26/09/11

Giovani: fra dittatura del relativismo e domande serie


di Andrea Menegotto
26 settembre 2011
Invitato come relatore ad un incontro tenutosi presso l’aula magna della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Brescia nel contesto della Missione giovanile che, dal 15 al 25 settembre 2011 ha coinvolto la zona pastorale Brescia-Nord e ha visto il grande impegno della comunità di teologia del Seminario vescovile bresciano, nonché degli istituti religiosi della città, davanti a un’ampia platea di giovani, ho avuto occasione di affrontare, in ottica sociologica, la questione del rapporto fra il mondo giovanile e il tema del sacro.
Constatando come indagini recenti sottolineano che l’interesse per il sacro dei giovani si attesta fra l’80% e l’85% relativamente a campioni significativi della popolazione, non si può non rilevare come, in realtà, la vera religione di maggioranza degli italiani – e dei giovani, in particolare – corrisponde al believing without belonging, per utilizzare un’espressione coniata dalla sociologa anglosassone Grace Davie, ovvero il «credere senza appartenere» di quella metà circa della popolazione nazionale che si dichiara più o meno vagamente «religiosa» o «credente», ma non frequenta con regolarità nessuna religione organizzata.
Assistiamo dunque al fenomeno che la sociologa francese Danièle Hervieu-Leger chiama «disistituzionalizzazione della religione», il quale appare come una delle caratteristiche salienti del sacro post-moderno. Alla credenza religiosa non corrisponde un'appartenenza a un’organizzazione, e ciò vale ancora una volta soprattutto per il mondo giovanile, in quanto le indagini rivelano che fra i nati dopo il 1981 la frequenza a funzioni religiose è bassissima.
All’interno del believing without belonging i sondaggi rivelano una gamma di posizioni diverse: si va da coloro che credono in un potere superiore che non sanno però identificare, al «credo, a modo mio», ai «cristiani a modo loro» e anche ai «cattolici a modo loro» («sono cattolico, ma non pratico»; «sono cattolico, ma non sono d’accordo con la Chiesa»; o anche – posizione non infrequente in Italia – «sono cattolico, ma sono contro i preti»).
La posizione dominante è dunque quella del relativismo, ovvero l’idea per cui non esiste la verità in senso assoluto – e pertanto non esistono le verità morali, filosofiche, religiose –, che dal punto di vista strettamente religioso è l’idea secondo cui, in fondo, tutte le religioni sono uguali.
L’allora cardinale Joseph Ratzinger, il giorno prima di essere eletto Papa con il nome di Benedetto XVI, nell’omelia tenuta nella Basilica di San Pietro durante la Missa Pro eligendo Romano Pontifice (18 aprile 2005), affermò: «[...] quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero.... Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie».
E proprio Benedetto XVI, nel corso della Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) di Madrid dello scorso agosto, non a caso ha indicato il relativismo come radice comune delle molteplici crisi contemporanee, compresa quella economica e del lavoro, configurando la GMG stessa come risposta efficace, in quanto aiuto ai giovani a proclamare con coraggio che, se esiste la verità, esistono le diverse verità: filosofiche, morali, religiose, fino all'incontro con Gesù Cristo, in cui la Verità si fa persona.
Ai giovani della GMG il Papa ha ricordato che «anche oggi Cristo si rivolge a voi con la stessa domanda che fece agli apostoli: "Ma voi, chi dite che io sia?"», guarda caso, ricalcando lo stesso logo e motto della missione bresciana.
Domanda seria questa, che quel Gesù, passato sulle nostre strade più di duemila anni fa, continua a sussurrare all’orecchio di molti giovani, spesso dubbiosi e inquieti, ma ancora affascinanti dalla Sua straordinaria figura.
Foto: Logo della Missione giovanile zona pastorale Brescia-Nord 2011.

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