“Vado o non vado? Questo è il problema”, deve aver pensato Silvio Berlusconi l’altra notte quando la sua presenza a ‘Porta a Porta’ era ancora confermata e non aveva rinunciato alla partecipazione per evitare equivoci che avrebbero potuto mettere in difficoltà Angelino Alfano. E sempre quella notte pare che Silvio Berlusconi abbia ricevuto più di una telefonata da alcuni dei massimi dirigenti del partito che gli sconsigliavano di andare da Bruno Vespa per non delegittimare la figura di un segretario giovane, il quale, nonostante il suo impegno, è ancora in grande difficoltà. Vere o false che siano queste indiscrezioni poco importa. La rinuncia di Berlusconi, infatti, pone la questione di un malessere che dentro il Pdl è presente davvero, che rischia di far implodere il partito e che va ben al di là della semplice disputa sulla partecipazione a una trasmissione televisiva.
Non è bastato nominare un segretario che prendesse in mano il pallino del gioco, così come non è bastato il passo di lato di Silvio Berlusconi. E, a dire il vero, nemmeno indire primarie e congressi è stato sufficiente per fermare quell’emorragia di consensi che ha fatto precipitare il Pdl poco sopra il 20% (nel 2008 il picco massimo fu ben oltre il 40%). Ecco perché, ora, si pongono alcune questioni fondamentali: cosa fare per risollevare le sorti del Pdl? Quali devono essere le prossime mosse per calmare gli animi e far riavvicinare l’elettorato perso strada? E, soprattutto, chi deve fare cosa?
La risposta a questi quesiti non è cosi difficile come sembra. Nonostante in molti si siano interrogati in questi mesi, cercando una soluzione mai trovata, la panacea di tutti mali del Pdl è proprio dietro l’angolo, ben nascosta nelle mani e nella mente di Silvio Berlusconi. E’ proprio lui che deve agire per fermare la distruzione della sua creazione. Lo può fare solamente essendo spietato con se stesso, guardando oltre quei rapporti di affetto con persone che, al contrario, gli hanno restituito solo dispiaceri, abbassando la testa anche quando non avrebbero dovuto farlo. Sono gli intermediari tra Silvio Berlusconi e il popolo i responsabili di quella che tra qualche mese tutti quanti chiameremo catastrofe. Sono loro, buona parte degli attuali vertici, che hanno costruito un vero e proprio muro tra il Presidente e i suoi parlamentari, tra i parlamentari e gli elettori, mettendo fine a quella buona politica che era stata la chiave del successo del 1994 prima, del 2001 e del 2008 dopo. Berlusconi deve armarsi di coraggio e partire. Partire per salvare il suo popolo, per evitare che la nave da lui condotta affondi miseramente. Perché per salvare il Pdl non ci vuole altro che una notte dei lunghi coltelli, metaforica ma non per questo meno veemente.
Eugenio Cipolla
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