20/05/12

Mirabile periodo: solo la femminilità può salvare la famiglia in crisi


Tutti sappiamo che la famiglia naturale basata sull’amore, sulla fedeltà, sulla stabilità, sull’acco­glienza e l’educazione della prole è sempre stata ancorata a riferimenti sacri e religiosi. Noi cittadini italiani, dopo alcune traversie, abbiamo deciso democraticamente che essa può essere:
1- legalmente tradita, contraddicendo la promessa di fedeltà, ottenendo il divorzio che riduce quel­lo che dovrebbe essere un contratto stabile a passioni superficiali, fortemente aleatorie, che deter­minano un’atmosfera ostile, inadatta ad accogliere la prole, che è certamente impegnativa e in­gom­brante;

2 - legalmente disattesa perché è possibile impedire, con ogni mezzo, il concepimento dei figli: quand’anche essi si concepissero senza volerlo, è sempre possibile sopprimerli a norma di legge, mediante l’aborto, che non è considerato un omicidio, ma solo un incidente di percorso;

3 - legalmente svuotata dei suoi compiti educativi perché i figli accettati possono essere abban­donati come bambolotti nelle mani di estranei che la nostra democrazia ritiene molto più esperti di madri ignoranti e poco preparate. Ed è convinzione diffusa che è bene che ciò avvenga per lasciare libere le madri di produrre reddito realizzandosi entrando in competizione diretta, in ogni campo di attività economica e sociale. Nel descrivere le leggi della nostra repubblica abbiamo descritto, mi pare, la distruzione della famiglia umana, scambiando un dubbio, ma promettente sviluppo sociale ed economico, con la mancata educazione dei nostri figli… Ma la cosa più grave è che non ce ne siamo accorti!

Tutto è successo gradualmente: all’inizio abbiamo allontanato il padre dalla famiglia assorbendolo sempre più in schemi lavorativi disumani e impegnativi, negandogli i tempi necessari per una serena educazione. In tempi più recenti abbiamo proceduto anche ad allontanare la madre dal suo sacrale rapporto con il figlio, soprattutto quando questo è in tenerissima età, privandolo così dell’educazione primaria e vitale per l’ingresso nella società umana. Si dice che ciò deve avvenire per il bene di tutti, ed è vero, se si fanno i conti in denaro e consumismo, ma purtroppo non è vero, se facciamo i conti con noi stessi e con i malesseri esistenziali dei figli.

Non siamo ancora al fondo perché stiamo preparando una procreazione artificiale che faccia a meno del padre, degradato a produttore di seme, mentre rapidamente riusciremo a fare a meno anche della madre quando presto sarà pronto ed efficientissimo l’utero artificiale dopo la provetta.

Ora tutti sono preoccupati per la diminuita natalità ma, su queste basi, è bene che essa non cresca perché verrebbero immessi nella nostra società esseri astratti e artificiali somiglianti ai mostri che ora imperano nei giochi infantili moderni.

Possiamo ancora contare, ancora per poco tempo purtroppo, su madri con una voglia di famiglia e di maternità fortemente ancorate alla natura umana e alla religione che riescono, nonostante tutto, ad offrire alla società figli sani ed equilibrati, ricchi di cultura, di fede, d’amore e di tradizioni con­so­lidate.

Sono madri eroiche, sconosciute, capaci di affrontare grandi responsabilità e grandi sacrifici che solo l’amore e la dedizione possono superare contando su un coacervo di leggi naturali e ance­strali, che da sempre assicurano la sopravvivenza e lo sviluppo della specie. Noi tutti dobbiamo sostenerle e aiutarle ad incrementare questi risultati perché i figli non nascono per le famiglie, ma per essere donati alla società.

Queste madri, unica nostra salvezza, vengono però derise, scoraggiate e dileggiate come persone arretrate e incapaci di farsi strada a colpi di competitività per produrre un reddito che le renda indipendenti, vivendo la loro vita libera ed interessante. Questa piccola traccia di famiglie sane è ora sotto il fuoco incrociato dei radicali, dei marxisti, dei relativisti imperanti che sembrano pur­troppo inesorabilmente vincenti. Rimaniamo tutti con la sola lampada di Diogene: dov’è e cos’è la famiglia?

