Napolitano, il presidente appena premiato come uomo dell'anno da Famiglia Cristiana, non firmò il decreto dell'allora Governo Berlusconi per fermare l'esecuzione di Eluana Englaro che tre anni fa, dopo molte ore di stenti per la privazione di acqua e cibo, morì.
Eluana, cittadina italiana, malata come altri 2500 in Italia: li vogliamo ammazzare tutti?
Eluana è nata il 25 novembre 1970. In stato vegetativo persistente dal 18 gennaio 1992 a causa di un incidente stradale. Nel 1994 Eluana entra nella casa di cura di Lecco 'Beato Luigi Talamoni', gestita dalle suore Misericordine che, senza chiedere mai nulla in cambio, la accudiscono per 15 anni!
Nella notte del 3 febbraio 2009 viene strappata dalle cure amorevoli delle suore e portata alla casa di riposo La Quiete di Udine, per praticarle quello che viene detto "il protocollo" tra cui la eliminazione di idratazione ed alimentazione. Il 9 febbraio 2009 alle ore 20.10 Eluana muore.
Di quella storia rimane un dibattito ideologico, fortemente sostenuto dai Radicali, a favore della morte e della cultura di morte ed una legge controversa ed ormai immobile, per non dire insabbiata, nei corridoi del Senato.
Da quella storia mi rimane la preghiera per Eluana e per chi l'ha condannata a questa morte e la voglia di combattere ancora di più perchè la vita di tutti sia rispettata, difesa, dal concepimento a morte naturale.
Non sappiamo quello che può pensare, vivere, sentire, una persona in quello stato, come era Eluana. Eluana come nonna Jole ed altre 2500 persone; Eluana come i neonati che vivono nel loro mondo magico fatto solo di occhi sbarrati e bocca aperta che non sa più emettere suono, se non in modo sconclusionato e flebile.
Eluana nostra concittadina uccisa dallo stato.
Alziamoci in piedi!
Lei voleva morire, esiste il diritto alla vita, dovrebbe esistere anche il diritto alla morte. Essere attaccati ad una macchina e costretti alla sopravvivenza non è vita secondo me.
RispondiEliminaPAOLO SAYS @ VERGOGNATI....!!!! La morte non è un diritto è un evento naturale che accidentalmente può capitare anche precocemente e nessuno può togliere la vita ad un malato terminale . Visto che in ITALIA non si puo' ( purtroppo) nemmeno togliere la vita ad un criminale . che a mio avviso sarebbe giusto.
RispondiEliminaPaolo, lei voleva morire..... quando? in che tempi? in che occasione? sotto quale suggestione? ma in quel momento che cosa desiderava pur non riuscendo a comunicarlo? E poi...diritto a morire? Sei tu il padrone delle tua vita?
RispondiEliminaE adesso la domandona: se per un malaugurato incidente uno qualunque di voi rimanesse completamente paralizzato, incapace di parlare ed esprimersi, ma con un cervello in grado di ragionare, cosa farebbe?
RispondiEliminaSiete veramente convinti di riuscire a resistere per decine e decine d'anni fermi, immobili e rinchiusi in una gabbia rappresentata dal vostro stesso corpo?
Io in questo caso provvederei subito a mettere per iscritto (come una sorta di testamento) le mie ultime "volontà esprimibili".
E.
In questo momento dici così Emanuele, oggi che sei sano ed in una situazione differente. Io dico che non si può sapere a priori che cosa si vivrà e penserà in quei momenti quindi chiedo massimo rispetto per quelle persone che non possono essere lasciate morire per fame o sete.
RispondiEliminaCerto, ma la cosa è reciproca. Non credo però di riuscire ad accettare di vivere una vita da vegetale pensante sulle spalle dei miei cari e della società. Mi dispiace, ma per come sono fatto non lo accetterei mai.
RispondiEliminaIn questo caso la scelta sarebbe mia, non di qualcun altro.
E.
Ti suicideresti insomma?
RispondiEliminaSe non avessi più alcuna possibilità di lottare, di migliorare la mia vita, di badare ai miei cari e se ogni speranza di guarigione fosse svanita penso proprio che sceglierei di morire.
RispondiEliminaMi dispiace, ma l'idea di finire in una prigione ben peggiore di quelle riservate ai criminali non mi va proprio giù.
E.
Secondo me il tema è molto complesso.E non lo dico come frase fatta ma per esperienza,avendo un nonno malato terminale morto suicida quattro anni fa.
