Siamo abituati a queste scene di morte e di vita che si mischia in esse, anzi di vita che si fa forza per uscire allo scoperto, come quando nell'asfalto individui quel fiorellino o quel filo d'erba e ti domandi come possa essere uscito da lì.
Ce lo domandiamo davanti ai miracoli turchi di quella gente che esce dalle macerie ancora viva, col suo fiore in corpo pronto ad erigerlo per prendere il sole.
E lo riportiamo davanti al silenzio menefreghista dei media nazionali che della tragedia turca ormai parlano solo in ultima pagina, o penultima, perchè più interessati al terremoto politico nostrano od alla nostra gente che, purtroppo, muore vittima dell'alluvione.
Ne parleremo ancora qui non per indagare le cause o quello che si poteva fare e non è stato fatto, non per cercare se anche in Turchia vi è qualcuno che ride al telefono alla notizia di un terremoto, ma foss'anche solo per tramandare la storia di qualcuno che dalle viscere della terra è riuscito vivo, ore ed ore dopo.
Saremo qui a celebrarlo.
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