09/04/12

Italia: tutto questo rigore danneggia le imprese e le famiglie

A fine anno l’Italia rischia di avere il 10% di disoccupati, con il 40% tra i giovani, mentre diventa sempre più insopportabile la pressione fiscale che vede insieme le addizionali locali sulla casa, i rincari di carburanti e bollette che prosciugano il potere d’acquisto e i risparmi delle famiglie. Non c’era bisogno di andare a Seul o a Pechino per comprendere che un Paese come il nostro non potrà sopportare oltre un doppio attacco che colpisce gli immobili e i piccoli patrimoni, da sempre due fondamentali risorse del sistema economico familiare. Lo sforzo del premier nel viaggio intercontinentale è stato il richiamo agli investitori stranieri per venire da noi. Ma perché, in una Italia tanto flagellata dalle tasse, dalla scarsa occupazione, da una improbabile legislazione sul lavoro, le imprese estere dovrebbero investire quando le nostre imprese (almeno quelle che possono) fuggono all’estero? Non pare sufficiente quel proclama di Monti che ha annunciato al rientro “La fine della crisi nell’Eurozona, anche per merito dell’Italia”. Anche se fosse vero, del tutto o almeno in parte, il disagio sociale che stiamo vivendo misura la distanza dei tecnici rispetto alla percezione reale di un profondo malessere.

In fondo si nasconde qui una grande opportunità dei partiti per recuperare credibilità nel riavvicinarsi alla sensibilità dei cittadini. Debbono aiutare il governo nella emergenza, ma evitare che il disagio sociale sommato alle incertezze sul futuro, si trasformi in qualcosa di peggio. In particolare il Popolo della Libertà che rappresenta i moderati, laici e cattolici, riformisti e liberali, può rivendicare il diritto ad una svolta per un’Italia che – per salvarsi in Europa – finisce schiacciata da tasse, disoccupazione e una crescita sempre di là da venire. Il nostro rigore, quello che ci ha salvato da un baratro, non deve rischiare di farci precipitare in un altro. Con realismo e senza troppa malizia, accanto alle difficoltà di Spagna e Portogallo, di Grecia e Irlanda e ormai persino di Olanda e Austria, non si può non notare che una sola “regina” brilla nel continente: la Germania. Noi siamo ai massimi della disoccupazione negli ultimi 12 anni, loro sono scesi al 6,7 e sono riusciti ad aumentare gli stipendi pubblici e privati. I tecnici possono permettersi di non spiegare questo piccolo miracolo che non può avere solo ragioni economiche, noi abbiamo il diritto dovere di farlo.
Di Paolo
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