19/02/12

Caro Singer, sul libero arbitrio non si può!









E' ormai acclarato che la nostra società sta vivendo, forse senza averne piena consapevolezza, una dipendenza dalla genetica o che dir si voglia una "genetomania".
Per tranquillizzare chi legge è giusto chiarire che non si tratta di una malattia contagiosa ma della maniacale inclinazione a considerare "manipolabile" tutto quello che si può controllare e cambiare a nostro piacimento. Compresa la mente umana. Da qui la nascita di una seconda maniacale tendenza: la "neuromania".
La domanda che in questi casi si pone in modo perentorio è se è lecito tradurre in realtà tutto ciò che può essere tecnicamente possibile. Sembrerebbe un gioco di parole  e invece no.
Il filosofo australiano Singer ha ribadito ancora una volta la sua ormai leggendaria eccentricità e ha concepito l'idea di creare una pillola dell' empatia. Si, una pillola in grado di modulare nell'uomo il suo istinto empatico verso i suoi simili in difficoltà, stimolando alcune aree celebrali rispetto ad altre. Queste infatti, sarebbero responsabili di determinati comportamenti empatici che poi ogni essere umano esternerebbe a modo proprio.
Così Singer avrebbe pensato che per migliorare i rapporti sociali, sarebbe opportuno "omologare" tra gli esseri umani un diffuso sentimento di solidarietà, di tutti verso tutti. Quindi come suggerimento, il filosofo metterebbe completamente al bando il libero arbitrio, condizionato dalla personalità, dall'intelligenza e dai sentimenti individuali per dare spazio ad una situazione di assoluto strapotere farmacologico. Nel senso che la strada migliore, sarebbe quella di affidare la nostra volontà e decisione alla più avanzata neurobiologia e neurofarmacologia. Il presupposto parte dal concetto che solo la migliore genetica, potrebbe aiutarci a comprendere la vera natura umana, con il risultato di compiere passi da gigante nel progresso della medicina. Naturalmente una ipotetica pillola così tecnologica, non potrebbe mai essere assunta senza la nostra partecipazione. Pertanto il nostro pieno consenso, sarebbe il lasciapassare obbligatorio per consentire anche ai medici, di manipolare la capacità di intendere e di volere. A parte  l'evidente riduzionismo semplificatorio che vorrebbe ridurre l'essere umano a mera biologia, la gravità della proposta di Singer, sta nell'idea di credere possibile di poter annullare del tutto, il libero arbitrio dell'uomo;  come se, il nostro agire sia illusoriamente determinato da semplici  automatici comportamenti, da poter accendere o spegnere con un semplice click. L'evidente banalità del pensiero del noto filosofo, inciamperebbe sul fatto oggettivo che la nostra mente non è riducibile al cervello, così come l'essere una persona non è una semplice questione di geni, ma un complesso modi di essere che trascende la stessa corporeità fisica.
Sotto il profilo del diritto, tra l'altro, basta soffermarsi sui concetti di capacità giuridica che si acquista con la nascita e si estingue soltanto con la morte del titolare. Stesso regime vige per la capacità di agire che consiste nella idoneità del soggetto maggiorenne, di modificare la propria sfera giuridica con atti di volontà. Là dove la incapacità è all'opposto, la non idoneità della persona a compiere autonomamente atti di volontà aventi effetti giuridici. Continuiamo con i diritti della personalità, giuridicamente definiti "soggettivi assoluti" aventi per oggetto attribuzioni essenziali della persona umana. Anche questi dal momento della nascita, si estinguno con la morte del loro titolare. Tali aspettative trovano fondamento nel codice civile italiano, poichè in essi emerge l'interesse del titolare al loro soddisfacimento, mediante il godimento della propria persona. Ne discende che nel complesso,  il diritto alla vita, all'integrità fisica e alla salute sono tutte legittime aspettative dell'essere umano, tutelate inoltre sia in sede costituzionale che penale. L'art.5 del c.c. ne rappresenta un chiaro esempio, quando "vieta gli atti di disposizione del proprio corpo" che "cagionino una diminuzione permanente dell'integrità fisica, o quando siano altrimenti contrari alla legge, all'ordine pubblico o al nuon costume". Poichè l'integrità fisica non può subire una violazione, nemmeno se l'intervento medico sia diretto a vantaggio del titolare (del diritto stesso) al quale peraltro spettano le valutazioni sia sul rischio medesimo sia sulla decisione di menomare definitivamente la propria integrità. - Cass. 10-12-86, n. 7372, rv. 449423.
Possiamo estendere analoghe considerazioni, spostandoci in sede costituzionale e riferendoci precisamente, all' articolo 13 che garantisce l'inviolabilità della libertà personale, valutando la salvaguardia della propria salute e integrità fisica. - Cass. 25-11-94, n.10014, rv. 48813. 
Dunque oltre agli innumerevoli spunti giuridici contenuti nel codice civile e nella Carta fondamentale italiana, basilari considerazioni etiche soccorrono nel considerare semplicemente inaccettabile, una simile ingerenza da parte della medicina di avanguardia.
Concluderei con le parole di Giovanni Paolo II il quale, nel suo discorso ai membri dell’Accademia delle Scienze il 10 novembre del2003, a tale proposito affermava: "Gli scienziati stessi percepiscono, nello studio della mente umana, il mistero di una dimensione spirituale che trascende la fisiologia cerebrale e sembra guidare tutte le nostre attività come esseri liberi e autonomi, capaci di responsabilità e di amore, e caratterizzati dalla dignità».

