15/02/12

Cronache di una madre imperfetta 1. L'inappetenza

Si è deciso, noi di Frews, di dare spazio alle "Cronache di una madre imperfetta" e ad occuparmi della rubrica sarò io, Francesca,29 anni e mezzo, mamma da novembre 2009 di Jennifer,disoccupata per scelta. Sono una madre imperfetta perché, tra tutti i consigli, gli"esperti" (senza titoli che poi io diffido anche di quelli titolati), i"fai così", mi barcameno con una diavolessa in piena regola che farebbe saltare i nervi anche al più buddhista dei monaci buddhisti. Oggi tratto di una croce che affligge tante mamme (e nel mio caso più il papà): il bambino inappetente. Jenny mangia poco. Trascorre molto tempo a tavola ma è lenta ed alla fine è scarsa la quantità di cibo che finisce nel suo corpo.E allora tra parenti e amici eccoli tutti: -Prova a cucinarle questo! -Falle quest'altro, perché il mio ne va pazzo! Non è che la patatina non ami la cucina domestica: i primi bocconi li fa tutta soddisfatta, poi non ce la fa più. Al contrario della maggioranza dei bambini, impazzisce per le verdure, di ogni tipo e colore. Per il resto, combatte contro il suo stomaco poco capiente solo quando le preparo i tortellini freschi in brodo, la sua passione! Io provo a spronarla, sono decisa, ma non dittatoriale e dopo qualche rifiuto da parte sua, la libero dalla tortura. Perché? Perché da piccola ero uguale. Mi ricordo quel mal di stomaco quando dovevo compiacere mia madre, che si illudeva di farmi del bene e che mi guardava storto quando ero irremovibile. Non mangiavo non per avere cibi più golosi, non mangiavo non perché fossi distratta da altro, non mangiavo perché ero sazia con poco e non siamo tutti uguali. Eppure oggi sono una donna che ha molto appetito, mangio di tutto, non sono schizzinosa. A me basta vedere che Jennifer sia sana. Anche se non ha cosce cicciotte. Sono una mamma imperfetta, incapace di obbligare la figlia a mangiare.E non me ne cruccio.

12 battesimi ad alta quota: una scelta di appartenenza di 40 profughi


Nketa, Aliyah e Felicia, un maschietto e due bambine, sono i più piccoli. Sono nati qui in Italia, dopo l'arrivo delle loro famiglie a Lemie, paesino incastonato nelle alte Valli di Lanzo, accolti in una vecchia villa dalle mura spesse messa a disposizione dalla Piccola Casa della Divina Provvidenza Cottolengo. Gli altri nove bambini (Exause, Milima, Ndibu, Confidence, Sara, Vanessa, Patient, Precious e Princess) sono nati in Africa, durante il viaggio della loro famiglia alla ricerca di una nuova casa.
Il prossimo sabato, il 18 febbraio, tutti e dodici i bambini saranno battezzati da Padre Paul, padre camerunense della Pastorale Migranti, che ha accompagnato le famiglie, la maggioranza delle quali già di fede cristiana, in un percorso cadenzato da sabati di preghiera e di canto.

Quando sono arrivati dalla Libia in guerra, a maggio dello scorso anno, erano in trentasei. Trentasei vite originarie dell'Africa subsahariana (Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Camerun) espulse da Gheddafi che approdano in alta montagna, in un paesino che, d'inverno, fa 90 abitanti. D'estate, le presenze aumentano richiamate dall'aria buona e dal fresco. Adesso, dopo 9 mesi, le storie d'Africa sono 40. Si sono aggiunti tre neonati e un giovane diciassettenne che aveva perduto il contatto con sua madre durante il rocambolesco viaggio della speranza verso l'Italia. Grazie alla ricerca degli operatori della cooperativa Crescere Insieme e del consorzio nazionale Connecting People, la famiglia si è appena ricongiunta.
Tra il paese di Lemie e gli ospiti del centro c'è stato un contatto, uno di quelli veri, che cambiano l'identità dei soggetti coinvolti. Secondo il filosofo Lévinas, l'incontro con l’altro è la dimensione fondamentale dell’esistenza, la fonte dell’etica e dell’identità: è nell’incontro con l’altro che si realizza la possibilità di essere se stessi.

