31/10/11

Fotografia - I Grandi Maestri - Jim Lo Scalzo

Cari lettori e amici, la vostra voglia di fotografia cresce sempre più. Lo sento.
E quale modo migliore per placarla della visione dei capolavori di un nuovo Grande Maestro?
Questa volta abbiamo scelto un fotografo di Washington: Jim Lo Scalzo
Abbiamo imparato a conoscerlo sfogliando le pagine di National Geographic. Anche lui come molti dei grandi fotografi da noi scelti ha vinto numerosi premi e ha scritto anche un libro di memorie fotografiche intitolato "Evidence of my Existence" pubblicato nel 2007.

L'immagine che ci ha fatto innamorare di questo grande artista (perchè di arte parliamo, ricordatelo sempre), è stata un 'immagine tanto semplice quanto di impatto emozionale.
 

La tecnica dell'hdr rende vivida l'immagine delle pannocchie che risultano oltremodo "concrete". Lo scatto è stato eseguito in Iowa. E Nell'Iowa le pannocchie seccano prima del racconto autunnale, infatti lo scorso anno lo stato dell'Iowa ha prodotto 56 milioni di tonnellate di granturco, elemento vitale per il mangime del bestiame e per la produzione di etanolo.


"Anche dopo sedici anni passati a scattare per US News e World Report (mica pizza e fichi, ndr), e la mia recentissima entrata nel European PressPhoto Agency (aridaje, ndr), non sono ancora arrivato ad essere il mio ideale di fotografo" (dalla Biografia di Jim Lo Scalzo).

C'è forse modo migliore per esprimere il concetto di "continuare a migliorarsi? Io credo di no.


I membri dell'ordine dei cavalieri della Southern Cross del Ku Klux Klan (KSCKKK), in riunione in Virginia, vicino a Powhatan.
 

L'uragano Irene

Pastori battisti in Louisiana durante un battesimo.

Mai banale, in continua evoluzione e alla ricerca costante di miglioramento. Al di là dei capolavori che abbiamo scelto di proporvi, Jim Lo Scalzo doveva essere protagonista di questa rubrica sopratutto come esempio per tutti noi fotografi. Un esempio che non tarderemo di certo a seguire. Cercate sempre lo scatto perfetto, ben consci del fatto che sarà sempre quello successivo...




Laura & Ser Vlad




"Chiunque governi, dovrà fare i conti con le alte aspettative della gente" dice a Fides l'Arcivescovo di Tunisi


"Per essere state le prime elezioni veramente libere nella storia della Tunisia, quelle del 23 ottobre sono state un successo" dice all'Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Maroun Elias Lahham, Arcivescovo di Tunisi. Nelle elezioni per l'Assemblea Costituente tenutesi domenica 23 ottobre, il partito islamista Ennahda ha ottenuto il 41% dei voti. La leadership del partito ha annunciato la formazione di un nuovo governo entro 10 giorni e di redigere la nuova Costituzione entro un anno.
"Il risultato va accettato e diamo tempo ai vincitori di mettere in pratica quello che hanno promesso durante la campagna elettorale. Certo non sarà facile, perché hanno solo un anno di tempo per redigere la Costituzione e realizzare altre importanti riforme. La gente si aspetta tutto e subito, una cosa che Ennahda o qualsiasi altro partito difficilmente possono assicurare" afferma Mons. Lahham.
A turbare il clima sereno delle elezioni sono stati i disordini scoppiati il 28 ottobre a Sidi Bouzid, dove le autorità hanno imposto il coprifuoco, poi revocato. I dimostranti erano scesi per le strade per protestare per l'esclusione di sei liste di Petition Popoulaire, una formazione guidata da Hechmi Haamdi, un ricchissimo imprenditore, che si dice legato al deposto Presidente Ben Ali.
"Si è trattato di un episodio secondario, che ormai è passato" dice l'Arcivescovo di Tunisi. "Hechmi Haamdi ha impostato la sua campagna elettorale su toni demagogici, cercando di allettare la parte più povera dell'elettorato con promesse quali un sussidio per i disoccupati. Quando la sua lista è stata esclusa dalla votazione per alcune irregolarità, i suoi sostenitori sono scesi in strada provocando gli incidenti di cui si diceva, ma sembra ormai un episodio concluso. Questo personaggio inoltre è troppo legato a Ben Ali per essere veramente popolare tra la maggioranza dei tunisini" conclude Mons. Lahham. (L.M.) (Agenzia Fides 31/10/2011)

