29/08/11

Perché la Chiesa è ricca

Entrando nell’ufficio di don Fulvio Ferrari, Economo Generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza (Don Orione) uno pensa di venire subito sommerso da un mondo di calcolatrici che aleggiano inseguendo fogli contabili, tabelle, tavole pitagoriche e numeri in ordine sparso. Invece il tutto ha un ordine maniacale, i fogli sul tavolo sono appunti o note scritte a mano, fuori posto solo un assegno di un donatore in attesa di registrazione e nell’aria tanta solida spiritualità.
“Prima che iniziamo l’intervista – mi dice don Fulvio facendomi accomodare – ti voglio dire che sono stato eletto Economo Generale nel Venticinquesimo della mia ordinazione sacerdotale, che cade il 10 agosto, ovvero il giorno di San Lorenzo che era un diacono ed il tesoriere della Chiesa di Roma. Il suo martirio avvenne nel 258 dopo Cristo. Venne catturato assieme a Papa Sisto II nelle Catacombe di San Callisto il 6 agosto di quell’anno. L’imperatore Valeriano aveva promulgato un decreto che metteva a morte vescovi, presbiteri e diaconi. Scoprendo che Lorenzo era tesoriere della chiesa non lo uccise subito ma gli diede tre giorni di tempo perché consegnasse il tesoro della chiesa di Roma. Lorenzo si presentò tre giorni dopo con una schiera innumerevole di orfani, derelitti e vedove e disse all’imperatore: “Ecco il vero tesoro della chiesa di Roma”. Questa è la mia impostazione di Economo Generale, ovvero il servizio ai poveri: se devo essere solo un esattore o tesoriere non mi va bene. Non voglio impostare un discorso sull’accumulo per rimpinguare il conto in banca ma solo avere a disposizione risorse per i poveri che sono la ricchezza della chiesa”.
L’economo quindi non solo deve far quadrare i conti?
L’economo deve tenere i conti in ordine ma soprattutto cercare le risorse per l’iniziative che la Congregazione sta portando avanti nel mondo e poi intervenire su quegli aspetti o quelle attività che destano qualche preoccupazione: ovviamente tutto questo in accordo col Consiglio Generale.
Perché non far svolgere il ruolo di Economo ad un laico?
La contabilità è una cosa ed abbiamo validissimi collaboratori che la svolgono. L’Economo generale continua ad essere un religioso perché la politica della congregazione deve essere sempre in mano ai religiosi anche quando si prendono scelte di indirizzo generale su dove e come investire. Anche in questo senso noi parliamo di Pastorale Amministrativa economica. Mio compito infatti è educare anche al risparmio ed alla oculata gestione dei beni chi, nelle case periferiche, si occupa della gestione dei conti. Già don Orione, ancora studente, aprendo il I° collegio a Tortona scriveva nel quaderno dell’economia : Entrate – Uscite, e sotto ciascuna parola Provvidenza. Come a dire: mi metto sotto le ali della Provvidenza, ma il controllare le entrate e le uscite tocca a me. Della Provvidenza si fidava moltissimo fino a trascurare l’economia. Mons. Daffra, vescovo di Sanremo, vedendo come andavano i conti del convitto S. Romolo, inaugurato in città due anni prima, gli scrisse in una lettera: “va bene la Provvidenza ma un po’ di economia…”. Fu chiaro il richiamo alla attenzione che si deve prestare all’economia per la buona riuscita delle opere. Il denaro deve essere in giusta misura perché basti al buon andamento e non sia sperperato se è in abbondanza. Il denaro è un bene se gestito bene.
Oggi nel periodo della Crisi globale ne risentono anche le donazioni?
Un calo quantitativo delle donazioni lo sentiamo anche noi sicuramente perché la situazione è difficile per tutti e bisogna tenere conto del fatto che la nostra famiglia è molto grande e molto diffusa in tutto il mondo con grandi e piccole case ed un numero alto di dipendenti.
La congregazione è ricca?
La congregazione è solida. Abbiamo basi sicure, le case ed i piccoli cottolenghi sono nostre, quindi sono strutture che si sono valorizzate negli anni creando un capitale di base che ci da serenità e tranquillità anche davanti ad eventuali imprevisti. Mi piace proprio dire che la Congregazione è solida spiritualmente ed economicamente e questo ci permette di progettare ed aiutare i nostri poveri anche a lungo periodo. Questo dà anche fiducia a chi vuole donare qualcosa per i nostri progetti perché sa che non scompariamo da un momento all’altro come tante onlus, ma che daremo seguito, nel tempo e negli anni, alle iniziative cominciate.
La chiesa spesso è accusata di essere inutilmente ricca: che ne pensa?
Bisogna sicuramente stare attenti a non ostentare, a non cedere allo sfarzo ed a non sprecare. Quando in casa di Lazzaro la sorella Maria unge i piedi di Gesù con olio profumato prezioso, ci fu uno dei commensali che commentò stizzito: “lo si poteva vendere e dare ai poveri, quanto spreco”. Questo era Giuda che non era interessato ai poveri ma siccome era ladro avrebbe preso i soldi derubandoli. Spesso non vi è una critica positiva verso la chiesa quando la si accusa di vivere nello sfarzo. Se io amo una persona faccio di tutto per renderla contenta. Il fatto di dare un culto al Signore è quindi una cosa positiva. San Francesco era povero, poverissimo. Le case da lui costruite avevano celle della massima povertà. Appena morto lui frate Elia ha costruito Assisi con i tesori artistici che ancora oggi conosciamo: è tradimento di San Francesco questo? Od in Assisi si continua a vivere San Francesco? E’ la perfetta continuità anche in modo diverso.
Giorgio Gibertini
Intervista Pubblicata sul Don Orione Oggi di giugno 2011

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