Il sindaco - che questa estate ha invitato gli ospiti alla festa di matrimonio di sua figlia - e altri quattro residenti a Lemie saranno padrini e madrine di alcuni dei battezzandi. I profughi hanno chiesto anche a due suore della Piccola Casa della Divina Provvidenza Cottolengo - una delle quali, medico, li segue dal punto di vista sanitario - che hanno volentieri accettato. Completano il ventaglio dei padrini e delle madrine, alcuni volontari del luogo e alcuni operatori della cooperativa Crescere Insieme e del consorzio Connecting People.
Ma la festa imminente sta mobilitando energie e coinvolgendo persone in un raggio molto ampio. Regali, auguri, felicitazioni arrivano da privati cittadini, dalle suore del Cottolengo, dal mondo del terzo settore che a vario titolo è impegnato per supportare gli ospiti nel percorso volto all'ottenimento della protezione internazionale e alla ricerca di un lavoro e di una sistemazione abitativa autonoma.

Un battesimo è sempre un evento prezioso. Questo lo è in particolare, perché ci parla della scelta di appartenere a un luogo, a un tempo, a una comunità. Un evento che merita una festa perché coloro che compiono la scelta cercano radici da molto tempo e forse oggi le hanno trovate. In un piccolo paesino sui monti che, nove mesi fa, ha aperto loro le braccia.
Serena Naldini

Eppur si muove: la Regione Lombardia ha approvato il Fattore Famiglia

Il Consiglio regionale della Lombardia ha varato la legge sul Fattore Famiglia. Un provvedimento che stabilisce di valutare la spesa a carico delle famiglie nei servizi socio-assistenziali, non solo attraverso il reddito o la situazione patrimoniale, ma tenendo conto della presenza di figli minori, di persone disabili o non autosufficienti a carico, o nel caso di famiglie numerose. Un'iniziativa unica in Italia e che per il primo anno di sperimentazione sarà applicata solo in alcuni comuni lombardi.

Il provvedimento è stato presentato questa mattina dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, dagli assessori Giulio Boscagli (Famiglia), dal Gianni Rossoni (Occupazione e lavoro) e Valentina Aprea, titolare delle deleghe all'Istruzione, formazione e cultura. Secondo l'assessore Boscagli il Fattore famiglia «cerca di correggere la stima del reddito Isee che è poco equo nei confronti di chi ha figli» ed è volto, ha aggiunto il governatore Formigoni «a confermare ed esaltare l'attenzione che la nostra regione dà alla famiglia, perché permette di tener conto delle diversità».

I nuovi parametri del Fattore Famiglia serviranno anche per stabilire quali famiglie abbiano diritto al "buono scuola", il contributo erogato dalla Regione per i genitori che intendono iscrivere i figli in scuole non statali. L'introduzione di una tabella di "coefficienti di equivalenza"farà si che il degli studenti beneficiari nell'anno scolastico 2012/2013 passi da 52.000 a 60.000 unità: «Nell'anno scolastico 2011-2012 - ha spiegato Rossoni - fummo costretti ad abbassare da 46.000 a 30.000 euro la soglia di reddito massima per il buono scuola e i beneficiari scesero drasticamente da 67.000 a 52.000. Con il Fattore famiglia, invece, ne recupereremo 8.000». La sperimentazione costerà 1,5 milioni di euro: «Chiediamo qualcosa in più a chi ha un reddito alto e qualcosa in meno a chi fa fatica ad arrivare a fine mese», ha chiosato l'assessore Boscagli.
 
Di Redazione

Esclusiva: telefonata tra Celentano e direttore Avvenire, Marco Tarquinio

In esclusiva per i nostri lettori di Frews, pubblichiamo la conversazione telefonica avvenuta oggi tra Adriano Celentano e il direttore dell'Avvenire Marco Tarquinio.
Non si riesce bene a compredere se Adriano vuole scusarsi oppure vuole ulteriormente prendere in giro l'Avvenire e il suo direttore, voi che dite?









Ovviamente si tratta di uno scherzo andato in onda oggi su Radio DeeJay, la cosa certa è che Celentano ieri sera ha fatto veramente una figuraccia e oggi è stato pesantemente accusato e criticato da tutti, diventando pure lo zimbello anche della trasmissione radiofonica "Ciao Belli".

Se crolla il governo Greco crolla tutta l'Europa

E' significativo il voto con cui il Parlamento ellenico ha dato il via libera all'ennesimo piano di sacrifici imposto dal mondo (Ue, Bce e Fmi), in cambio di altri aiuti (145 miliardi di euro), al di là delle gravissime manifestazioni di protesta che hanno messo a ferro e fuoco la capitale ellenica. E' stata una drammatica domenica di disordini e incidenti nella bufera di un terribile inverno meteorologico e metaforico, ma un risultato è stato raggiunto con il via libera all'ultima bombola d'ossigeno per consentire ad Atene di uscire finalmente dal baratro. Ci auguriamo tutti che basti perché, a prescindere dalle simpatie di ciascuno di noi per la Grecia, c'è un grande rischio: se crolla il governo Papademos può crollare tutta l'Europa e l’Italia tornerebbe nel mirino della speculazione.

