22/02/12

"La coscienza di Zeno", quel Prof. e....anche stavolta Dio!


Il mio Prof.di lettere di IVginnasio,durante una lezione di letteratura italiana,espresse questo punto di vista: le opere degli scrittori si potrebbero dividere in due macro categorie, cioè quella di coloro che hanno trovato Dio e la conclusione del loro lavoro è come un grido di gioia e quella di coloro che non l'hanno(ancora)incontrato e quindi esternano il mal di vivere. Mi sembrò una sciocchezza. In questi giorni,dopo quasi tre anni di astinenza, ho ripreso a leggere.Non sono andata in libreria a scegliere, ma, dopo il pranzo dalla suocera, le ho domandato in prestito "La coscienza di Zeno", la Prof.(soprannome che mantiene nonostante sia in pensione e che le sta benissimo) me l'ha regalato.

Avevo sempre mantenuto in me il proposito di leggerlo,come altri titoli della nostra letteratura ma dubito che l'avrei fatto. Perché quando sceglievo un libro, ero sempre catturata da qualche classico francese. Ora passo all'incipit del V capitolo, il romanzo di Svevo non diventerà mai il mio preferito ma sono contenta di averlo cominciato. Cimentandomi coi vizi, i propositi, le mancanze e i tormenti del triestino Zeno, ho ritrovato un pò della me del passato e mi sono interrogata su quale sia, a mio avviso, il vero disagio del protagonista. Ci ho messo un secondo a dirmi: - A Zeno manca Dio! Mi sa che aveva ragione il Professore di IV ginnasio!

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