30/04/12

Il volto peggiore dell’antipolitica

C’è solo una cosa peggiore dell’antipolitica, la “mancanza” di politica, quindi di democrazia. Sepolto dalle parole feroci del Capo dello Stato, che pure è riuscito a non nominarlo, Grillo non deve riemergere grazie alla indiretta propaganda che tanti media gli garantiscono. Anche se le circostanze meritano un approfondimento. Quando i bilanci contano più delle necessità delle persone, e la classe dirigente scelta dai cittadini con un libero voto è costretta a legittimare le decisioni della Finanza, il cortocircuito è assicurato.
In fondo quello che è accaduto negli ultimi mesi del governo Berlusconi è il frutto democraticamente avvelenato di questa anomalia europea. Che ha colpito in maniera più dura e clamorosa quei Paesi con un alto debito e una tendenza al deficit di bilancio non ostacolabile da crescita e sviluppo.

Anche l’Italia si è vista costretta a imporre ai propri cittadini sacrifici dolorosi per guadagnare la fiducia dei mercati: con un costo di migliaia di posti di lavoro, con un aumento smisurato delle tasse e un livellamento verso il basso delle pensioni. Molto più pericolosa dell’antipolitica urlata dei Grillo e dei Di Pietro, demagoghi con o senza marchio di fabbrica, ci appare la crisi politica e sociale di un Italia che comincia a temere un aumento incontrollato della disoccupazione, soprattutto femminile e giovanile.

Il nostro compito, proprio perché nati all’inizio degli anni Novanta, in un periodo di grave compromissione delle forze politiche nella Prima Repubblica, è quello di dare l’allarme prima degli altri e preparare contromisure. Allora Silvio Berlusconi seppe offrire, in modo anticonformista e quasi rivoluzionario, un “Sogno” contro l’egemonia della Sinistra. Oggi occorre una capacità di concretezza e fantasia per dare al nostro Paese e ai suoi cittadini confusi, sgomenti, afflitti, una speranza autentica per uscire dal tunnel. La nostra ricetta deve essere semplice, chiara, riconoscibile e proposta – almeno finché le regole democratiche permangono – senza chiedere prima un’autorizzazione a Bruxelles o a Berlino.
Di Paolo

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