20/09/11

Il Napoli... vediamo se vince a Chievo (ops...Verona!)

L'entusiasmo dei conduttori di Sky e Premium per il fatto che tutta settimana vi sia calcio in tivvu è solo pari all'incavolatura delle mogli italiane che devono organizzarsi sei serate di fila senza poter toccare il telecomando. Ieri sera il posticipo di serie B, stasera l'anticipo di serie A Novara contro Inter (si serie A, non voglio fare battutacce), domani le altre partite di campionato, giovedi il posticipo e via giocando.
Da tifoso del più bel giuoco del mondo (accento sulla u please) voglio fare una considerazione calcistica. Il Napoli ha distrutto il Milan campione d'Italia e, seppur siamo all'inizio del torneo, ha fatto chiaramente capire il desiderio di scucire lo scudetto dal petto della squadra di Milano.
Ma il Napoli, per dimostrarsi grande, domani deve vincere a Chievo (ops....Verona), contro il Chievo campo dove l'anno scorso, giunta ad un punto dalla vetta, ha invece rovinosamente perso lasciandosi sfuggire il Milan che poi ha vinto lo scudetto.
Certo, il Milan ha vinto lo scudetto anche negli scontri diretti con le grandi, con lo stesso Napoli, però il titolo lo si vince soprattutto non lasciando punti alle piccole. Chiedete lumi su questa teoria alla Roma, ad esempio, che negli ultimi anni ha lasciato tanti punti, troppi, con le piccole e medie squadre giungendo spesso seconda.
Se il Napoli domani a Verona contro il Chievo dimostrerà la stessa carica agonistica e fame di vittoria ostentata contro il Milan (cosa anche facile perchè lo stimolo di incontrare i campioni di Italia aiuta) sarà veramente diventata una grande pronta a lottare fino alla fine per lo scudetto.
Qui lo dico come ho già detto: il Milan l'anno scorso ha vinto a Cagliari uno a zero a tempo scaduto con goal di Strasser: lì ho capito che avrebbe vinto lo scudetto.

La secessione? Una pirlata!

Detta alla milanese: la secessione è una pirlata! Lo era venti anni fa, figuriamoci adesso. Vengo da Milano, vivo a Roma da 9 anni. Già allora, nel 2003, erano rimasti in pochi a credere alla secessione e qui a Roma, nella mia nuovo città,  rari fanatici al contrario mi guardavano sospettosi come un avamposto Padano che doveva preparare le truppe.
Io rassicuravo tutti quelli che me lo domandavano dicendo che forse, tra le montagne dell'Adamello, qualcuno che crede nella secessione c'è veramente, ma la gente di Milano, Como, Lecco, Varese stessa non ha tempo per pensare ad un'anacronistica quanto masochistica divisione dell'Italia.
Se la secessione era una pirlata venti anni fa (detto alla milanese, sempre, quindi non in modo offensivo) ora è una gran pirlata. ( un po' come la Punto che ora è la Grande Punto) perchè sono passati venti anni ed il fascino che la Lega si era conquistata sul campo è andato via via scemando causa moltissimi fattori ed io cercherò di individuarne solo due.
Il primo è il non raggiungimento del cosiddetto Federalismo pieno, la difficoltà di attuarlo nel concreto, l'incognita sui reali costi di questo processo. Venti anni, di cui molti al governo, dovevano permettere il raggiungimento di questa stella polare della Lega e quindi bloccare sul nascere nostalgie secessioniste.
Il secondo motivo è il Trota. Non che tutte le colpe, voglio dire, siano da attribuire al figlio del Bossi ma che anche il Senatur dopo il grido "Roma Ladrona" abbia cominciato a sistemare tantissime persone in "Roma Ladrona" e nel sistema pubblico, tra queste il figlio, è indigesto a molti, a tanti, e farà anche guadagnare due stipendi ma perdere molti consensi.
La secessione è inutile, una pirlata che interessa solo Bossi e suo figlio e pochi più.
La gente del Nord non l'ha mai presa in seria considerazione vent'anni fa pur prendendo sul serio chi la sventolava: ora è difficile avere anche quest'ultimo gesto di bontà politica.
Giorgio Gibertini Jolly