dott.ssa Silvia Bosio
Dottore di Ricerca in Bioetica
U.C.S.C. Roma

I 7 tra re e regine di Sanremo sono:Emma,Arisa,Noemi,Bersani,Zilli,Casillo,Mou



Alla fine sono sette i nomi da ricordare:Emma,Arisa,Noemi,Nina Zilli,Samuele Bersani,Casillo ed Erica Mou.Emma è la già da tempo preannunciata vincitrice del 62°Festival di Sanremo,alle sue spalle,concorrono alla formazione di un podio tutto rosa Arisa e Noemi.Casillo,già trionfatore dello show Mediaset"Io canto"di Gerry Scotti,conferma il suo talento ed è primo tra i giovani.I premi della critica,per ciascuna categoria,sono invece dell'alternativo Bersani e della ventenne Erica Mou.

A Nina Zilli la chance che toccò l'anno scorso a Raphael Gualazzi:ci rappresenterà all'Eurovision Song Contest e la scelta è azzeccata:improbabile cercare di esportare uno dei tanti prodotti dei nostri talent,non me ne vogliano le tre prime classificate,decisamente più idonea ad un palco internazionale l'interprete di"Per sempre"sia per stile canoro che estetico.




















E anche per quest'anno,Sanremo,ce lo siamo puntini puntini.

Come far diventare più ecocompatibili e più giuste società ed economia


Più volte negli ultimi mesi Benedetto XVI ha parlato di ecologia, confermando che la tutela del creato è tema centrale per i cristiani. Non è dunque un caso se in Germania per iniziativa di due istituzioni della Chiesa evangelica per la cooperazione allo sviluppo, Evangelischer Entwicklungsdienst e Brot für die Welt, unitamente alla maggiore associazione ambientalista tedesca, il Bund für Umwelt und Naturschutz Deutschland, sia stato pubblicato uno studio specifico: Zukunftsfähiges Deutschland in einer globalisierten Welt (Germania capace di futuro in un mondo globalizzato), adattato e integrato di recente per l'Italia con il titolo Futuro sostenibile.