Alla Roma servirebbero un po' di romanisti

Non sono un allenatore di calcio, o meglio, lo sono nella misura in cui lo siamo tutti noi italiani. Sono grande tifoso del Milan ed ora anche della Roma visto che vivo nella capitale. Mi permetto un suggerimento particolare che però vorrebbe assumere un carattere generale.
Non mi è dispiaciuta la Roma vista contro il Milan ma soprattutto quella del Derby.
Non mi piace Luis Enrique muto in panchina: i giocatori vanno punzecchiati ogni momento, rincorsi da bordo campo, stimolati, come faceva Mourinho che ha trasformato gli immobili interisti in scale mobili.
A Roma tutto è più sanguigno.
Non si può perdere un Derby in quel modo.
Manca il mordente.
E nel derby soprattutto il mordente te lo dà l'essere di Roma, vivere questa città, sentire la pressione e la passione addosso tutto l'anno anche solo per quella sfida, la stracittadina.
Giocare un derby con due o tre solo romanisti (se non sbaglio c'erano in campo solo De Rossi, Cassetti e Perrotta) non può essere un buon inizio!
Che ne sa della stracittadina Luis Enrique, Heinze, Diaz, Pjanic e chi altri? Gente che neanche sapeva dov'era la Capitale prima di atterrarci con l'aereo.
Di Benedetto, listen to me please: ridai la Roma ai romanisti a cominciare dal Sor Carletto Ancelotti in panchina e poi ci pensa lui in tre anni a portarti ai massimi livelli, riempiendola di giocatori che sanno che a Roma vincere una partita conta di più che in tutto il resto d'Italia, se poi è il derby......


Le norme sui licenziamenti nei principali Paesi del mondo

“Qualcuno dismetta l’abito ideologico. Mi riferisco ai licenziamenti: siamo l’unico paese al mondo che ha regole così rigide”a favore dei lavoratori. Lo afferma il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ospite di Uno Mattina, riferendosi alle misure contenute nella lettera all’Ue.
Sacconi replica al giudizio negativo della Cgil della Cisl agli impegni del governo a Bruxelles. “Questo no sindacale lo abbiamo sentito più volte di fronte ai cambiamenti che poi alla fine, come fu per la legge Biagi, sono stati accolti, accettati e utilizzati. Io confido che questo possa accadere ancora, che le riforme pur faticosamente si facciano e alla fine, una volta che qualcuno si è preso la responsabilità di farle, vengano unanimemente accettate”, dice il ministro.
“Io mi auguro che quando entreremo nel merito, e il dialogo con le parti sociali sarà un passaggio decisivo e importante, ci potrà essere un atteggiamento responsabile, magari di controproposta, in modo che il percorso sia costruttivo, perché con i ‘no’ in questo tempo non facciamo sviluppo, non facciamo occupazione”.
Rispetto, in particolare, al tema dei “licenziamenti facili, questo in realtà va letto come maggiore capacità delle nostre imprese di avere la propensione ad assumere. Lo scopo è fare più occupazione, non meno occupazione”, aggiunge Sacconi rilevando la necessità, su sollecitazione dell’Ue, di “creare un mercato del lavoro più dinamico, in cui le imprese si sentano maggiormente incoraggiate ad assumere anche se le prospettive sono incerte. E le prospettive incerte sono la caratteristica del nostro tempo e, temo, destinate a durare”.
Le norme sui licenziamenti nei principali Paesi del mondo
Germania - Si può licenziare legittimamente sia per ragioni di carattere soggettivo che per motivi di carattere economico. Previsto un preavviso da 1 a 7 mesi, con la possibilità affidata alle parti di prevedere anche altrimenti. A fronte di una interruzione illegittima del rapporto di lavoro è previsto un reintegro, salva valutazione da parte del tribunale della improseguibilità del rapporto
Stati Uniti - Vige il principio di libera recedibilità ad eccezioni di ipotesi particolari in alcuni Stati, dove esiste il divieto a licenziare qualora la cosa possa creare problemi di ordine pubblico. L’illegittimità del licenziamento prevede invece il risarcimento dei danni, salvo diritto di reintegrazione in alcuni casi.
Inghilterra - È possibile licenziare sia per ragioni di carattere soggettivo che per motivi di carattere economico con preavviso di 12 settimane (con possibilità di prevedere termini più favorevoli). A fronte di licenziamento illegittimo la legge prevede: riassunzione o reintegro del lavoratore (nella pratica avviene molto raramente) oppure risarcimento del danno.
Francia - Si può licenziare per ragioni di carattere soggettivo che per motivi di carattere economico, con l’esclusione degli interventi finalizzati a migliorare risultati di bilancio e quotazioni di Borsa. Previsto un preavviso di 3 mesi. Di contro un licenziamento illegittimo può far scattare il risarcimento del dipendente oppure, nei casi limite, il diritto al reintegro.

La medicina del futuro è tutta italiana!