E' vero che non siamo la Grecia e che gli sforzi da noi compiuti nell'ultimo anno dai governi Berlusconi e Monti stanno già dando i primi risultati, ma dobbiamo essere, comunque, consapevoli del fatto che il nostro risanamento non può prescindere dall'ipoteca europea. Già oggi siamo in una situazione così difficile perché i poteri forti di Bruxelles (leggi: Merkel, innanzitutto) hanno ritardato i soccorsi internazionali e hanno, poi, concesso linee di credito con interessi così elevati che Atene non è in grado di pagare.

Cosa succederebbe, a questo punto, se i nuovi aiuti non fossero ancora sufficienti per evitare il default greco? Cadrebbe davvero tutto: l'euro e l'intera impalcatura monetaria messa in piedi in modo troppo affrettato. Sarebbe un disastro terribile, e in prima fila, a pagarne le conseguenze, si troverebbe anche la Germania che è il Paese commercialmente più attivo nell'eurozona. Come spiegare, allora, la miopia della cancelliera di ferro? La ragione è semplice: gli investitori di tutto il mondo (banche tedesche in primis), dovranno procedere - in cambio dell'ultimo piano di austerità varato dal Parlamento ellenico - al taglio volontario di almeno il 50% del valore nominale dei bond emessi da Atene. Un taglio già previsto, ma per ora solo sulla carta.
Di Paolo

Non sparate sulla Croce Rossa ma come è possibile trattenersi?

Un appello al ministro dell'Interno e al prefetto di Roma perché intervengano per garantire il diritto al posto di lavoro di 25 ex-lavoratori del Cara di Castelnuovo di Porto: a lanciarlo è la Croce Rossa, che uscirà questa sera definitivamente dal Centro di accoglienza per richiedenti asilo lasciandolo nelle mani della società che ha vinto l'ultima gara di aggiudicazione. Il commissario straordinario Francesco Rocca chiede quel ri-assorbimento dei dipendenti che - afferma - era stato garantito in sede di offerta, e che potrebbe garantire "continuità a un servizio umanitario" che la Cri ha portato avanti dal 2008.

Per ironia della sorte, la Croce Rossa chiede al governo di intervenire per favorire una soluzione (il riassorbimento dei dipendenti del Cara di Castelnuovo di Porto) che essa stessa ha rifiutato, non più tardi di qualche settimana fa, ai lavoratori del Cara di Borgo di Mezzanone, in provincia di Foggia. Qui i lavoratori che non sono stati riassorbiti sono stati 80, tutti dipendenti dell'ente gestore (Connecting People) che ha curato i servizi del Centro e che ha da alcune settimane lasciato il posto proprio alla Croce Rossa. Nessuno degli ex lavoratori del Cara pugliese è stato assunto, tutti hanno perso il proprio lavoro. La notizia che la Croce Rossa chiede al governo di non permettere nel Lazio una situazione che in Puglia ha visto protagonista negativa proprio la Cri non passa inosservata. "Condivido la richiesta della Croce Rossa - dice Giuseppe Scozzari, presidente di Connecting People - perché è allucinante che non vengano riassorbite delle persone che hanno lavorato bene, ma sono stupito, anzi sbigottito, dal fatto che chiedano una cosa che loro per primi, e con ben 80 lavoratori, non hanno voluto fare".

Il Cara di Borgo Mezzanone è stato negli ultimi anni al centro di una vertenza assai dura fra Connecting People e Croce Rossa, combattuta a colpi di ricorsi e sentenze, non ancora concluse. La Cri, che aveva gestito il Cara per 10 anni, aveva perso la gestione della struttura nel gennaio 2009, con Connecting People ad aggiudicarsi la gara indetta dalla prefettura di Foggia. Il consorzio aveva dunque iniziato a lavorare dentro il Centro, salvo essere nuovamente estromesso alcune settimana fa in seguito ad una sentenza del Consiglio dello Stato che, accogliendo il ricorso della Cri, aveva dichiarato l'inefficacia del contratto fra prefettura e consorzio. Sulla vicenda pende il nuovo ricorso presentato da Connecting People. E nel frattempo gli 80 lavoratori assunti da Connecting People sono a spasso: la Cri non ha loro garantito il posto di lavoro, mettendo in evidenza la sua natura di ente di diritto pubblico e non (come gli altri gestori) di ente di natura privata.

