Non vi dirò che sono un grande esperto di calcio. Non lo
sono. Seguo questo sport assai saltuariamente e l’intensità con cui mi sono
dedicato ad interessarmene è calata dopo l’affare di Calciopoli. So indicarvi,
però, qual è la mia squadra del cuore: la Juventus.
E’ così da quando ero troppo piccolo per chiedermi che anno
fosse. Mio padre, allora, portava e montava cucine in giro per l’Italia. Una
sera ero in lacrime perché doveva partire. Mi prese in braccio e mi chiese:
“Per che squadra tifi?” Io guardai mia madre e le domandai: “E tu mamma, per
che squadra tifi?”
Lei rispose: “Mi sta simpatico il Milan”. Ma lo disse senza
fervore, come fanno tutte quelle donne che non sono interessate al calcio.
Allora mi rivolsi a mio padre: “E tu?”. Lui sorrise e mi rispose: “Juventus”.
In quel momento trovai la mia squadra del cuore.Me ne sono pentito in futuro? La risposta è no. Perché l’appartenenza è a prescindere. E’ una questione di fede e passione, di cuore e di stomaco. Di sensazioni. E come non posso cessare di definirmi italiano, nonostante le sozzure di questo Paese, non potrò mai smettere di definirmi Juventino.
Ho sentito ripetermi la domanda, qualche giorno fa, da un noto giornalista (non che mi capiti di frequentarli spesso, intendiamoci, ma se me lo chiede un tipo del genere, capita di pesare le parole e di interrogarsi anche in seguito sull’adeguatezza della risposta). “Per che squadra tifi?”. “Juventus”. “Come mai?”
Non gli ho raccontato dell’episodio con mio padre di tanti anni fa. Ma gli ho dato la risposta che vale oggi.
Perché tifo Juventus? Perché la Juventus, benché sia una delle squadre con più tifosi in Italia, non è una scelta populista. Perché ha la nobiltà di un’origine antica, ma un atto di nascita semplice e schietto come quello che solo un gruppo di ragazzi sanno dare. Perché ha un nome latino, in una Nazione che dimentica la grandezza delle sue origini. Perché parla di gioventù in un Paese che non è per giovani. Perché ha colori opposti che rappresentano la luce e l’oscurità, e tutto il mondo dentro. Perché come simbolo ha una zebra e in Italia tutto ciò che porta nello stemma un equino di qualche tipo è il simbolo del meglio. Perché mi ricordo la notte in cui mi sono arrampicato sul tetto per appendere la sua bandiera quando la Juve vinse la Champions contro l’Ajax, e le parole dell’Avvocato: “loro saranno pure pittori fiamminghi ma noi siamo piemontesi tosti”.
Sì signori, chiamatemi ladro o gobbo, ma io tifo Juve. Perché la Juve sa sopportare anche il peso schiacciante della sua grandezza.
Tre stelle e tre è il numero perfetto.
Bellissimo pezzo condito da un emozionante ricordo
RispondiEliminaGrazie infinite direttore :-) Lieto che ti sia piaciuto
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