Giuseppe Di Matteo, Libero
Grassi, Pio La Torre
sono solo alcune delle numerose vittime cadute sotto i colpi efferati della
mafia. Chi fisicamente, chi metaforicamente, tutti e tre sono stati strangolati
da un’insensata violenza fisica e psicologica perpetrata da soggetti loschi e
socialmente pericolosi.
Eppure per qualcuno, il cui nome corrisponde a quello di Beppe Grillo, non è così. In realtà, secondo la tesi del fondatore, leader, padre e padrone del Movimento 5 Stelle, è lo Stato a comportarsi come la mafia, a strangolare i propri cittadini, mentre quest’ultima si “limita” solamente a chiedere il pizzo, un piccolo obolo per il duro lavoro di quei commercianti che con sacrificio e tanto sudore hanno tirato su e mantenuto per anni la propria attività.
Eppure per qualcuno, il cui nome corrisponde a quello di Beppe Grillo, non è così. In realtà, secondo la tesi del fondatore, leader, padre e padrone del Movimento 5 Stelle, è lo Stato a comportarsi come la mafia, a strangolare i propri cittadini, mentre quest’ultima si “limita” solamente a chiedere il pizzo, un piccolo obolo per il duro lavoro di quei commercianti che con sacrificio e tanto sudore hanno tirato su e mantenuto per anni la propria attività.
Non è esattamente così. Vero sarà che lo Stato, attraverso degli
emissari, usa metodi poco consoni per recuperare i crediti che vanta nei
confronti delle imprese. E pur facendolo con strumenti ormai obsoleti, agisce sempre nella legalità. Tutto il contrario di ciò che fa la mafia, che si muove nei
meandri più nascosti della società, così come un serpente viscido si mimetizza negli
altipiani rocciosi del Grand Canyon. Stavolta, dunque, Grillo la sparata grossa,
più grossa di se stesso, del suo movimento nato dal basso, dei suoi discutibili
ideali, del clamore mediatico che provoca ogni qual volta apra bocca. Non solo.
Ha dato la definitiva dimostrazione di non essere un politico, tanto meno un
comico. Un comico fa ridere, fa divertire, fa volare le persone in un
microcosmo lontano anni luce dai pensieri della quotidianità. Lui con le sue “perle”
di saggezza dimostra solo di essere un animale mediatico, uno di quelli che
ritiene importante apparire nei Tg delle 20, che ama leggere il giorno dopo il
proprio nome sul Corriere della Sera, che mira a tutti i costi a entrare nei TT
di Twitter.
Non ha un programma, non ha idee, non ha propositi accettabili per
il futuro. Vuol solo far parlare di sé. Ecco perché la contromisura giusta che
i partiti devono prendere per disarcionare il re dei demagoghi non è creare
programmi politici pomposi e ancor più demagoghi di quelli creati da Grillo
stesso, ma non parlarne, ignorarlo, evitando di commentare i suoi “meravigliosi”
punti di vista. Allo stesso modo dovrebbe fare quella libera stampa accusata
dal non più comico genovese di essere collusa con lo Stato, forse corrotta o
chi lo sa. Ma soprattutto i cittadini italiani dovrebbero fermarsi e riflettere
un attimo, cercando di capire se optare per chi cerca di ridimensionare un
fenomeno pericoloso come la mafia sia davvero la scelta giusta.
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