09/12/11

Lettera al Presidente Napolitano dal Consorzio Connecting People

Egregio Presidente,
la nostra organizzazione è impegnata da anni nell’accoglienza dei migranti. Grazie a questa attività, siamo testimoni quotidiani delle storie, delle aspettative e delle speranze di chi arriva nel nostro Paese. Siamo convinti che questa esperienza così ricca non debba restare solo nostra.Ci rivolgiamo a lei in questo editoriale, anche a nome di tutti gli operatori coinvolti, perché, se possibile, si faccia portavoce di quanto abbiamo visto in questi mesi nell’accoglienza dei migranti dal Nordafrica. Desideriamo infatti affidare il nostro racconto a una persona che abbia la statura morale e il prestigio istituzionale per raccontare a sua volta agli italiani.
Come potrà immaginare, il nostro essere testimoni è fondato su fatti vissuti in prima persona, su scelte sofferte della nostra organizzazione, sull’assunzione individuale e collettiva di responsabilità: elemento che caratterizza tutti coloro che decidono che ciò che sta succedendo li riguarda.
Ebbene, la prima cosa che vogliamo dirle è che, a dispetto delle rappresentazioni giornalistiche, l’Italia è un Paese capace di solidarietà, che affronta volentieri i vincoli di convivenza e i principi di giustizia distributiva.
Gestendo alcune tendopoli nel Sud e centri di prima accoglienza nel Nord, abbiamo visto la gente comune arrivare con piccoli doni, con offerte di aiuto, con disponibilità di tempo per le migliaia di migranti che abbiamo incontrato. Abbiamo visto giornalisti decidere di abbandonare la ricerca dello scandalo per approfondire il significato di un intervento e di una vicinanza con le persone, a prescindere dal fatto che queste siano profughi o vite spinte a migrare da ragioni di tipo economico.
Abbiamo offerto aiuto, ma abbiamo anche raccolto grande disponibilità da parte di istituzioni locali, piccoli comuni, parrocchie, imprese: dal reticolo di relazioni che sostiene ancora l’Italia.
Le chiediamo per questo di raccontare ai nostri concittadini che il nostro Paese è anche bello e che gli striscioni ostili sono minoranza chiassosa e volgare sopraffatta nei numeri e nelle intenzioni di chi ha accolto e incoraggiato.
La seconda riflessione che intendiamo affidarle è che l’emergenza, nella sua capacità di mettere in crisi il sistema, contiene in sé anche l’occasione per superare alcuni paradigmi consolidati sulla pratica dell’assistenza ai migranti che sembravano indiscutibili. È forse maturo il tempo per riaprire la discussione sulle politiche migratorie, sull’efficacia di alcuni strumenti, sull’opportunità di introdurre nuove forme d’ingresso regolare che integrino la politica dei flussi. È forse maturo il tempo per rivedere il complesso di prestazioni assistenziali offerte ai migranti, ai quali vengono destinate rilevanti risorse soltanto sino al giorno in cui ottengono eventualmente lo status di rifugiato, e poi nulla più.
L’emergenza obbliga ad alzare lo sguardo al dopo e, mentre a testa bassa ci impegniamo a cercare posti e disponibilità, non rinunciamo a progettare il domani. Guardiamo al domani affinché non diventi una trappola in cui migranti e italiani perdano l’occasione storica di costruire un senso condiviso nella convivenza e nell’integrazione.
Le chiediamo per questo di promuovere una discussione che porti il dibattito pubblico lontano dalle secche della polemica per fecondare nuove politiche italiane ed europee.
Desideriamo infine darle la nostra piena disponibilità a collaborare con le Istituzioni – attraverso i gesti quotidiani e ciò che ne deriva in termini di pensiero – per costruire un’Italia nuova. Confidiamo che lei sappia scorgere in queste ultime righe il volto dei bimbi che ci sono stati affidati, le rughe preoccupate dei loro genitori mentre scrutano incerti l’orizzonte e i volti – a tratti – chiusi degli italiani che, nonostante la percezione di essere invasi, arrivano con le braccia piene di indumenti, biscotti e parole d’accoglienza.
Il Cda di Connecting People

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