suo programma, ma faccio un’analisi oggettiva. E le dirò di più: non ho mai visto programmi alternativi chiari e adeguati.

- Recentemente lei è apparso di fronte ai giornalisti con un livido sul volto, dicendo che se lo era procurato durante una partita a hockey con Putin. Parlando di ricordi, magari meno traumatici, quali sono quelli per lei più belli della Russia?

- Il mio rapporto con la Russia e’ costellato da molti episodi e dai ricordi dei luoghi in cui ho vissuto momenti bellissimi: le sale del Cremlino, Sochi e le rive fiorite del Mar Nero, San Pietroburgo in festa per i suoi trecento anni… Solo per dirle le prime cose che mi vengono alla mente. E poi, i miei rapporti e la mia amicizia con Gorbaciov, con Eltsin, con Putin, con Medvedev. Certo nei confronti di Vladimir nutro un sentimento di amicizia speciale. Lui e’ un uomo straordinario, semplice e umile, una persona di grande umanità, di grande sensibilità e di forti sentimenti primo tra tutti quello dell’amicizia. Per il suo Paese ha svolto e svolgerà ancora un ruolo determinante. Ha saputo portare avanti la transizione dal totalitarismo alla democrazia: un’impresa difficile che richiede tempo. Siamo spesso in contatto telefonico, ci siamo fatti visita a vicenda.
 Devo a lui gran parte delle emozioni che ho vissuto in Russia.
 Ricordo che una sera gli chiesi di portarmi a fare un giro per San Pietroburgo. Arrivati al porto, scendemmo dall’auto e proseguimmo a piedi, senza gli agenti della scorta.
 Fummo attorniati dalla gente che, via via lo riconosceva, gli stringeva la mano, lo abbracciava e lo applaudiva. In tanti chiesero di fotografarsi con noi. E tutto questo avveniva fuori dai riflettori, fuori dalle regole ufficiali. Credo davvero che ciò che Vladimir e’ riuscito a farmi sentire sia proprio il cuore del suo popolo. Che e’ la scoperta più bella che si possa fare in Russia. E’ per questo che ho sempre voglia di tornare da voi.

- Lei ha recentemente annunciato di non volersi ricandidare per il suo partito. Quindi, nel futuro, farà solo il presidente della sua squadra di calcio, il Milan?

- Non ho intenzione di candidarmi per la settima volta alla guida del Governo. Ma rimango sempre presidente e fondatore del Popolo della Libertà e lavorerò per promuovere le riforme che servono al paese. Io credo nella possibilità di cambiare il sistema attuale, che renda l’Italia uno Stato moderno, efficiente e capace di affrontare al meglio le sfide globali. Mi considero sempre al servizio del mio paese e continuerò a lavorare per questo, proprio come ho fatto durante tutta la mia vita.
 (da ‘Komsomolskaya Pravda’)

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