18/12/11

Natale: festa della contemplazione e dell'accoglienza

Natale, e tutti sono più buoni. Che bello, se fosse vero: vero è invece che a Natale restiamo quelli che siamo.
O no? Cosa dovrebbe spingerci a cambiare?Ci dicono e ci scrivono che il Natale è Festa di contemplazione. Contemplare un neonato in una poverissima mangiatoia, nel freddo di una stalla – sistemazione di fortuna, non troppo rara per i tempi, ma sempre di fortuna – certo suscita numerosi
spunti di riflessione. Quindi questo Bambinello viene tirato da un parte dai pacifisti, che ci vedono un segno
di arrendevolezza e mitezza assolute; viene tirato dall’altra dai pauperisti, che ne esaltano la povertà e la carenza di mezzi materiali; e così via. Chi non ci ha mai pensato, tra un regalo di Natale e l’altro? Forse bisognerebbe riflettere anche su un aspetto, talmente immediato che a qualcuno può sfuggire: Gesù si è fatto bambino, si è incarnato in un neonato. Un neonato che da subito ha avuto vita difficile, se è vero come è vero che Erode ha sterminato centinaia di suoi piccoli coetanei, tanta era la paura che ne aveva. Erode ne aveva paura perché sapeva che quel bimbo era venuto a cambiare il mondo: certo, il despota sanguinario non poteva comprendere che il mondo che quel bimbo avrebbe cambiato sarebbe andato ben più in là
dei confini della Palestina, ma a lui non importava, ché bastava avere un contendente ai suoi (sottomessi)
reami per avere un nemico giurato. Gesù era odiato e temuto da prima che nascesse. Duemila anni dopo, a
quanti bimbi spetta questo stesso destino? Quante mamme, quante coppie, temono che un figlio in arrivo
possa cambiare il proprio mondo, possa renderlo insostenibile su un piano economico, e chiedono che quel
figlio svanisca nel buio, che venga cancellato? Ma come Erode fu ingannato da se stesso, così per queste persone l’aborto si rivela il peggiore degli inganni: un figlio non si cancella, non si può cancellare, neppure se non lo si è mai guardato negli occhi. Quegli occhi, nella loro dolcezza priva di condanna, pesano poi per tutta la vita, ci porgono una sofferenza che solo nell’Amore di Dio può essere vissuta e compresa per farci, davvero, migliori, anche dopo un’azione tanto atroce. Questa azione – l’aborto – è bene comprendere che non è figlia solo della volontà di chi ne fa richiesta, quanto soprattutto della scelta di chi asseconda questa volontà, di chi ritiene, senza aver neppure l’attenuante del coinvolgimento emotivo che comporta il vivere una gravidanza difficile in prima persona, che un figlio possa o debba essere soppresso perché di troppo, perché malato, perché non voluto, perché imprevisto. Da sempre esistono mamme che vogliono abortire, ma a causa di certa malata cultura che si è affermata con la menzogna e la violenza oggi a questa mamme risponde addirittura lo Stato, offrendo medici ed infermieri pagati per sopprimere i nascituri, perché nessuno possa mai guardare i loro occhi. A quegli occhi oggi pare non pensare nessuno, si perdono nelle preoccupazioni di chi all’aborto non ha mai pensato, di chi lo ha sempre visto da lontano, magari come una cosa brutta ma che riguarda certamente altri. Quanti cattolici oggi pensano a quegli occhi? Quanti cattolici sanno, ad esempio, che nel 2009 sono stati soppressi nei nostri ospedali oltre centodiciottomila concepiti? Quei bambini, noi, non li incontreremo mai: pensiamoci, mentre, tra le lucine e le statuine di ogni foggia, mettiamo nel Presepe
il Bambinello. Nei presepi, il Bambinello è sempre rappresentato con le braccia aperte, con un gesto – anche
qui – dai molteplici significati. E’ bello vederci subito il gesto immediato ed ingenuo del piccolo che chiede di essere preso in braccio, di essere accolto: questo è diritto di tutti i bambini, questo ci chiedono. I regali di Natale, quelli, verranno dopo.
Massimo Micaletti

1 commento:

  1. 118'000 nel 2009! Che numero da brivido! Leggendo questi numeri, riflettendo su certe cose, rileggendo e rivivendo la storia di Gesù (che continua a ripetersi quotidianamente), a Natale non mi viene molta voglia di festeggiare, di fare cenoni e quant'altro, ma piuttosto viene voglia di piangere...

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