26/11/11

Magia: oppio della borghesia (di Andrea Menegotto)


di Andrea Menegotto
26 novembre 2011
Proseguendo la riflessione iniziata la scorsa settimana, dopo avere tentato una definizione della magia come esperienza del potere dove l’uomo manipola il sacro e lo mette al proprio servizio, se ci sforziamo di dare uno sguardo generale al mondo dell’occulto così come esso si presenta nella nostra epoca, ci accorgiamo che questo è senza dubbio un qualcosa di complesso, di cui fanno
parte diversi ambiti, che possono essere suddivisi in tre distinti piani: l’esoterismo, i cosiddetti nuovi movimenti magici e la più diffusa magia popolare. Trascurando in questa sede le considerazioni su realtà tanto complesse quanto significative – anche se numericamente meno rappresentative, se consideriamo il numero di persone coinvolte – come l’esoterismo e la realtà dei nuovi movimenti, non occorre fare troppi sforzi per notare che, oggigiorno, il mondo dell’occulto rappresenta una realtà in piena attività e in grande sviluppo. Basta infatti sfogliare riviste e giornali, consultare siti Web o ascoltare alcune emittenti radiofoniche per notare numerose inserzioni di maghi, sensitivi, guaritori, cartomanti, «professionisti dell’occulto» o «esperti di vita interiore». Inoltre, gli studi televisivi delle emittenti locali formicolano di queste stesse presenze nel corso di lunghe trasmissioni in cui lo spettatore può chiedere una consulenza al «professionista», il quale, però, preferisce generalmente rimandare la «vera» soluzione del problema ad un successivo appuntamento fissato nel proprio studio privato, trasformando così l’ascoltatore in cliente.
A questo proposito, gli studiosi parlano di «magia popolare» o folk magic (l’aggettivo «popolare» è riferito al livello culturale, non a quello socio-economico, talora alto, di praticanti e clienti), costituita da maghi, che dietro compensi che vanno dal modesto all’astronomico, promettono guarigioni, risoluzione di problemi economici e affettivi, lanciano fatture.... Di fronte alla diffusione della magia popolare, che esercita una forte attrattiva in particolare sui ceti urbani emergenti e professionali (diplomati, laureati, dirigenti, tecnici, commercianti, medici...), monsignor Giuseppe Casale, arcivescovo emerito di Foggia-Bovino, afferma che se nell’opinione di Karl Marx (1818-1883) la religione era intesa come «oppio del popolo», oggi la magia può essere considerata «l’“oppio” di una certa borghesia»(Nuova religiosità e nuova evangelizzazione. Lettera pastorale del 6 marzo 1993, Piemme, Casale Monferrato [Alessandria] 1993, p. 47).
Per completezza, occorre notare che la folk magic è a sua volta suddivisibile in due sfere distinte: quella della magia popolare delle campagne e quella della magia popolare delle città. Se quest’ultima ha i tratti sopra descritti, la prima ha invece origini antichissime e non sembra per nulla intaccata dallo sforzo di evangelizzazione che cerca di portare al superamento delle superstizioni, la sua crisi deriva semmai dalla facilità delle comunicazioni e in particolare dalle televisioni private, che portano il più smaliziato mago di città a invadere anche il terreno un tempo egemonizzato dal suo «cugino» di campagna.

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