"Se la Croce rossa - spiega il presidente di Connecting People - avesse assunto 80 suoi dipendenti con regolare bando pubblico, la loro sottolineatura di agire come un ente di diritto pubblico e non privato sarebbe anche potuta passare, ma purtroppo non è così: la gran parte delle persone che oggi lavorano a Borgo Mezzanone sono assunte attraverso le agenzie interinali. Di fatto - è la denuncia - la Croce Rossa sta utilizzando delle cooperative sociali per i servizi di pulizia e molti altri: di dipendenti Cri dentro il Cara ce ne sono pochissimi, gli altri sono tutti assunti tramite agenzie interinali". E questa, secondo Scozzari, è una vera e propria "nefandezza". Quei posti potevano essere garantiti ai vecchi lavoratori per i quali - racconta - "abbiamo cercato di portare avanti una battaglia di buon senso": "Che senso ha avuto - si chiede - non dare lavoro a persone che hanno svolto bene il proprio compito nel corso degli ultimi due anni, come anche testimoniato dalla prefettura di Foggia e dalle organizzazioni umanitarie?".

E al commissario straordinario Rocca che sottolinea la differenza fra "società che ha come priorità l'attività di impresa" (gli enti gestori privati) e una società che ha invece come prioritaria l'attività "umanitaria" (la Croce rossa, appunto), Scozzari risponde duramente: "Non sa di cosa parla, se non conosce la legge 381 se la vada a leggere: il privato sociale ha come attività fondamentale la promozione della persona, e se questo non viene fatto le realtà vengono chiuse o trasformate in enti profit". "Questa storia per cui gli enti di diritto privato non guardano all'attività sociale mentre la Croce rossa, e solo la Croce rossa, sa far bene le cose è una favoletta". (ska di Redattore Sociale)

Stati Uniti. Abusi su minori: nessuno porterà il Papa a processo!

Si è conclusa nel silenzio dei mass media una dolorosa vicenda di abusi che avrebbe voluto coinvolgere il Papa e la Santa Sede. Venerdì scorso, l’avvocato Jeff Anderson ha depositato presso la Corte distrettuale del Wisconsin una notifica di archiviazione relativa all’azione legale denominata "John Doe 16 v. Holy See”. Si tratta del caso di un ragazzo disabile abusato da un sacerdote in una scuola per bambini sordomuti di Milwaukee: nell'istituto numerosi altri ragazzi erano stati abusati dallo stesso prete. Secondo le leggi statunitensi vigenti, la presentazione di tale notifica comporta l’archiviazione immediata della causa, senza che sia necessaria una sentenza in merito emanata dalla Corte.

La causa, denunciando la copertura degli abusi, era intenzionata ad affermare la diretta responsabilità della Santa Sede sugli oltre 400mila sacerdoti sparsi nel mondo, quando questa, è noto – sottolinea in una dichiarazione l’avvocato della Santa Sede Jeffrey Lena – spetta ai rispettivi vescovi o superiori religiosi. Lena ricorda come Anderson abbia “orchestrato per la stampa un evento dai toni drammatici e ricco di ‘colpi di scena’ che mirava a provocare nei mass media un’attenzione smodata e frenetica per la questione”. Si ricorda l’enfatico annuncio di informazioni che avrebbero dimostrato l’esistenza di un’“azione congiunta a livello mondiale” collegata ad abusi sessuali e diretta dalla Santa Sede. “Su una teoria tanto datata quanto smentita – afferma Lena - è stata creata appositamente per i mass media una sequenza di eventi che ha trasformato un fatto gravissimo – la violenza sessuale perpetrata ai danni di un minore – in uno strumento di affermazioni mendaci circa presunte responsabilità della Santa Sede”.

Leena sottolinea anche l’impegno della Chiesa nel contrasto degli abusi ricordando che “è stato il diritto canonico e non quello civile innanzitutto, a istituire per primo l’obbligo di denuncia” per queste vicende. Una causa come questa - prosegue l’avvocato Lena – “intentata contro la Santa Sede e tenuta insieme solo da una rete mendace di accuse infondate di complotti internazionali, in verità non è altro che una strumentalizzazione del sistema giudiziario ed uno spreco di risorse”.

“Quello che non dobbiamo dimenticare – afferma ancora l’avvocato della Santa Sede - è il fatto che molti anni fa John Doe 16, un ragazzo solo e afflitto da disabilità, è stato oggetto di terribili abusi. Come Papa Benedetto XVI ha ripetutamente affermato, ogni abuso – sia esso perpetrato in istituzioni pubbliche o private, da qualunque persona, di qualunque credo o affiliazione religiosa – è un peccato e un crimine”.