E' una notizia recentissima riportata dalla rivista scientifica Stem Cells. La coppia dei ricercatori italiani (marito e moglie) Ilaria Decimo e Francesco Bifari, entrambi dell'Università di Verona, hanno isolato le cellule staminali prelevate dal rivestimento esterno del tessuto nervoso "le meningi" e sono riusciti ad attivarle, risvegliandole, dopo un trauma. 
Il risultato ottenuto, ha una portata decisiva nella sperimentazione della terapia che un domani potrebbe risolvere, i danni cerebrali che causano la paralisi del corpo.
Occorre dire che le staminali, sono forme cellulari «primitive» che hanno la capacità di specializzarsi. Questa attitudine, consente loro di potersi attivare nel midollo spinale in seguito ad un trauma. Non solo ma a quanto pare, l'applicazione della cura, sarebbe utile sia per le lesioni gravi del midollo, responsabili di infermità permanente sia per le patologie neurodegenerative come il Parkinson e l'Alzheimer. Entrambi i ricercatori hanno spiegato che "Gli esperimenti sono stati condotti su dei ratti adulti" e "quindi in esemplari completamente sviluppati, in cui è più difficile che avvenga la rigenerazione dei tessuti. La scoperta è importante per due aspetti: l’individuazione di una fonte di cellule staminali e il fatto che quest’ultime possono differenziarsi. Il fatto che si tratti di staminali "adulte", utilizzabili per trapianti autologi, cioè sullo stesso soggetto, permette di superare le problematiche etiche proprie delle staminali embrionali».
Vediamo come anche in questo caso, possiamo rinvenire un esempio di quanto sia positivo voler abbassare il livello delle malattie trasmissibili geneticamente. Quindi, il problema etico, nel quale ci si imbatte sistematicamente in questo genere di dibattito, è sempre la scelta idonea dei mezzi tecnici utilizzati per perseguire il raggiungimento di questi nobili fini.
Bisogna portare avanti la ricerca ad ogni costo o vi sono dei confini etici da rispettare caso per caso? La domanda appena posta, ha un forte impatto emotivo che cambia significato a seconda del rispetto che si ritiene giusto dare al concetto di essere umano. E sopratutto alla sua intrinseca dignità. Sarebbe opportuno ricordare a chi legge che il vero limite, viene imposto dalla stessa protezione della vita umana, in senso ampio. Da quanto detto, discende automaticamente che nessun essere umano, sin dalla formazione delle prime cellule totipotenti, fino al momento della sua nascita e poi fino alla sua morte naturale debba, in alcun modo e per nessun motivo, essere eliminato. Neppure per superiori interessi della scienza e l'esperenza di Oviedo nel '97, ce lo ha insegnato molto bene; l'art. 15 Regola generale, così recita: "la ricerca scientifica nel campo della biologia e della medicina si esercita liberamente sotto riserva delle disposizioni della presente Convenzione e delle altre disposizioni giuridiche che assicurano la protezione dell’essere umano". Si evince chiaramente che dalla Convenzione in poi, il tema della brevettabilità costituisce un nodo complesso che porta sempre più la nostra civiltà di fronte al bivio della decisione di poter rilasciare brevetti, nonostante questi rappresentino una offesa alla moralità e alla dignità umana. La gestione tecnoscientifica delle linee della vita e in particolar modo embrionarie, coinvolge infatti sempre più l'esigenza di una riflessione sociale, culturale, giuridica, politica e filosofica, in una parola bioetica. 
In questa direzione, la neonata sentenza UE sulla causa Brustle-Granpeace, ha dimostrato quanto l'intento del Consiglio d'Europa, sia sempre stato quello di far conciliare al massimo l'equilibrio tra il progresso scientifico e il rispetto della dignità umana. Soprattutto quando lo sviluppo delle rierche sul materiale biologico, ha avuto ad oggetto gli embrioni umani. D'altra parte il Consiglio, attraverso l'istituzione del CDBI - Comitato Direttivo per la Bioetica - ha voluto chiarire come gli stessi principi chiave, naturalmente a favore della difesa della vita umana, stabiliscano in modo uniforme che la scienza debba essere al servizio dell'individuo e non il contrario.
Tra l'altro, se guardiamo alla Risoluzione del Parlamento europeo sulla brevettabilità delle invenzioni biotecnologiche, viene presa in considerazione la direttiva 98/44/CE sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche. E tra i vari considerando, alla lettera f) si afferma che l'ufficio europeo del brevetti, accoglie "l'opposizione al brevetto dell'Università di Edimburgo sulla base del fatto che esso rappresentava una offesa alla moralità pubblica (ordine pubblico) dichiarando che non possono essere rilasciati brevetti sulle cellule staminali embrionali umane". Ciò per perseguire il raggiungimento di due scopi. Anzitutto per invitare (al successivo n.2) l'Ufficio europeo dei brevetti, in conformità all'art.53 bis della Convenzione sul brevetto europeo "a non rilasciare brevetti che costituiscano un offesa" al "rispetto della dignità dell'essere umano in tutte le fasi del suo sviluppo"; e secondariamente per ribadire " la propria opposizione alla concessione di un brevetto che includa le cellule staminali embrionali umane e gli stessi embrioni". 
Dunque, se vogliamo tutelare la stessa sopravvivenza dell'uomo oggi e nel suo futuro, dobbiamo evitare i rischi derivanti da certi tipi di biotecnologie e far salvo il principio della responsabilità intergenerazionale. Forse soltanto a queste condizioni potremo riuscire a vedere nel futuro la continuzione della nostra specie e a salvaguardare le condizioni fondamentali per la nostra stessa sussistenza.
dott.ssa Silvia Bosio
Dottore di Ricerca in Bioetica
U.C.S.C. ROMA