23/04/12

Crisi: 8300 euro di tasse in più in tre anni!


Quanto ci costerà raggiungere quel pareggio di bilancio che la Germania Federale impone a tutta l'Europa, nella sua assoluta severità, entro il 2014? Se il Governo dei tecnici, come appare molto probabile, deciderà di applicare da settembre due punti in più di Iva, i cittadini dovranno sborsare quest'anno quasi 20 miliardi di euro (19,9 per l'esattezza) di tasse e imposte in più rispetto a quelle versate nel 2011. Un bel salasso, ma non è finita qui.
Nel 2013 infatti l'aggravio sarà ancora più pesante: di 32,5 miliardi di euro. Per arrivare nel 2014 addirittura a 34,8 miliardi in più rispetto all'anno di paragone che resta sempre il 2011. Il conto è stato fatto dai soliti commercianti e artigiani di Mestre, riuniti nella Cgia e ormai specialisti in materia: in soli tre anni, i tre anni orribili 2012-2014, gli italiani pagheranno un sacrificio di 87,3 miliardi di euro sull'altare della Europa virtuosa con la guida tedesca.

Il conto per ogni famiglia nel periodo è in media di 8.200 euro, vale a dire di 2.733 euro all'anno o, se preferiamo, circa 230 euro al mese, quasi 8 al giorno. Non è poco, anche perché il Governo dei tecnici promette ancora che la crescita e lo sviluppo arriveranno ma invia pure l'avvertimento che sul lato del rigore non ci sarà nessuna deroga. E a proposito di rigore, resta da risolvere quel tragico problema delle persone rimaste al tempo stesso senza lavoro e senza pensione, senza alcuna copertura, un problema che il Ministero del Lavoro aveva cercato di circoscrivere nella sua grandezza a poche decine di migliaia, ma che sembra in realtà superare addirittura i 200.000 lavoratori. Con punte di difficoltà quasi insuperabili: come potrebbero le Poste riprendersi adesso 6.000 persone che in tutti i bilanci risultano già fuori dell'azienda?

E il guaio ancora maggiore è che nessuno tra ministeri e sindacati conosce la cifra esatta dei cosiddetti "esodati", né la lunghezza precisa del periodo in cui risulteranno "scoperti". Intanto dall'Ocse, l'organismo che riunisce i Paesi più sviluppati, giunge un monito pesante: preoccupano, eccome, le tensioni persistenti della speculazione sui mercati finanziari contro Spagna e Italia, e ancora di più appare inquietante la legione enorme di disoccupati che sfiorano ormai i 45 milioni nel vecchio continente. È chiaro che siamo legati a doppio filo con Bruxelles ma è altrettanto chiaro che da lì non potremo avere nulla, se non le solite buone raccomandazioni.

Perché in Europa vengono spesso sottovalutate e definite questioni interne le patate bollenti come quella della Cassa integrazione che in Italia ha visto dall'inizio dell'anno un taglio del reddito di 900 milioni di euro per 450.000 lavoratori. Una perdita secca per i dipendenti e per le famiglie. Una perdita che l'Europa considera necessaria in nome del rigore di bilancio ma che nessuno sa come potrà essere arrestata, se non riparte finalmente il sistema produttivo.
Di Paolo

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