“È triste constatare – conclude Lena - come nelle mani di un avvocato troppo incline alle conferenze stampa e un altro che trascorre il proprio tempo a scrivere su Internet una rubrica faziosa con cui tenta di far passare per eroi se stesso e i suoi colleghi, la vera tragica situazione e la sofferenza di John Doe 16 siano diventate uno strumento di pubblico inganno”


Fabio Grande

La raccolta differenziata per i miei figli e l'indifferenza diseducativa degli adulti

Svolgere la raccolta differenziata a Roma è quasi una impresa, in alcuni quartieri, e dire che a Novate Milanese, paese da cui provengono, si fa già da almeno vent'anni!
Dove viviamo noi  a Roma ci sono solo i cassonetti verdi, quelli che raccolgono tutto, dagli avanzi di cibo, al verde di quando si sistema il giardino, alle bottiglie di vetro e di plastica fino ai numeri passati delle riviste e dei quotidiani.
Per adempiere alla raccolta differenziata si deve vincere la pigrizia di portarsi dietro un sacchetto già differenziato per almeno cinquecento metri.
Pochi, davvero, ma a volte troppi per la pigrizia italiana.
Mia moglie invece è coraggiosa. Oltre ai tre figli si trascina dietro anche i sacchi di differenziata e spiega ai bambini che qui va messo il vetro, lì la plastica e là la carta.
Così è avvenuto ieri mattina. Prima che finisse il rituale di brava mamma e brava cittadina si è avvicinato un anziano amico del quartiere che le ha detto, ad alta voce: ma che la fai a fare? Tanto non lo sai che poi tutto finisce nello stesso contenitore?
Davanti ai bambini.
Come rovinare mesi e mesi di educazione! Ma un bidone per la raccolta dei cittadini che si impicciano, non esiste?
Buongiorgio

Oggi è S.Claudio de la Colombiere. Nomi Dora e Duilio. Frase di Monet.



15 febbraio 2012 segno zodiacale: Acquario.

il sole sorge alle 7.11 e cala alle 17.36.

S.CLAUDIO de la COLOMBIERE nato a Grenoble , in Francia, il 2 febbraio 1641.

Entrò a 17 anni nel noviziato di Avignone della Compagnia di Gesù.

A 25 anni andò a studiare teologia a Parigi e a 28 fu ordinato sacerdote.

Fu superiore del collegio di Paray-le-Monial e confessore delle vicine Suore della Visitazione .

Rappresentò una guida sicura per i fedeli, disorientati dalle dispute tra Francia e Roma a causa delle dottrine gianseniste.

Venne poi mandato a Londra come cappellano della futura regina Maria Beatrice d'Este.

Ma fu arrestato con l'accusa di voler restaurare la Chiesa cattolica in Inghilterra.

Espulso, tornò a a Paray-le-Monial, dove morì solo tre mesi dopo, il 15 febbraio 1682.

NAME OF THE DAY: Female DORA deriva dal greco dòron e significa" regalo". Si festeggia il 1 novembre. La sua pietra è il topazio.

Male DUILIO deriva dal nome gentilizio latino Duilius e significa " guerriero valoroso in battaglia". Si festeggia il 1 novembre. La sua pietra è lo zaffiro.

" Ogni colore che noi vediamo nasce dall' influenza del suo vicino".

Claude Monet

Champions League, si sono giocati i primi Ottavi di finale


Tornano gli ottavi di Champions, anche se a spezzatino. Difatti oggi si giocano due gare, domani altre due, poi settimana prossima le altre 4 gare. Oggi nessuna italiana, scendono in campo Barcellona contro Bayer Leverkusen e Lione contro Apoel.

I blaugrana, dopo lo scivolone di campionato, vincono fuori casa per 3-1, mettendo già un piede nei quarti. Il divario tecnico è alto, i tedeschi possono poco contro lo squadrone catalano. Dopo che nel primo tempo il Barcellona è passato avanti, nel secondo tempo i padroni di casa pareggiano, per poi andare ancora sotto ed infine subire il 3-1. Doppietta di Sanchez e rete di Messi, per i tedeschi gol di Kadlec.

Nell'altra gara il Lione vince contro l'Apoel per 1-0, gol di Lacazette. Per il ritorno è tutto aperto e l'Apoel giocherà col favore del pubblico di casa. Per i ciprioti è già una favola essere negli ottavi, ma mai dire mai, hanno le carte per ribaltare il risultato. Staremo a vedere.