di Andrea Menegotto
11 settembre 2011
Ricorrono oggi esattamente dieci anni dalla fatidica data dell’11 settembre 2001, giorno passato ormai drammaticamente alla storia e inciso nella memoria collettiva in maniera indelebile.
In questa occorrenza, mentre rimandiamo per analisi accurate circa gli scenari di un conflitto mondiale relativi al terrorismo di matrice ultra-fondamentalista islamica a un’apposita sezione del sito del CESNUR e a un volume presentato qui su Frews nel mio pezzo della scorsa settimana, in questa sede oggi ci pare appropriato lasciare spazio non alle parole, ma al silenzio, alla riflessione e ─ per chi ha fede ─ alla preghiera, guidati dalle accoratissime parole che un grande testimone del nostro tempo, papa Giovanni Paolo II, pronunciò l’indomani in occasione dell’udienza generale di mercoledì 12 settembre 2001 a triste commento di quanto accaduto, aprendo un piccolo squarcio di luce nelle tenebre di quei giorni che ─ purtroppo, come mostrano le cronache quotidiane ─ ancora non si sono dissipiate:
«Ieri è stato un giorno buio nella storia dell'umanità, un terribile affronto alla dignità dell'uomo. Appena appresa la notizia, ho seguito con intensa partecipazione l'evolversi della situazione, elevando al Signore la mia accorata preghiera. Come possono verificarsi episodi di così selvaggia efferatezza? Il cuore dell'uomo è un abisso da cui emergono a volte disegni di inaudita ferocia, capaci in un attimo di sconvolgere la vita serena e operosa di un popolo. Ma la fede ci viene incontro in questi momenti in cui ogni commento appare inadeguato. La parola di Cristo è la sola che possa dare una risposta agli interrogativi che si agitano nel nostro animo. Se anche la forza delle tenebre sembra prevalere, il credente sa che il male e la morte non hanno l'ultima parola. Qui poggia la speranza cristiana; qui si alimenta, in questo momento, la nostra orante fiducia».
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