Tutto si è appannato e confuso, perché abbiamo dimenticato che solo le madri, sia degli uomini sia degli animali, hanno avuto da Dio e dalla natura il compito di generare creature sane, capaci di entrare nel mondo. Solo le madri sono l’ unico esempio di vita vissuta a strettissimo contatto con i loro nati, per il periodo necessario per acquisire autonomia, sicurezza e libertà. Come si sa, questo periodo è lungo almeno 3 o 4 anni per l’uomo, molto più corto per gli animali.

A livello di psiche umana, tutto questo si chiama educazione pre-razionale inconscia, la sola capace di dare un tipo di educazione immediata bypassando il ragionamento utilizzando i potenti e acutissimi sensori psicofisici del bambino che assorbe e utilizza tutti gli engrammi mnestici, le sensazioni, l’imitazione, l’empatia che in brevissimo tempo lo arricchiscono psichicamente, con gli stessi procedimenti che lo portano a camminare, a mangiare, a difendersi.

Gli animali perpetuano le loro specie svolgendo da sempre il loro compito istintivo, noi umani, invece, forti della nostra cultura razionalista e della nostra scienza, a cominciare dal periodo illuminista del 1700, abbiamo avuto la presunzione di poter evitare tale processo impegnativo e gravoso, affidando sempre più questo compito ad estranei, a volte ritenuti anche più capaci, pro­mettendo alle madri orizzonti di emancipazione e di libertà economica, pensando di sfruttare al meglio le loro doti naturali destinate da Dio e dalla natura all’educazione dei figli, per scopi più concreti e produttivi.

Questo percorso di degradazione dell’istinto famigliare è ora al massimo storico e crea nella nostra società un clima allarmante di diseducazione. Questo periodo calante per le nostre famiglie, è andato, per fortuna, di pari passo con l’inizio e il consolidamento degli studi sulla vita prenatale e sullo sviluppo della psiche nei primissimi anni di vita. Tali studi hanno rivelato la gravità e la pericolosità del distacco della madre, perno fondamentale della famiglia nascente, dal proprio figlio che all’inizio è connaturato con lei stessa, poi parte di lei, poi, ancora, dipendente totalmente da lei. Questa unità madre- figlio non può e non deve essere mai interrotta nei primissimi anni per evitare gravissime sindromi di abbandono causate anche da brevissime assenze! Figuriamoci quali e quanti sono i traumi causati dall’abbandono ad estranei o l’affidamento al… lager del decantato asilo nido!

In questo che io ho chiamato Mirabile periodo la madre è l’unica porta di ingresso nel mondo: della fede, dell’amore, dell’altruismo; essa vive in uno stato che il sociologo Sorokin definisce superconscio,che la rende capace di trasmettere nell’animo dei suoi figli l’essenza vitale dell’u­manità. Prima degli anni ’60 pochissimi avevano intuito l’enorme importanza di tale tesoro educativo, da sempre gestito dal genio femminile, l’unico capace di incidere in modo in cancella­bile tutto ciò che è necessario ad un figlio per vivere in una società ordinata. Le basi inconsce ma­terne sono le uniche che possono ben supportare i futuri sviluppi che nell’età scolare arriveranno tramite la razionalità.

L’opinione corrente, purtroppo, ignora tali tesori e ritiene inutile e sprecato spendere le grandi doti proprie della madre per accudire un essere ancora privo di ragione e quindi, a loro giudizio, spiri­tualmente inerte. Questo sentire moderno, molto diffuso, decreta la fine della capacità educativa della famiglia ma gli studi recenti stanno chiarendo le cause che determinano questi errori di valutazione.

La competitività economica e sociale svaluta sempre più i valori femminili che sono alla base della maternità, costeggiano l’ingombrante vita nascente, determinando la frantumazione della famiglia naturale, da sempre fucina di vita e cuore dei valori di altruismo e di amore vicendevole.

Come si vede ora la causa è certa! Il mondo maschile propone rimedi che ignorano i valori femminili, carichi di amore e di dedizione per la vita nascente, proponendo soluzioni e cure peggiori della malattia perché propone solo facilitazioni economiche che determinano ulteriori distacchi dell’unicum madre-figlio incrementando aiuti e sostegni basati sull’abbandono e la dise­ducazione. Il figlio può capire e interagire, fino a 3 anni, solo con sua madre, conosce solo il suo linguaggio, in mani altrui ogni linguaggio gli sarà incomprensibile.

E allora che fare?
( lo vedremo domenica prossima)

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