22/03/12

Il gioco del Milan con o senza Ibrahimovic

Ci ho messo un po' a riprendermi dalla eliminazione di Coppa Italia: sono partite che fanno male e per tanti motivi. Che cosa salvo? Il fatto che ce la siamo battuta alla pari con la Juventus nonostante i tantissimi infortuni di prima fascia, su tutti Boateng. Che cosa non salvo? Un sacco di cose, mettetevi comodi. Via il dente via il dolore: parlo subito di Ibra. Apparentemente il Milan ha giocato meglio quando è uscito Ibra. Come mai? Per il solito fatto che nei momenti decisivi lo svedese scompare? Od invece perchè, dico io, Ibra deve giocare da rifinitore di se stesso? Come fa a prendere palla a metà campo e lanciarsi in area? Il Faraone sarà giovane e bravo certo ma non può essere la spalla ideale per Ibra (quella è Cassano!) ed io comincerei a provare in attacco anche Maxi Lopez con lo svedese. Lopez è entrato ed ha smosso le acque oltre ad aver realizzato uno splendido goal.  Seedorf? Inguardabile. Mi è piaciuta invece la foga di Mexes nella ricerca del goal: sembrava milanista da sempre. Emanuellsonn: a me non piace e non può essere una partita col parma a farmelo piacere. Pippo? Non riesco a parlar male di Inzaghi. Sta di fatto che per fortuna sabato si gioca in un anticipo difficile contro una difficile Roma. Dobbiamo vincere per consolidare il primo posto e riprendere morale in vista del grande scontro col Barcellona.
E' possibile eliminare il Barcellona?
Forse si ma solo facendo una partita perfetta all'andata, cioè non prendendo goals a San Siro, e giocandocela tutta al ritorno magari vincendo o pareggiando con un goals all'attivo e qualche aiutino dell'arbitro (ricordate l'Inter di Mourinho?).
Staremo a vedere se Allegri ed il Milan di Allegri sono grandi. Ormai i tempi stanno scadendo. Partite per sani di cuore ci attendono da qui a breve.
Diavoletto Buono

Venite in Libia, la situazione non è così tragica come la descrivono alcuni

"Mi dispiace vedere che si diffondono solo notizie negative sulla situazione libica. Incontro in continuazione tanti libici che hanno un atteggiamento positivo e fiducioso sul futuro del loro Paese" dice all'Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli.


"Bisogna diffondere notizie positive per infondere coraggio sia ai libici sia anche a chi sta fuori, e vorrebbe venire qui a prestare la propria opera" prosegue Mons. Martinelli. "Per esempio ci sono persone della Caritas che vorrebbero venire in Libia per rendersi conto delle necessità dei più bisognosi, ma sono state sconsigliate di venire. Mi chiedo perché, dato che vengono i tecnici dell'ENI e dell'AGIP a lavorare qui, senza alcun problema. Perché non possono venire anche gli operatori della Caritas ?" si chiede il Vicario Apostolico di Tripoli.
"Non è vero che non si possa venire in Libia. Certo non dico come turisti, ma per determinati servizi sociali è possibile" ribadisce. "Posso parlare per Tripoli e dintorni - precisa Mons. Martinelli- vi sono ogni tanto qua e là delle scaramucce, ma generalmente la situazione è tranquilla e pacifica". Mons. Martinelli cita alcuni esempi di vita ordinaria che dimostrano a suo giudizio le tendenza al ritorno alla pace: "Ieri i bambini nelle scuole hanno festeggiato la festa della mamma (che nel mondo arabo coincide con il primo giorno di primavera). Nei giorni scorsi si sono tenute le elezioni per gli organi locali di Tripoli".
Tuttavia esiste il problema delle armi, che sono ancora in possesso delle milizie, e a questo riguardo Mons. Martinelli osserva: "Le autorità di Tripoli stanno facendo di tutto perché chi ha le armi le consegni. Ci vorrà un po' di tempo, ma lo sforzo c'è". "Vorrei che la Libia non fosse più associata, nell'immaginario collettivo, al terrorismo e all'instabilità. Venite ad aiutarci a costruire la nuova Libia" conclude Mons. Martinelli. (L.M.) (Agenzia Fides 23/3/2012)

Il fallimento del multuculturalismo rischia di innescare una 'primavera europea'


