Il ricordo appunto, la memoria, il rispetto per le vittime di una violenza di stato. La ricerca storica oggi ci insegna come questi morti erano uno strumento di repressione politica ed etnica per l’annessione di tutta la Venezia Giulia alla Jugoslavia. Il lucido e folle piano di Tito era quello di eliminare gli oppositori reali o presunti del suo costituendo regime comunista. Tra i caduti troviamo i nomi di ufficiali, funzionari, dipendenti pubblici, insegnanti, impiegati bancari, sacerdoti, oppositori sia del fascismo che del comunismo e tanti semplici cittadini, giovani donne, giovani uomini, famiglie intere uccise perché colpevoli di essere italiani. Chi sfuggì divenne profugo e non si salvò dall’umiliazione e dall’oblio ai quali la stessa Italia li condanno.
Non ci è ancora dato di conoscere un numero certo delle vittime. Il governo jugoslavo e successivamente quello croato non hanno mai accettato di partecipare alle inchieste e ancora molti sono i documenti secretati. Ma non è su questo che la mia riflessione vuole focalizzarsi. E’ contro il silenzio e l’indifferenza che scrivo. Purtroppo la storia riporta tanti episodi dell’odio degli uomini e solo con la memoria, nel rispetto del dolore, possiamo contribuire al dare giustizia alle migliaia di martiri.
Raffaella Leone
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