12/02/12

Un veneto a Roma 1 episodio: il fenomeno della neve

Sono ormai 10 anni che sono sceso dalle grandi pianure del Veneto lavoratore nella Capitale. Qualcuno penserà che dopo questo periodo sia sufficientemente attrezzato per sopravvivere non soltanto ai disagi di una città caotica e dispersiva come Roma, ma anche alle sue
contraddizioni. E’ vero però che sembra sempre che la Città Eterna abbia qualche perla da riservare per lo straniero che ancora riesce a stupirsi e ad indignarsi (cosa che ho appreso che tra i Romani fanno solo le vecchine sui bus per lamentarsi dei ritardi). Sarà l’anima provinciale, sarà l’incapacità a rendersi completamente permeabile al proverbiale understatement dei cittadini dell’Urbe, ma riesco ancora a vedere qualche difformità tra questo agglomerato di vite e di mattoni e le vie di Innsbruck. Presto anch'io sarò assorbito dal "volemose bene" collettivo. È solo questione di tempo.
È accaduto un evento in questi giorni a Roma che -mi dicono- solo le persone più attempate e qualche cantastorie itinerante poteva raccontare di aver visto coi propri occhi: la neve. In realtà ricordo che fece una comparsata anche un paio d'anni fa, ma si trattò di una visita simbolica che si limitò a dar la possibilità di lasciare qualche scritta col dito sulle auto in doppia fila e di edificare pupazzi di neve alti qualche centimetro. Per ritrovare un accadimento di tal fatta occorre guardare al lontano 1985 e, prima ancora, al 1956. Alcuni anziani sostenevano stamane al supermercato che Roma non avesse mai visto la neve. Dopo aver rapidamente escluso che essi avessero 30 anni di età, ho cercato di chieder chiarimenti, ma anche a fronte di richieste più pressanti non sembrava che riuscissero a recuperare una memoria, se non vaga, di una simile calamità.
Di cio che è accaduto a Roma lo scorso fine settimana se ne sono occupati diffusamente i media. Paralisi totale della città, riti scaramantici effettuati col sale grosso da cucina, vaticini sui bollettini della protezione civile e ludi gladiatori tra il Sindaco e il Capo della Protezione Civile. La Capitale, però, accantonate le polemiche non ha voluto stavolta mostrarsi impreparata, e qualsiasi straniero proveniente da località più a nord del 45mo parallelo ha potuto deliziarsi, come il sottoscritto, dello sfoggio imponente di contromisure che la Città Eterna ha cominciato a predisporre contro la madre di tutte le calamitá: l'emergenza neve.
I preparativi, stavolta fortissimamente voluti dal Sindaco anche per evitare nuove figuracce che possano pregiudicare definitivamente la candidatura della Città alle Olimpiadi del 2020, hanno richiesto il dispiegamento di mezzi dell'esercito e della protezione civile alle immediate periferie dell'Urbe. I cittadini di Colleferro hanno potuto assistere, ad esempio, al dispiegamento massiccio di mezzi delle forze armate che, come avvenne per l'assedio dei Visigoti all'alba del V secolo, rimanendosene acquattati, erano pronti ad intervenire marciando verso le Mura Aureliane.
A quanto si dice, sarebbero persino stati rispolverati dei relitti archeologici individuati sulla collina di San Saba. Antichi manufatti siglati AMA (la municipalizzata per la raccolta dei rifiuti) che nell'antichità sarebbero serviti a spargere il sale e a spalare la neve. Alemanno ha chiesto l'invio di volontari persino dal nord, precedentemente accusato di aver montato il caso dell'impreparazione di Roma di fronte all'emergenza, esagerando i 280 km di code per la neve e descrivendoli come almeno 290, considerando nel novero anche quelle dovute ai lavori in corso dalle parti della Laurentina.
Detto questo il piccolo inconveniente che sarebbe potuto verificarsi è l'assenza della neve almeno in un quantitativo sufficiente a coprire il Colosseo in misura da consentire la realizzazione delle richiestissime foto ricordo in compagnia di gladiatori e legionari con la spada di plastica sguainata in simulazione di Massimo Decimo Meridio alla vigilia della battaglia di Vindobona. A tal proposito il Municipio avrebbe diramato una circolare rivolta alle ditte che hanno in appalto la manutenzione stradale e ai piazzardoni del quartiere ostiense per recarsi sui tetti delle case con appositi cannoni sparaneve. cortunatamente non sono serviti, ma non si sa mai. I 30 centimetri potrebbero non essere raggiunti, specie nella zona di Roma sud, dove si sa che i fiocchi attecchiscono con maggior difficoltà.
A queste condizioni, non riesco a dar torto ai romani che hanno assediato i supermercati dando l'assalto ai generi di prima necessità come se dovesse arrivare l'era glaciale o se fosse lí lí per realizzarsi la profezia dei maya: con questa struttura amministrativa che passa dall'impreparazione più totale all'ostentazione muscolare e all'eccesso di cautela, non si sa mai! E intanto godiamoci la neve.
Marcello Spirandelli

1 commento:

  1. Mio nonno era veneto,soprannominato qui"Lu Padovanu",aveva fama di eccezionale lavoratore,abile nel mestiere,andava in fabbrica con una bottiglia piena di caffè e ogni tanto faceva un sorso per essere sempre più sveglio che mai.Nonna invece era leccese,aveva l'indolenza tipica degli oziosi e lui non ci si ritrovava.Non si ritrovava neanche con la mentalità dei marchigiani e quando si arrabbiava urlava:-Passata la galleria di Ancona siamo nella Bassa!
    Figurati Roma!
    Io sto facendo dell'ironia,ma quando in autorstrada o in strada si scende al sud è un pò dura,salendo,sembra di stare in un paese del Nord Europa.
    Non me ne vogliano i lettori meridionali,dopotutto io sono mezza marchigiana,mezza leccese,mezza veneta e sto con un mezzo foggiano,ma ho grande stima per i settentrionali.Hanno le cose quadrate!

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