Alla fine, dopo più di trenta ore d’assedio, Mohammed Merah, braccato dalle teste di cuoio francesi, si è gettato dalla finestra, mettendo fine a una vicenda che ha sconvolto la Francia e l’Europa intera. E non solo sul piano umano, perché questa vicenda ha avuto ripercussioni anche a livello politico, dove Sarkozy ha visto lievitare nuovamente i propri consensi grazie a una gestione determinata di tutta questa storia. Lo voleva vivo per processarlo, ha detto monsieur le President, per avere giustizia, anche se le malelingue sono convinte che il presidente uscente ne avrebbe fatto il principale strumento per cercare di capovolgere una situazione che lo vede ancora in svantaggio rispetto a Hollande nella corsa all’Eliseo. Così come lo volevano vivo i parenti delle vittime, che forse avrebbero preferito guardare in faccia Merah durante il processo, perché la sua morte non porterà di certo indietro quelle vite spezzate dalla furia omicida di un fanatico esaltato.


Ora, al di là delle strumentalizzazioni politiche, che andrebbero esecrate a prescindere, e del dolore da rispettare di quelle persone che hanno perso i propri cari, andrebbero fatte un paio di considerazioni su una vicenda molto più complessa di quanto non sembri. Mohammed Merah, ventiquattrenne franco-algerino, piccolo delinquentello di periferia con la faccia pulita, è solo la punta di un iceberg formato da numerose complessità socio-culturali, che non riguarda solo la Francia, ma tutta l’Europa. Perché quel modello di multiculturalismo, promosso in questi anni dal falso buonismo europeo, è fallito. Fallito ancor prima nascere, ancor prima di crescere, ancor prima di diradare concordia tra le varie comunità esistenti in Europa.



Ecco perché ora si pone il problema degli immigrati di seconda generazione, figli di coloro che hanno sacrificato una vita pur di sopravvivere, rinunciando al calore della propria terra per cercare fortuna altrove. Anche Mohammed Merah era uno di questi. Uno di coloro i quali, nonostante nascano e crescano in Europa, non riescono ad assimilare la cultura del rispetto e della concordia. I fanatici di seconda generazione sono pochi è vero, nulla rispetto alla maggior parte dei giovani che riescono a integrasi perfettamente in una società multirazziale, ma la loro pericolosità non va sottovalutata.



La loro voglia di conquista del territorio nemico, di noi infedeli, come sono soliti chiamare tutti coloro che non sono musulmani, è la loro arma più pericolosa. E Mohammed Merah l’ha dimostrato pienamente. Da qui, dunque, deve partire una riflessione profonda sulle misure da adottare per evitare che un giorno quello studio dove si prevede che nel 2050 un quinto degli europei sarà di religione musulmana non sia un qualcosa di negativo. Perché altrimenti la storia potrebbe ripetersi con sfumature leggermente diverse, magari con un’altra primavera, ma stavolta europea e nella direzione che vogliono loro.


Idee non richieste per "la carità" di Rutelli e della Margherita

Apprendiamo con gioia che Francesco Rutelli proporrà all'assemblea della Margherita di destinare "almeno 10 milioni di euro a scopi di alto valore". Lo ha reso noto il leader dell'Api in un comunicato, spiegando che l'iniziativa vuole essere un "risarcimento per la dignità politica della Margherita, per la fiducia dei militanti e degli elettori. L'obiettivo è di destinare almeno 10 milioni di euro a scopi di alto valore. Denari questi da non confondere con il risarcimento per le diffamazioni subite ma che rappresentano parte delle risorse già nella disponibilità della Margherita, tolte quelle per liquidare il partito, tutelare il personale residuo, il giornale Europa etc".
Giusto, bello, un plauso.
Senta Rutelli, spero che lei non faccia come Celentano e Benigni, dei quali si vocifera che la loro carità "spontanea" non sia mai giunta a destinazione! Dicevo, non so se lei Rutelli ha già suddiviso questi dieci milioni per tutte le opere di beneficenza che ha in mente, altrimenti, se ci contatta, un paio di idee le avremmo anche noi.
Al di là di questo mi sembra un bel gesto il suo: da una brutta vicenda che possano nascere altre margherite nel giardino di questa Italia un po'... a pezzi

La Fornero al cimitero? Per la sinistra è la proposta alternativa per migliorare l'art.18