Un veneto a Roma 2 episodio: la grande Olimpiade

La storia racconta che, nel 197 a.C., il console romano Tito Quinzio  Flaminio, dopo aver sconfitto Filippo V nella battaglia di Cinocefale, proclamò durante i Giochi Istmici di Corinto la libertà  della Grecia, fino ad allora occupata dalle truppe della Macedonia. I cittadini Greci andarono in visibilio. Ritengo che il signor Tito
Quinzio non avrebbe mai immaginato che, ad un suo lontano successore nel Governo della Città di Roma e nel comando delle sue legioni Municipali, sarebbe stato impedito di ospitare i Giochi olimpici proprio a causa della Grecia. Ebbene sì, questa settimana l’argomento che a un Veneto a Roma viene  servito su un piatto d’argento, non può che essere la mirabolante storia dell’Olimpiade Romana (bis). E nessuno mi accusi di avere il dente avvelenato! Il fatto che Venezia sia stata buttata fuori con  poco garbo dal novero delle concorrenti, proprio per lasciare spazio alla concorrente capitolina c’entra poco o nulla. Ammetto che il progetto delle Olimpiadi in laguna mi intrigava e non ritengo disprezzabile il fatto che questo avrebbe coinvolto anche una vasta zona intorno alla città lagunare, includendo altre realtà limitrofe (le province di Padova, Vicenza, Treviso e persino Trieste) e utilizzando per la gran parte strutture già esistenti (13 su 26). 
A ben vedere, però, le gare di windsurf nei canali veneti, con  guizzanti pantegane a far da coreografia, sembrava anche al sottoscritto un’idea un po’ eccessiva. Una sorta di grande festa campestre allargata, con mezzi pubblici che, a partire dai treni,spesso non hanno fatto grandi passi avanti rispetto dalla tradotta dei canti della Grande Guerra (provare la “freccia della palude” Rovigo-Verona per credere). Era dunque giusto che Roma, grande città europea, ci strappasse il progetto. D’altra parte Torino aveva già avuto le Olimpiadi invernali, Milano l’Expo e il nord poteva dirsi mediamente soddisfatto. Per ciò che riguarda il sud, a parte l’avventata candidatura di Palermo subito ritirata, sembrava che mancassero alcuni presupposti. Ora, però, sono successi due fatti, fra i quali uno mi ha lasciato un po’ perplesso, l’altro completamente basito. Il  primo: il Governo decide di negare la lettera in cui si garantiva la garanzia finanziaria e la presa in carico di eventuali deficit legati alla manifestazione. 
Il secondo: un sacco di gente su facebook,  twitter e con ogni altro mezzo atto a comunicare, gesti compresi, esprimeva, con lo stesso entusiasmo della folla di Corinto del 200  a.C., compiacimento per la scelta o soddisfazione per il conseguente stato d’animo del sindaco, che sulle prime non sembrava dei migliori, specie quando, in Campidoglio era stato visto brandire una pala senza che non ci fosse proprio più neve a terra. Anzitutto una riflessione sull’esecutivo: le motivazioni portate da  Monti per il diniego vertevano tutte su ragioni di carattere economico e, per non far sfigurare la candidatura della Capitale, accanto agli elogi, spiegavano che anche a Londra i costi erano raddoppiati e che, per quanto riguardava Atene, non si poteva proprio dire che la manifestazione avesse portato bene al Paese ospitante (Pechino, non pervenuta). 
Non posso certo dire di non essere per nulla d’accordo con Monti ma, secondo il mio parere, il rifiuto aveva anche ragioni di carattere politico e d’immagine. Peraltro, anche senza essere tifosi di Keynes e del New Deal, viene da chiedersi se, per rilanciare l’immagine dell’Italia nel mondo, lo sforzo economico legato ad un’Olimpiade, non avrebbe consentito di rinnovare alcune infrastrutture che sono comunque necessarie e di permettere al Paese di aggrapparsi alla definizione di “grande Nazione” all’altezza di organizzare un evento simile (tra le candidature restano ancora in  piedi, tra le altre, quella della Spagna e dell’Arzebaigian). Forse un pensierino supplementare poteva essere fatto.  Per ciò che riguarda, invece, l’esultanza popolare c’è, a mio parere, un’altra spiegazione che poco c’entra, o solo in parte, con i
ragionamenti che hanno dettato le azioni del Governo. Sarò stato disattento, ma quando il Veneto ha perso la sua candidatura non ho visto il veneziani esibirsi in gare d’impennate con le gondole per la felicità. Viene dunque da chiedersi: perché molti romani hanno invece scelto di esprimere la propria soddisfazione? La ragione è semplice e on riguarda né le tasse, né i sacrifici già compiuti dagli italiani,  né le spese in sé. La ferma convinzione della maggior parte degli italiani, romani compresi, era che nel momento in cui si fosse dato avvio alle opere per l’Olimpiade Romana i soliti noti legati alla politica, a partire dai palazzinari, passando per le società di comunicazione, quelle di servizi e di varie ed eventuali, si sarebbero gettati come avvoltoi sulla carcassa da spolpare mettendoin atto il ben noto modello “Mondiali di nuoto 2009”, in cui molte delle opere preventivate, per responsabilità condivise tra destra e sinistra, erano all’avvio delle gare ben lungi dall’essere compiute e gli impianti erano largamente di ripiego. Roma, in ogni caso, se la sarebbe cavata per le Olimpiadi, così come se l’è cavata con i Mondiali di nuoto: basta un campo lungo sul Colosseo o sui Fori Imperiali per far dimenticare qualsiasi disagio. 
Quello che infastidisce, però, è che, in un periodo di crisi, possano crearsi le condizioni per cui alcuni megaricchi possano diventarlo ancora di più. Ed è disarmante constatare, inoltre, che i cittadini non mettano neppure in dubbio che un fatto del genere possa essere evitato o che, ove accada, non possa succedere in misura quantomeno accettabile. Trovo assurdo che, ancora una volta, la politica non abbia compreso il messaggio e che si sia invece dannata per accapigliarsi, tra nordisti e sudisti, recriminando sulla sensibilità del Governo,  foraggiando editoriali, prese di posizione e sproloqui di opinionisti. La verità? Anziché contare i soldi spesi per l’Expo milanese si sarebbe potuto pensare ad una riforma della legge sugli appalti. In ogni caso non si rattristino i romani: per l’ultima Olimpiade, quella del 1960, una delle innovazioni fu la sostituzione dei i tram coi puzzolentissimi bus su gomma che ancor oggi (un po’ migliorati grazie al metano) intasano le strade sferragliando sui sampietrini.  Chissà stavolta cosa sarebbe potuto capitare.
Marcello Spirandelli

