Un appello al ministro dell'Interno e al prefetto di Roma perché intervengano per garantire il diritto al posto di lavoro di 25 ex-lavoratori del Cara di Castelnuovo di Porto: a lanciarlo è la Croce Rossa, che uscirà questa sera definitivamente dal Centro di accoglienza per richiedenti asilo lasciandolo nelle mani della società che ha vinto l'ultima gara di aggiudicazione. Il commissario straordinario Francesco Rocca chiede quel ri-assorbimento dei dipendenti che - afferma - era stato garantito in sede di offerta, e che potrebbe garantire "continuità a un servizio umanitario" che la Cri ha portato avanti dal 2008.
Per ironia della sorte, la Croce Rossa chiede al governo di intervenire per favorire una soluzione (il riassorbimento dei dipendenti del Cara di Castelnuovo di Porto) che essa stessa ha rifiutato, non più tardi di qualche settimana fa, ai lavoratori del Cara di Borgo di Mezzanone, in provincia di Foggia. Qui i lavoratori che non sono stati riassorbiti sono stati 80, tutti dipendenti dell'ente gestore (Connecting People) che ha curato i servizi del Centro e che ha da alcune settimane lasciato il posto proprio alla Croce Rossa. Nessuno degli ex lavoratori del Cara pugliese è stato assunto, tutti hanno perso il proprio lavoro. La notizia che la Croce Rossa chiede al governo di non permettere nel Lazio una situazione che in Puglia ha visto protagonista negativa proprio la Cri non passa inosservata. "Condivido la richiesta della Croce Rossa - dice Giuseppe Scozzari, presidente di Connecting People - perché è allucinante che non vengano riassorbite delle persone che hanno lavorato bene, ma sono stupito, anzi sbigottito, dal fatto che chiedano una cosa che loro per primi, e con ben 80 lavoratori, non hanno voluto fare".
Il Cara di Borgo Mezzanone è stato negli ultimi anni al centro di una vertenza assai dura fra Connecting People e Croce Rossa, combattuta a colpi di ricorsi e sentenze, non ancora concluse. La Cri, che aveva gestito il Cara per 10 anni, aveva perso la gestione della struttura nel gennaio 2009, con Connecting People ad aggiudicarsi la gara indetta dalla prefettura di Foggia. Il consorzio aveva dunque iniziato a lavorare dentro il Centro, salvo essere nuovamente estromesso alcune settimana fa in seguito ad una sentenza del Consiglio dello Stato che, accogliendo il ricorso della Cri, aveva dichiarato l'inefficacia del contratto fra prefettura e consorzio. Sulla vicenda pende il nuovo ricorso presentato da Connecting People. E nel frattempo gli 80 lavoratori assunti da Connecting People sono a spasso: la Cri non ha loro garantito il posto di lavoro, mettendo in evidenza la sua natura di ente di diritto pubblico e non (come gli altri gestori) di ente di natura privata.
"Se la Croce rossa - spiega il presidente di Connecting People - avesse assunto 80 suoi dipendenti con regolare bando pubblico, la loro sottolineatura di agire come un ente di diritto pubblico e non privato sarebbe anche potuta passare, ma purtroppo non è così: la gran parte delle persone che oggi lavorano a Borgo Mezzanone sono assunte attraverso le agenzie interinali. Di fatto - è la denuncia - la Croce Rossa sta utilizzando delle cooperative sociali per i servizi di pulizia e molti altri: di dipendenti Cri dentro il Cara ce ne sono pochissimi, gli altri sono tutti assunti tramite agenzie interinali". E questa, secondo Scozzari, è una vera e propria "nefandezza". Quei posti potevano essere garantiti ai vecchi lavoratori per i quali - racconta - "abbiamo cercato di portare avanti una battaglia di buon senso": "Che senso ha avuto - si chiede - non dare lavoro a persone che hanno svolto bene il proprio compito nel corso degli ultimi due anni, come anche testimoniato dalla prefettura di Foggia e dalle organizzazioni umanitarie?".
E al commissario straordinario Rocca che sottolinea la differenza fra "società che ha come priorità l'attività di impresa" (gli enti gestori privati) e una società che ha invece come prioritaria l'attività "umanitaria" (la Croce rossa, appunto), Scozzari risponde duramente: "Non sa di cosa parla, se non conosce la legge 381 se la vada a leggere: il privato sociale ha come attività fondamentale la promozione della persona, e se questo non viene fatto le realtà vengono chiuse o trasformate in enti profit". "Questa storia per cui gli enti di diritto privato non guardano all'attività sociale mentre la Croce rossa, e solo la Croce rossa, sa far bene le cose è una favoletta". (ska di Redattore Sociale)
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