Nel giro di poche ore la frase "vada a bordo cazzo", pronunciata dall'ufficiale della Capitaneria di porto Di Falco per cercare di spronare il comandate della Costa Concordia a svolgere il proprio dovere, ha fatto il giro del web. Giustamente, dopo aver sentito le conversazioni telefoniche tra questi due personaggi diventati oramai celebri, ci siamo tutti scandalizzati per la codardia dimostrata dal comandante della
Costa Concordia, che ha dimostrato di aver pensato per primo a sè stesso, arrivando a considerare la propria incolumità più importante di quella di altri passeggeri, persino di donne e bambini che in quel momento potevano essere intrappolati in qualche parte della sua nave.
Ma come al solito è sempre facile puntare il dito contro chi ha commesso un grave errore pretendendo magari una pena esemplare. E rischiamo così di non renderci conto di quante volte abbiamo abbandonato noi stessi la nostra nave. Infatti ognuno di noi è comandante della propria nave! La nostra nave è la nostra vita, la nostra famiglia. Nella vita molteplici volte siamo portati a decidere se virare a tribordo o a babordo e quante altre volte ci siamo invece avvicinati imprudentemente e stupidamente ad uno scoglio affiorante? Quante volte abbiamo preso un rischio inutile, per fare una stupida bravata, magari per farci belli di fronte agli amici oppure per pensare solo al nostro divertimento personale, senza renderci conto che stavamo mettendo a repentaglio la nostra vita e magari anche quella di qualche nostro amico?
Penso poi soprattutto a tutti i papà come me, che sono i comandati della propria nave: la propria famiglia. Che devono dare le indicazioni da seguire al proprio equipaggio: i figli.
Quanti papà alla prima difficoltà, tendono ad abbandonare la nave? Quanti papà abbandonano moglie e figli? Quanti papà arrivano a mettere di mezzo i figli in litigi accecati dallo spirito di vendetta nei confronti della ex-moglie? E in quei momenti, esiste qualche amico, parente, assistente sociale o prete che abbia il coraggio di dire a quei papà una semplice ma incisiva frase: "torna a bordo cazzo"? Me lo auguro, anche se io personalmente non l'ho mai udito e non ho nemmeno mai avuto il coraggio di pronunciarla ad un amico in quella difficile situazione, piuttosto si cerca sempre di "comprendere" e di giustificare la situazione.
Io mi auguro che tutta questa terribile tragedia, provocata dalla superficialità, dall'incapacità e dall'egoismo di questo negligente comandante, sia da monito per tutti noi! Che ci faccia capire che l'unico modo per poter essere tutti noi dei valorosi comandi sia quello di pensare per prima cosa al bene del nostro equipaggio e dei nostri passeggeri, che altri non sono che i nostri figli e i nostri amici e conoscenti! Questo è l'unico modo per mantenere la rotta e condurre la nave in salvo fino al porto, non esistono altri modi, non esistono altre strade. Esiste un'unica regola efficace per non fare affondare la nave del nostro matrimonio: il sacrificio! Amore è infatti sacrificio! Amare la propria moglie e i propri figli significa essere disposti nella quotidianità a dare tutto per loro, se necessario arrivando a sacrificare persino la propria vita. Ma è nelle situazioni di ogni giorno che si gioca la partita: riuscire a mettere le loro esigenze e i loro bisogni dinnanzi ai nostri, donandoci ogni giorno senza pretendere nulla in cambio!
Può sembrare tutto estremamente scontato ciò che ho scritto, ma non lo è affatto! E mi sento di poter affermare questo a ragion veduta dopo quasi 14 anni di matrimonio. Perché quando ci si trova sulla propria nave, dopo innumerevoli viaggi, è facile dare tutto per scontato e presi dalla abitudine, dalla routine, sederci pigramente a tavola, mangiare e bere facendo finta che tutto vada bene e non ci siano problemi mentre è in atto una manovra azzardata (come l'inchino all'isola del Giglio) e quando poi le cose vanno male...scappare, piuttosto che mettere in gioco la propria vita ed assumersi le proprie responsabilità e affrontare le difficoltà, per quanto dure e tragiche possano essere.
Bellissima riflessione Manuel...a proposito di coraggio nella vita quotidiana, in tutte le scelte che si fanno per non abbandonare mai la propria nave rilancio con questa riflessione.
RispondiElimina"Non voglio togliere meriti al valido ufficiale della Capitaneria, ma contesto l’abuso del termine «eroe», che in un’epoca che ha smarrito il significato delle parole viene appuntata sul petto di chiunque fa semplicemente il proprio dovere: rifiutando una mazzetta se è un funzionario pubblico, denunciando un giro di scommesse se è un calciatore, assumendosi le proprie responsabilità se esercita un ruolo di responsabilità. Dall’Iliade a Harry Potter, l’eroe è colui - soltanto colui - che mette a repentaglio la propria vita. E non perché la disprezza (quello è il fanatico), ma perché è disposto a sacrificarla in nome di un valore più elevato: l’amore (a-mor, oltre la morte)". (M. Gramellini)