Il mondo politico si è indignato, l’opinione pubblica ha storto il naso, la diretta interessata, nonché vittima della vicenda, ha esternato il suo disgusto. Reazioni del tutto naturali, per carità, ma per niente di sorprendente per coloro che hanno vissuto con un certo coinvolgimento la stagione dei veleni pre-montiana. Certo, la trovata di Diliberto – farsi fotografare accanto a una signora con una maglietta sulla quale appariva lo slogan “Fornero al cimitero – non è stata proprio una “genialata”. Nonostante siano arrivate le scuse da parte dell’ex ministro della Giustizia del Governo D’Alema, che ha quasi cercato di giustificarsi, asserendo che non si era accorto della maglietta indossata dalla prode signora, quel che è successo non è che un’ulteriore prova del concetto di dialogo che ha la sinistra e tutti coloro che con questa vanno a braccetto da anni (vedi la Cgil).

Eccolo il loro confronto, ecco le loro proposte alternative per migliorare l’art.18 e il mercato del lavoro. I sinistri, dopo Marco Biagi, vorrebbero vede la Fornero al cimitero, quasi certi che in tal modo nessun’altro oserà mai toccare il loro totem, sfatare quel tabù che sta bloccando l’Italia in un pantano senza fine. Bene, dunque, hanno fatto molti a condannare questo gesto, a stigmatizzare questa violenza psicologica che rischia tradursi in violenza fisica.

E poco importa che essi siano del Pdl, dell’Udc o di Fli, perché sono proprio questi gli episodi che mettono a rischio l’incolumità sociale di un paese già stremato dalla crisi. Guai, dunque, a cavalcare questi piccoli momenti di inciviltà. La stagione dei veleni pre-montiana, quella che vide il violento attacco mediatico, psicologico e fisico nei confronti di Berlusconi, e di coloro che la pensavano come lui, è ancora nitida e chi l’ha vissuta non vuole certamente ripiombare nella sinistra violenza che ha paralizzato l’Italia per mesi.

19 euro al mese e mi muovo in tutta Roma: viva i mezzi pubblici

L'articolo di Repubblica di ieri mi ha stimolato per il buongiorgio di oggi perché mi ha ricordato la mia scelta di vita da ormai tre anni a questa parte: mi muovo solo coi mezzi pubblici a Roma. Una macchina sola in famiglia, neanche lo scooter (costa comunque troppo la benzina ed in centro non ci sono parcheggi) e niente bicicletta perchè Roma non è piatta come Milano ed i Colli, da risalire, sono faticosi. Quindi mi sono dato ai mezzi pubblici e con poco più di 230 euro l'anno mi muovo ovunque, sempre, a qualsiasi ora tranne quando ci sono gli scioperi ed i ritardi.
Beh, il costo è relativamente basso quindi qualche disservizio lo si può sopportare no? Poi se buca l'autobus non devo cambiare io la gomma, vero? 
"Con i carburanti ai prezzi massimi di sempre, meglio lasciare l'auto sotto casa. La crisi, il petrolio da record e l'euro debole, ma anche l'inquinamento atmosferico, stanno cambiando le abitudini degli italiani, schiavi di un parco di oltre 35 milioni di veicoli. Una tendenza che sembra inarrestabile e che sta contagiando milioni di automobilisti pentiti. Automobilisti pentiti che, soprattutto nelle grandi città, ormai usano le quattro ruote solo per il fine settimana, per spostamenti rapidi o per quelli strettamente necessari."
Stamattina sono arrivato in orario: è quasi sempre il mio buongiorgio


Oggi è S.Lea. Nomi Fosca, Folco. Frase di Pilcher.

22 marzo 2012 segno zodiacale: Ariete
Il sole sorge alle 6.12 e cala alle 18.21
S.LEA La vita di questa santa ci è nota solo attraverso gli scritti di San Girolamo.
Lea era di famiglia nobile.
Alla morte del marito è entrata nella comunità di Marcella, dove si studiano le Scritture e si prega insieme, vivendo in castità e povertà.
Con questa scelta, Lea capovolge modi e ritmi della sua vita.
Marcella ha in lei una fiducia totale: le affida il compito di formare le giovani nella vita di fede e nella pratica della carità nascosta e silenziosa.
NAME OF THE DAY: Female FOSCA deriva dal latino e significa " bruna e scura". Si festeggia il 13 febbraio. La sua pietra è il diamante.
Male FOLCO deriva dal germanico e significa " popolo". Si festeggia il 22 maggio. La sua pietra è lo smeraldo.
" Amare non significa trovare la perfezione, bensì perdonare terribili difetti."
Rosamunde Pilcher