RispondiEliminaTu Giorgio fai sempre il paragone tra malati immobili e neonati.Paragonabili,ma relitivamente:il neonato ogni giorno fa immensi progressi che lo portano ad un costante miglioramento della propria condizione,fino a vivere una vita definibile"normale".
Per i malati c'è da fare un distinguo perfino tra di loro!
Premetto che non condivido di smettere di alimentare una persona in coma.
Sembra crudele anche a me,non smetterei neppure di dare l'acqua a una pianta!
Però credo che il malato cosciente possa decidere,proprio perché gli altri non sanno cosa prova.
Per quello in stato vegetativo,farei in modo che tutti lasciassimo le nostre volontà mentre stiamo bene,nell'eventualità che....
E non è che permetterei la morte dopo 6 mesi o un anno di coma,ma dopo dieci,se una persona ha lasciato scritto di voler morire,si.
Dopotutto Dio ci lascia il libero arbitrio.
Dovremmo lasciarlo ad altri anche noi uomini.
Poi la vicenda di Eluana è stata strumentalizzata da tutti,dal padre,dai media,dai cattolici,da tutti.
A me non piace che sui drammi sorgano dibattiti a senso unico,in base al colore politico,all'ateismo o alla fede religiosa.
Nella mia libertà di individuo un giorno posso ragionare da Mussolini,un altro da Lenin,un altro ancora da suora,purché non tradisca me stessa.
Sono contraria all'aborto,non sono favorevole ad uccidere ma lo sono a lasciare un testamento scritto per decidere di cosa fare delle nostre vite nel caso in cui.
Mi spiace che la società ci porti a questo oggi, ovvero ad aver paura sul domani per i nostri figli senza di noi.
RispondiEliminaRispetto la tua scelta. Quella di adesso e per l'adesso.
Il tema è molto complesso: ho una nonna da quattro anni in quello stato ed a volte ti viene voglia di dire: perchè non te la prendi mentre ti sei già preso altri, più giovani, e che stavano bene?
RispondiEliminaPerò quel monito costante, quotidiano, mi tiene a pensare al mistero della vita e della morte che essendo mistero va appunto contemplato, rispettato.
Le Dichiarazioni anticipate di trattamento valgono ora per l'ora ma in quel momento, Francesca, se non potrai esprimere un parere diverso come sarà possibile per te comunicarlo?
Quante idee hai cambiato nel corso degli anni?
E nonostante questo,a onor del vero,ti dico che il suicidio di mio nonno non è stato dettato dal male in sé,anche se i medici avevano stabilito che c'era soltanto da aspettare la morte e soffriva moltissimo.
RispondiEliminaCredo che dietro ad un malato terminale dovrebbero esserci famiglie con i co.....i e non era il caso della sua.
Nonno era troppo diverso dal resto della famiglia,decontestualizzato in quell'ignoranza ed egoismo che lo circondava.
Dopo quello che accadde si fece a gara per decidere di chi fosse la colpa,figuratevi un pò!
Mi sono trovata a discutere con un deficiente perfino alle pompe funebri!
Nonno aveva deciso che del funerale me ne sarei occupata io,aveva già parlato con me e col titolare dell'impresa delle sue volontà e arriva,ripeto,quel deficiente che non reputo più parente che cercava di fare economia sulla morte...
Penso che non ci si prepari alla morte così lasciamo che ci prenda all'improvviso
RispondiEliminaAllora non ci si dovrebbe nemmeno sposare perché uno firma oggi ma domani non è detto che lo rifarebbe e tanti restano sposati solo per ragioni che poco c'entrano coi sentimenti.
RispondiEliminaAllora non dovremmo neanche decidere se vorremmo donare i nostri organi perché oggi la pensiamo in un modo,poi magari quando sta per sopraggiungere la morte non abbiamo tempo per cambiare volontà.
E a quel proposito,non dico quale sia stata la mia scelta,ma corrisponde tuttora a quella fatta appena maggiorenne.
Ma che c'entra Francesca. Uno si sposa in consapevolezza, penso, e si lascia altrettanto consapevolmente.
RispondiEliminaIo sto parlando di uno stato particolare nel quale non sappiamo la persona che cosa vive, pensa perché non lo può comunicare.
Per te valgono le idee espresse venti anni prima in altre condizioni, per me no.
E se uno volesse morire,potendolo decidere in quel momento?
RispondiEliminaSe volesse morire e lo si lasciasse vivere non lo si rispetterebbe.
Se volesse vivere e lo si lasciasse morire(con o senza testamento) non lo si rispetterebbe.
La vita è un mistero,la morte è un paradosso.