Ventanni da Tangentopoli: a quando una "giustizia giusta?"

Mentre i cittadini italiani, in una fase economicamente delicata, in una Europa scossa dalla crisi del debito, sono chiamati a stringere la cinghia ed affrontare una lunga stagione di sacrifici, è partita una grande campagna mediatica “contro la corruzione, i corruttori e i corrotti” che naturalmente appartengono nell’immaginario collettivo alla Casta dei privilegiati, dunque dei politici. Si istilla questa interpretazione enfatizzando, ad esempio, l’anniversario di Manipulite per prefigurare la necessità di un ritorno in grande stile dell’epoca delle manette facili e degli avvisi di garanzia quotidiani.

Si vuole ad ogni costo salvaguardare l’unica categoria intoccabile – quella della magistratura – invocandone un nuovo protagonismo, convincendo giorno dopo giorno l’opinione pubblica che il 2012 non sia poi così diverso dal 92! Anzi, siccome sono trascorsi “impunemente” vent’anni, l’indignazione pubblica deve crescere e le Procure devono far tintinnare le manette. Può sembrare una lettura forzata degli eventi, mentre invece fotografa ciò che più serve ed è congeniale ad un governo dei tecnici che non è stato scelto dal popolo e che al popolo, invece, deve chiedere di tutto e di più.

In altri termini è partita una operazione mediatica che si prefigge due scopi convergenti, dopo la stagione dei governi Berlusconi che ha disperatamente provato a rilanciare i valori di libertà contro ogni supplenza politica della Magistratura . Il primo obiettivo è appunto quello di rilanciare l’azione massiccia, apparentemente contro la corruttela, delle tante procure italiane che negli ultimi anni avevano perso smalto. Il secondo scopo riguarda la necessità di garantire al Governo dei Tecnici una sostanziale libertà di azione, approfittando di un’opinione pubblica indignata e furente più per la corruzione dilagante che per le tasse, i sacrifici, la mancanza di posti di lavoro.

C’è poi, insieme a tutto questo, il desiderio di delegittimare la classe dirigente politico-parlamentare che negli ultimi venti anni ha avuto la responsabilità di guidare il Paese. Si tralascia o si nasconde il piccolo dettaglio che quella classe dirigente, di centro destra come di sinistra, era legittimata da un voto popolare che questa volta è venuto a mancare. Il tentativo di stravolgere la realtà e di proporre una nuova stagione di “politici onesti e incorruttibili magistrati” ricorda periodi assai poco virtuosi per la libertà del nostro Paese e per la storia delle grandi democrazie. Si invocano nuovi Robespierre e si infonde tra la gente un clima di sfiducia verso che ci ha finora governato, magari per legittimare e dare campo libero a quanti vorrebbero approfittare dell’ “emergenza” per radicarsi a spese altrui.
Di Paolo

Sanremo: i fischi del pubblico zittiscono Celentano: menomale!

Non ho visto Sanremo, non ho seguito Celentano, mi è salita la febbre prima accendere la televisione: forse è stato il solo pensiero di ritrovarmelo a far salire la temperatura.
Mi affido sempre ai video del giorno dopo.
Che bello! Finalmente una reazione del pubblico. Finalmente qualcuno in sala a fischiare ed urlare "basta", a chiudere la bocca a chi continua a dire di voler chiudere "Avvenire" e "Famiglia Cristiana".
Urrah! Premio della critica a quei cittadini seduti all'Ariston e che hanno reagito con un moto di orgoglio che mi accomuna a loro! Grazie!
Anche se non c'ero il mio fischio sia con voi!
Ed ora che è finito Celentano, possiamo parlare del Festival e della Musica di Sanremo?
Buongiorgio....fiuuuuuuuuuuuuuuuuu!