05/05/12

Può la Poltica riportarci la speranza?


Quello che dicono i cittadini, lo si sente per strada e nei locali pubblici, e lo ripetono in maniera dettagliata anche i giornali con i loro titoli: va bene a tutti il salvataggio dell'Italia ma il Governo dei tecnici non starà già passando allo spremi-Italia? Troppe tasse e imposte, troppi tributi e balzelli generano e alimentano ancora di più un clima già diffuso di sfiducia e di pessimismo. E alle forze politiche tocca il compito, in questa fase così difficile di crisi globale, di intermediare le ragioni della gente, anche le loro speranze e le loro attese, attraverso il filtro del Parlamento, accompagnandole verso le decisioni operative del Governo dei tecnici. Un compito fondamentale che conferma l'importanza e l'insostituibilità della politica nel momento in cui più impetuoso si fa il vento dell'anti-politica.

Un ruolo del genere impone ai leader dei partiti di farsi direttamente interpreti dei cittadini come ha fatto il segretario del Popolo della Libertà Alfano, con la sua proposta di compensare debiti e crediti verso il Fisco nel nome dell'equità. E un nuovo allarme rosso viene dall'Europa, dal Commissario all'Industria Tajani: oggi ammontano a 180 miliardi di euro i debiti scaduti da parte delle pubbliche amministrazioni dei ventisette Paesi dell'Unione europea verso le aziende private. Ma ancor più grave è il fatto che 90 di questi 180 miliardi, la metà, sia costituita dai debiti della sola burocrazia italiana!! Un vero record negativo, e il tempo di pagamento medio supera i dieci mesi, con punte molto più elevate negli enti locali in crisi come provincie e grandi comuni.

Da questa situazione deriva il timore dei cittadini, in questo caso soprattutto delle famiglie e delle piccole e medie aziende, di essere considerati soltanto come oggetti di spremitura fiscale e non come soggetti della ripresa economica del Paese. Una direttiva europea promossa da Tajani aumenta lo spazio concreto delle banche nella concessione di crediti alle piccole aziende che sono in stato di sofferenza e tenta di addebitare pesanti interessi di mora, anche fino all'8 per cento, alle pubbliche amministrazioni che non si affrettano a pagare entro un mese. Il guaio è che tutti gli Stati europei si dicono favorevoli a parole ma non passano ancora all'approvazione concreta della nuova regola. E sarebbe davvero un gesto significativo per un settore produttivo in grande crisi, se il Governo dei tecnici desse il via libera a una serie di pagamenti che potrebbero almeno bloccare la ruota infernale dei tagli e dei licenziamenti.
Di Paolo

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