“Non ho timore a dirlo, anzi lo dico con fermezza proprio
nell’anno in cui si celebrano i 150 anni dell’Unità d’Italia: i doveri di
cittadinanza sono la garanzia di questa unità nazionale. E' una buona notizia
che il presidente Napolitano abbia riportato al centro del dibattito
politico, ora che vi è un clima più sereno, questo grande tema spesso
dimenticato o utilizzato solo in campagna elettorale”
Mauro Maurino, consigliere del Consorzio Connecting
People, da 15 anni attivo in Italia per l’accoglienza degli Immigrati,
interviene sul tema della cittadinanza mentre sta organizzando un grande
convegno che si svolgerà settimana prossima a Torino:
Raggiunto al telefono da Frews continua il suo ragionamento.
“Dare la cittadinanza ai bambini che nascono sul territorio
italiano e che presumibilmente su questo vivranno – continua Maurino - significa garantire l'unità dello
stato italiano: se è vero che le migrazioni per loro natura e dimensione
mettono in crisi l'idea dello stato nazionale, questo è tanto più accentuato
dalla presenza di uomini e donne nati e cresciuti in Italia ma che non hanno né
pari doveri, né pari diritti. Riconoscere loro la cittadinanza è renderli parte
del nostro stato e non semplici abitanti di un territorio.”
Connecting People è stato in
questi ultimi mesi uno dei principali attori nell’accoglienza di migranti
fuggiti dall’emergenza nordafricana. Una serie di proposte, in linea con quella
del Presidente Napolitano, scaturite direttamente anche dall'esperienza di
questi mesi saranno presentate la settimana prossima in un convegno a Torino
(programma in allegato).
“In questi mesi di accoglienza di migranti fuggiti per
l'emergenza nordafricana – conclude Maurino - abbiamo visto nascere molti
bambini nelle nostre strutture di accoglienza: l'ultimo è nato proprio questa
notte. Abbiamo ridato la possibilità a scuole e asili di piccoli centri di
continuare la propria attività a rischio di chiusura. Abbiamo al contempo dato
a molti bambini italiani la possibilità di stringere legami e di scoprire che
il mondo è ricco di storie differenti. A scuola tutta questa varietà trova un
momento di composizione: leggere, scrivere, contare, ragionare, collocarsi nel
pianeta, avere fiducia in se stessi. Come può spiegarsi un bimbo italiano che
il nostro stato non riconosce come italiani alcuni dei suoi compagni di crescita
che parlano, leggono, scrivono, studiano e giocano esattamente come lui?”
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