20/02/12

La crisi economica divide il mondo in quattro classi (...come Trenitalia)

Secondo i rapporti "The African Economic Outlook 2011" e "Perspective on Global Development 2012" recentemente pubblicati dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) la crisi economica ha fortemente accelerato la ripartizione della ricchezza nel mondo e l'Africa ne e' stata la principale beneficiaria.

James Wolfensohn, ex presidente della Banca mondiale, già economista, banchiere (e capitano della nazionale australiana di scherma alle Olimpiadi del 1956) ha diviso il mondo in quattro livelli di velocità di crescita. Non più solo Nord e Sud, paesi sviluppati e sottosviluppati, ma una classificazione più articolata che tiene conto delle vicinanze e dei passi avanti fatti dai due precedenti poli opposti. Considerando il tasso di sviluppo, il ritmo di crescita economica e il livello dei salari in confronto alle potenze industriali il mondo e' stato diviso in: 1) affluent (paesi ricchi); 2) converging (paesi convergenti); 3) struggling (paesi in movimento); 4) poor (paesi poveri). Interessante e' sapere che nella categoria dei paesi convergenti rientrano Cina, India, Indonesia, Thailandia, Filippine, alcuni paesi dell’Africa sub sahariana come Sudafrica, Nigeria ed Etiopia, Tunisia e Marocco, alcuni paesi del Sud America, come Colombia e Perù.

Dall'analisi dell'OCSE risulta che il livello di vita dei paesi in via di sviluppo si è avvicinato a quello dei paesi ricchi e molti paesi, una volta in coda al treno, si sono liberati dal giogo della povertà estrema e senza speranza, per avvicinarsi ai vagoni di quelli che hanno un processo di crescita media. È sorprendente l'evoluzione economica registrata in Africa: gli stati convergenti erano 2 nel 2000 e negli anni della crisi salgano a 28; quelli poveri diminuiscono da 34 a 14. (*) L’Ocse parla di «evoluzione spettacolare della crescita media dell’Africa, comparata al resto del mondo», che, come sappiamo, arranca. L'evoluzione deve essere giudicata con prudenza non dimenticando, cioè, lo scarto iniziale piuttosto elevato tra i paesi ricchi e quelli in via di sviluppo. Questa situazione sembra pero' suggerire una riflessione ed una domanda: con la crisi, il mondo occidentale ha frenato così i piccoli passi avanti fatti da tanti paesi africani, che partivano da zero, sono diventati più visibili; sarà solo un'impressione? 
 
* Non sono compresi nelle statistiche, per assenza di dati, Somalia, Zimbabwe, São Tomé e Libia. 
 
Maria Leone

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