05/09/11

Cosa sta succedendo nel mondo islamico?


Recensione di un recente volume di Massimo Introvigne
di Andrea Menegotto
5 settembre 2011
Improvvisamente, nel 2011, antiche certezze nel mondo islamico si sono sgretolate. Regimi che sembravano solidissimi, dalla Tunisia di Ben Ali all’Egitto di Mubarak, sono caduti in poche settimane. La guerra alla Libia di Gheddafi ha sconvolto la politica europea. In Siria, in Yemen, in Bahrain, in Palestina quelle che sembravano certezze sono state rimesse in discussione. Su questo scenario, già di per sé difficile e confuso, ha fatto irruzione il 2 maggio 2011 la notizia della morte di Osama bin Laden, che ha indotto a ripensare l’intera questione del terrorismo.
Dunque, che cosa sta succedendo nel mondo islamico?

È questa la domanda a cui risponde ampiamente il libro di Massimo Introvigne, Islam. Che sta succedendo? Le rivolte arabe, la morte di Osama bin Laden, l’esodo degli immigrati (Sugarco, Milano 2011, pp. 160, € 16,00) che, fra l’altro, riporta in appendice tre documenti essenziali: lo statuto dell’organizzazione palestinese Hamas, indispensabile per comprendere il fondamentalismo; le Epistole Ladenesi, lo scritto principale di Osama bin Laden e l’ultimo audiomessaggio dello stesso bin Laden, diffuso dopo la sua morte dalla televisione araba Al Jazeera l’8 maggio 2011, per la prima volta in traduzione italiana.
L’autore, ampiamente noto al pubblico, è vice-responsabile nazionale dell’associazione civico-culturale Alleanza Cattolica, fondatore e direttore del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni) e membro del gruppo «Religioni» dell’Associazione Italiana di Sociologia. È autore di oltre sessanta volumi e di più di cento articoli in materia di religioni contemporanee, fondamentalismo e terrorismo di matrice religiosa. Collabora alle principali riviste accademiche che si occupano di terrorismo internazionale e ha tenuto lezioni e coordinato corsi di formazione – fra gli altri – per il Critical Incidents Response Group dell’FBI e per esperti di sicurezza medio-orientali. Dal 2011 è Rappresentante dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) per la lotta al razzismo, alla xenofobia e all’intolleranza e discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni.
Introvigne passa in rassegna gli eventi che hanno sconvolto l’islam, rintracciandone le radici lontane in un sottosviluppo del Medio Oriente che ha anche cause culturali e religiose, nella crisi mai risolta del mondo musulmano nata dopo la sconfitta alle porte di Vienna nel 1683 e nell’emergere di regimi laici, nazionalisti e corrotti dopo la fine dell’epoca coloniale.
Dopo alcune considerazioni di carattere generale, l’autore si sofferma in analisi dettagliate dei particolari scenari rivelando con rigore scientifico particolari spesso ignoti e trascurati in cui, invece, risiede molto spesso il vero nodo delle questioni aperte.
Di fatto, oltre ai fattori economici ─ in ogni caso non trascurabili ─ un ruolo chiave è quello dell’islam. Molti, ultimamente, accentuano la spontaneità delle rivoluzioni in corso, supportate dai nuovi strumenti tecnologici quali Internet (e i social network in particolare); tuttavia Introvigne sottolinea: «Quel che rimane nel mondo chiuso di Facebook e non ne esce di rado produce frutto» (p. 23). Quindi, per l’autore, anche se l’apporto del «determinismo tecnologico» ─ per cui le innovazioni tecnologiche determinano automaticamente cambiamenti sociali e politici ─ non è trascurabile, la vera realtà alla base delle rivolte è storicamente e sociologicamente molto più eterogenea.
Alla domanda complessa riportata nel titolo del volume, dunque, Introvigne risponde in maniera articolata tenendo conto di una pluralità di fattori che di fatto riduce a banalizzazione ogni tentativo di semplificazione.
A livello generale, restano nell’aria i rischi di ritorsioni dei terroristi e di campagne di «pulizia religiosa» contro le minoranze cristiane nei Paesi islamici, purtroppo già da tempo in corso. Rimane, per l’Europa e per l’Italia, pure il rischio di un «esodo biblico» d’immigrati verso le nostre coste, che – pur tenendo conto dei doveri umani e cristiani dell’accoglienza – oltre certi numeri noi non possiamo immaginare di poter fronteggiare in maniera adeguata.

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