No, la morte è irrazionale. Quindi, pur sforzandoci, non la possiamo spiegare
RispondiEliminaFra tu scrivi: "e se uno volesse morire..."
RispondiEliminaIo credo invece che l'uomo come non può decidere quando, come e dove venire al mondo analogamente non possa decidere quando come e dove morire!
Ma l'uomo non vuole accettare questo suo "limite" e a volte si vuole illudere di poterlo fare con il "suicidio".
Che tu lo faccia perchè hai perso il posto di lavoro, perchè sei stato lasciato dalla ragazza della tua vita, perchè hai appena ucciso tua moglie o perchè sei un malato terminale che ha perso ogni speranza e non vuole più accettare un dolore (giudicato inutile), sempre suicidio resta!
Ma non stupisce questo comportamento da parte dell'uomo "moderno ed evoluto", che arriva persino a difendere il "suicidio" come un proprio "diritto". L'uomo vuole ad ogni costo dimostrare che è egli stesso che "comanda il gioco"...e quindi si illude con il suicidio di poter essere egli stesso a governare la propria vita. Proprio la morte e la sofferenza dovrebbero metterci di fronte al fatto che non siamo noi a comandare il "gioco"...ma non lo vogliamo e non lo possiamo accettare e quindi...scatta il suicidio!
...consiglio a tutti di vedere questo video: http://youtu.be/xwlu5Wz-O_0
Si tratta del "Maestro e Margherita" sceneggiato tratto dall'omonimo romanzo.
Riporto un dialogo [che trovate nella parte 1 (2/5)] tra un individuo particolare e un "poeta" ateo che lavora per il regime:
"Ma ecco una domanda che mi turba: se Dio non c'è, allora uno potrebbe chiedersi, chi dirige la vita umana?"
"Lo stesso uomo dirige!"
"Mi perdoni...ma per dirigere, bisogna avere un piano esatto...per un periodo abbastanza lungo, diciamo, anche solo per un millennio. E mi permetta di chiederle: come può l'uomo dirigere: se non può neanche rispondere del proprio domani?
E appunto, immagini che lei, per esempio, si metta a dirigere, che cominci a disporre di lei e degli altri, e che cominci a prenderci gusto...e poi, improvvisamente, he he, un cancro ai polmoni
Si un cancro...
E tutto il suo bel dirigere è bel e finito!!
Non le interessa più il destino di nessuno, eccetto il suo. I parenti cominciano a mentirle. Lei comincia a precipitarsi dai migliori medici...poi dai ciarlatani e poi magari dalle chiromanti. Come i primi anche i secondi e i terzi, lei capisce, che sono assolutamente insensati
E tutto finisce in tragedia
Un uomo, che ancora recentemente credeva di dirigere qualcosa, improvvisamente è steso immobile in una cassa di legno, e tutta la gente attorno, capendo che dal morto non si cava più niente, lo cremano in un forno.
Ma capita anche di peggio..."
Non lo chiamiamo diritto,proviamo a chiamarlo libero arbitrio.
RispondiEliminaNessuno dovrebbe avere il diritto di suicidarsi o di compiere un omicidio.
Ma la realtà è che la Chiesa oggi offre il rito funebre anche ai suicidi.
Quando mio nonno si suicidò alcuni parenti dissero che era stata una follia.
Quando il fratello di mio nonno si ridusse nelle stesse condizioni,gli stessi,cioè i figli,cambiarono idea.Io non so se sia giusta l'eutanasia o no,se qualcuno di noi un giorno sarà malato terminale potremmo riparlarne.
Noi parliamo da persone potenzialmente in salute.aver visto un famigliare stare male non è come stare male in prima persona.
Siamo tutti un pò presuntuosi.Davanti al male ci vuole l'umiltà di chi ha la fortuna di stare bene.Noi facciamo nobili ed interessanti chiacchiere.Che tali,nonostante la loro portata restano.
Francesca
Manuel. Grazie per la tua cultura che ci trasmetti, e dico sul serio: non conoscevo quel "Maestro e la margherita". Su frews si impara ogni giorno!
RispondiEliminaFrancesca, pienamente d'accordo, si tratta di "libero arbitrio", ognuno può decidere in ogni momento che strada prendere, anche una strada che rischia di condurci alla dannazione eterna (è un discorso generico, non strettamente riferito al suicidio). Io non giudico chi decide di suicidarci, non spetta certamente a me farlo e non oso nemmeno sostenere che sarò sempre forte da non arrivare mai a pensarci o a farlo o a chiederlo (come infatti ho già raccontato in un altro commento ho assistito ad un parente molto stretto, un malato terminale, che disperato ha chiesto di essere ucciso), non ho questa grande fiducia di me stesso! Dico solo che sono certamente convinto che il suicidio non sia MAI una soluzione e che sia una decisione sbagliata. Ma non condanno! Pertanto, con la massima umiltà, condanno il "suicidio" non il "suicida"...può sembrare un gioco ridicolo di parole ma non lo è!
