30/10/11

Il Fini di ieri dimetterebbe quello di oggi

Si era nel 2007 e Fausto Bertinotti, uomo di un partito politicamente “estremo” ma allora Presidente della Camera che si ricorda come sommamente rispettoso - dentro ma anche e soprattutto fuori dall’emiciclo - del ruolo istituzionale e di un comportamento super partes che si vorrebbe connaturato alla terza carica dello Stato, si arrischiò ad esprimersi a favore di una manifestazione di lavoratori. Aggiungendo che ci sarebbe andato se solo avesse potuto; marcando così la sua naturale impossibilità a partecipare per rispetto al proprio ruolo.
Gianfranco Fini, l’attuale Presidente della Camera, ci andò giù duro con queste precise parole: “Bertinotti dice: ci andrei (alla manifestazione) se non fossi Presidente della Camera. E’ facile rispondergli che se proprio ci tiene si dimetta. Il presidente della Camera è in una situazione che un tempo avremmo definito di lotta e di governo. Non di governo perché il presidente della Camera non governa, ma rappresenta la terza carica istituzionale della Repubblica, è cosciente che lui ha il dovere di non partecipare a manifestazioni, credo che dovrebbe avvertire anche la sensibilità di non pronunciarsi, proprio per la carica che ricopre” (Intervista in voce trasmessa mercoledì sera alle 20 da Radio 24 nella rubrica La Zanzara e che è possibile riascoltare su internet).
In un libro del senatore Domenico Nania, oggi ripreso dalla stampa, si ritrovano altre vecchie citazioni attribuibili all’onorevole Fini: quando ad esempio “bastonava” l’allora presidente della Camera Irene Pivetti per la sua attiva partecipazione ad una manifestazione della Lega e la invitava a “prendere in considerazione l’ipotesi di rimettere il suo mandato”.
Una delle tante dichiarazioni che entrerebbero a buon diritto nell’archivio delle “ultime parole famose”, celeberrima rubrica della Settimana Enigmistica.
E a proposito di enigmi, soltanto Gianfranco Fini può sciogliere quello che lo riguarda, spiegando agli italiani quale sia l’opinione vera e autentica di Gianfranco Fini sul ruolo delle massime cariche istituzionali: super partes in Aula e faziose sulla piazza? Rispettose di tutti in Aula e offensive fino alle malevolenze private in tv? Può il Fini, annata 2011, fare e dire quel che il Fini annata 2007 proibiva a Bertinotti perfino di pensare?
L’anno scorso Fini scrisse al Corriere della Sera sul Fli rivendicando “il diritto a cambiare opinione, assumendomene tutta la responsabilità”. Più di un proverbio lo sorregge in questo, dai “cretini che sono gli unici a non cambiare mai opinione” al fatto che “occorre più coraggio per cambiare idea che per restarvi fedele”. Suggeriamo un aforisma che meglio può sciogliere l’enigma Fini: “Non sempre io sono del mio parere” (Paul Valery). Ci sembra più calzante e su questo, sia chiaro, non cambiamo opinione.
Di Paolo

1 commento:

  1. Bertinotti era un politico di Rifondazione Comunista.
    Per un comunista,è già un controsenso accettare la carica di Presidente della Camera perché prima che su una poltrona dovrebbe fare politica nelle piazze.
    Però,il prestigio dell'incarico,ha appannato,anzi ottenebrato,gli ideali.
    La Pivetti,invece,partecipò alla manifestazione del suo partito mentre ricopriva lo stesso ruolo.
    Fini cambia spesso idea.
    Ma per loro due ci vuole più clemenza:la Pivetti Presidente della Camera,non era ancora innamorata del suo ex marito e,da donna passionale,doveva sfogare gli ardori.
    Il Fini di ieri non è il Fini di oggi,padre di due bambine piccole:gli infanti stressano e se a me che sono casalinga e madre di una bimba soltanto succede di uscire e dimenticare le chiavi di casa o di lasciare la spesa al supermercato,figuriamoci che cosa può passare per la testa di quest'uomo che ha tutto raddoppiato rispetto a me:figli,responsabilità e soprattutto età.
    Lui si che invece che alla Camera dovrebbe andare in piazza,coi passeggini!
    Francesca

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