Non possiamo e non vogliamo credere che il vaniloquio di Celentano possa essere utilizzato per scardinare l’attuale sistema di governance della RAI che resta la più grande azienda culturale italiana.
Solo poche settimane fa, ospite della trasmissione di Fabio Fazio, il premier aveva dichiarato di non aver pensato al riassetto RAI. Martedì scorso invece ha voluto incontrare il presidente Paolo Garimberti e ha lasciato trapelare il contenuto di quel colloquio e soprattutto l’intenzione dell’Esecutivo di intervenire sulla materia, magari non prorogando l’attuale consiglio di amministrazione che rappresenta (con tutti i possibili limiti) il rapporto tra l’azienda e il Parlamento.
Il caso Celentano, successivo all’incontro con il presidente dell’azienda, favorirebbe insomma un decisionismo di Monti che si sentirebbe pronto ad intervenire direttamente sul sistema di governance aziendale. Non a caso nei maggiori organi di informazione, cavalcando lo sconcerto per la performance profumatamente pagata del “Molleggiato”, si ipotizza la sostituzione del direttore generale con un manager di fiducia dello stesso premier e l’intenzione del governo di procedere nei tempi previsti a nominare il (suo) rappresentante del Ministero dell’Economia nell’organo di controllo dell’azienda radiotelevisiva pubblica.
Con il suo voto e con quello del futuro presidente (magari sempre Garimberti) ribalterebbe l’attuale maggioranza nel Consiglio di amministrazione, ridotto secondo una attendibile ricostruzione a soli cinque membri. Al di la delle formule che si volessero adottare, un intervento così diretto e profondo dell’Esecutivo, finirebbe per stravolgere quello che da sempre è il rapporto tra la RAI e il Parlamento che è il suo unico editore. Non è accettabile che l’antipolitica, tutta tesa a delegittimare i partiti e il loro ruolo di rappresentanza popolare, come qualunque incidente gestionale possano favorire un cambio delle regole che non tiene conto della volontà del Parlamento. Anche per come questa si configura all’interno della Commissione Bicamerale di Vigilanza.Così come non è accettabile che un eventuale intervento di Palazzo Chigi sulla governance della Rai possa prendere lo spunto dalla necessità di nuovi tagli sui costi interni.
Forse è giunto il momento che siano i partiti, in uno spirito di nuova consapevolezza per il clima che chiede un eccesso di interventismo governativo su qualunque materia, a indicare una alternativa di cambiamento e di efficienza . In modo che ciascuno, a livello politico e istituzionale, faccia la sua parte senza inopportune invasioni di campo.
Di Paolo
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