RispondiEliminaGiorgio, la "conoscenza" non è qualche cosa che si possiede e/o per la quale si ha qualche merito! Io stesso ho conosciuto questa opera solo 3-4 anni fa. Mi fu trasmessa, questa conoscenza, da un amico ed è bello poterla ora condividere con altri, soprattutto con un caro amico come te...in questi anni ho scoperto che abbiamo veramente tanto da imparare dalla Russia, da come hanno vissuto loro il cristianesimo. Diverse parti di quello sceneggiato mi hanno colpito nel profondo e mi hanno commosso. Il problema è che il credo "comunista" di pensare l'uomo al centro dell'universo, di credere che la scienza sia oramai in grado di spiegare ogni cosa, di credere che le religioni siano semplicemente delle ignoranti superstizioni è oggi presente forse in modo ancora più forte di quanto lo fosse nella Russia leninista e stalinista.
RispondiEliminaAdesso vado fuori tema ma voglio dirvi alcune cose,sono confidenze plateali dato il contesto.Io non penso che mio nonno si sia suicidato solo per il suo male,ma per un modo generale nostro di vivere la famiglia che,quando si è trovato in quelle condizioni,non gli ha lasciato scampo.
RispondiEliminaMi sembrarono stupidi i carabinieri quando chiesero se potesse essere stato indotto a farlo,la risposta era certamente no.
Ma cosa si intende per indurre?....Un malato terminale,per avere un alito di voglia di vivere dovrebbe stare in un contesto unito e lì non c'era.
In questi giorni è stato molto male il nonno del mio compagno,quasi 95enne,eppure,sono certa che un altro sarebbe morto,lui qui.
Loro ne hanno passate tante,ma sono incrollabilmente non ottimisti,ma credenti,in modo nemmeno illuminato,quasi superstizioso ma escono sempre bene dalle situazioni peggiori.E'come se il loro credere sia una vitamina che li ristora da tutto.
E nonostante io non potrei mai vivere così,resto allibita da tanta forza.
Fra
Buongiorno a tutti! Dato il tema caldo, provo a inserirmi anche io. E mi spiace che uno dei commentatori della prima ora non ci sia più. Guardate che la libertà è un fattore sacrosanto: anche quando si parla di chiesa al riguardo, la Chiesa la rispetta, anche se non le si può chiedere di condividerla. La Chiesa oggi ammette la possibilità di celebrare le esequie pure per i suicidi: non per chi fa della cultura di morte e della propria morte un fatto mediatico, come è già accaduto.
RispondiEliminaCredo che la grossa domanda che stia dietro a questi casi non sia tanto se uno è libero o no, ma perchè: perchè scegliere di morire. Perchè scegliere che morire sia meglio di vivere in condizioni estreme. E soprattutto: cosa credi che sia l'uomo rispetto alla sua vita, padrone o amministratore?
Il dibattito non è sulla libertà, ma sulla cultura che si ha. E a livello sociale si tratta di capire dove porta una cultura che fa della vita un bene disponibile, o della vita un bene non disponibile. Il principio che sta sotto il favore a decidere sulla vita è lo stesso che guida chi si arroga di poter eliminare vite altrui in nome di un potere. Perchè poter decidere è Potere!
Io non posso controllare chi la pensa diversamente, nè obbligare uno a non farlo. Ma preferisco, per il bene di tutti, vivere in una società in cui la difesa della vita è un bene sempre e comunque, che in una società in cui si mettono tanti distinguo: alla lunga, è la guerra dei forti sui deboli.
Io apprezzo molto la Chiesa per questo.Mi ricordo di quando andai a parlare col parroco per sposarci e non accettò la condizione che il mio fidanzato non voleva fare il corso prematrimoniale.E aveva ragione il prete.
RispondiEliminaMa quando due anni dopo sono tornata per battezzare Jenny ho trovato porte spalancate,un'apertura a 360°
Mi spiace non vi abbia voluto dare l'ok al matrimonio per questa ragione. E' una posizione che si può assolutamente rivedere!
RispondiEliminaA presto!
RispondiEliminaQuesta è una di quelle.Perché come si fa senza?
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