01/05/12

Rapporto primavera araba un anno dopo 4: Libia


Nonostante una situazione dei diritti umani assai triste la Libia, per decenni considerata uno “pariah state” era stata riaccolta nel consesso internazionale e nel 2010 eletta membro del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani grazie al fatto che i Governi occidentali avevano chiesto aiuto al colonnello Gheddafi nel controllo dell’immigrazione e nel contrasto al terrorismo, con occhio attento anche all’accesso alle vaste risorse petrolifere del paese. Le vicende del 2011 – costituzione del National Transitional Council (NTC) a Bengasi, dichiarato governo provvisorio, le sanzioni imposte a febbraio dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, a marzo l’intervento della coalizione internazionale a guida NATO – sono giunte all’epilogo del 23 ottobre, con l’annuncio da parte dell’NTC della liberazione del paese, dopo otto mesi di un conflitto caratterizzato anche da enormi violazioni di diritti umani tra cui attacchi indiscriminati, esecuzioni extragiudiziali, sparizioni forzate, detenzioni arbitrarie e torture.

Il nuovo Governo formatosi a novembre ha subito dovuto affrontare il problema del ristabilimento dell’ordine e dell’implementazione del disarmo a fronte del sussistere ed operare incontrollato di milizie armate.

Tra gli aspetti negativi della tutela dei diritti umani in Libia il Report riferisce di diffusi arresti, effettuati senza mandato delle autorità giudiziarie di soldati veri o presunti fedeli a Gheddafi, nonché di cittadini stranieri, in particolare africani sub sahariani, sospettati di essere mercenari del Colonnello. Molti tra le migliaia di individui arrestati nella parte occidentale del paese dopo la fine di agosto, quando Tripoli e le aree limitrofe sono cadute sotto il controllo dell’NTC, sarebbero stati maltrattati, percossi e detenuti in centri di detenzione improvvisati, spesso sotto il controllo di brigate rivoluzionarie, senza la possibilità di accedere a giusto processo.

E' positivo invece l’impegno del NTC nel rispetto dei diritti umani e delle norme del diritto internazionale umanitario. Viene inoltre richiamata la dichiarazione costituzionale emessa ad agosto che oltre a ribadire tali principi ha enunciato anche quelli del rispetto delle libertà fondamentali, della non discriminazione per i cittadini anche in motivo di sesso, razza e lingua nonché il diritto a un processo equo e alla richiesta di asilo. Una maggiore libertà di espressione è già realtà nel paese e dopo decenni la Libia ha visto proliferare organizzazioni della società, gruppi politici e media.

Quanto alla condizione femminile si nota che la rapida evoluzione delle proteste antigovernative in un vero e proprio conflitto armato ha ridotto la partecipazione delle donne e conseguentemente la loro visibilità; numerose, peraltro, sono state le segnalazioni di violenze e di abusi compiuti su donne arrestate. Mentre rimane molto bassa la rappresentanza femminile nelle istituzioni, e' da segnalare il dato negativo rappresentato dal pubblico sostegno dell’NTC alla poligamia.

Tra i compiti più impegnativi del nuovo governo il Report indica la soluzione del lascito di impunità sussistente da quattro decenni, ossia dalla durata stesa del regime di Gheddafi, per risarcire le numerose vittime di violazioni dei diritti umani. Per dare sostanza all’impegno assunto dall’NTC è necessaria l’istituzione di meccanismi efficaci ad indagare le violazioni compiute, cogliendo l’inedita opportunità, nell’attuale fase di transizione della Libia, di affrontare e risolvere i torti del passato costruendo un sistema di effettive garanzie contro la loro ripetizione.

Maria Leone

1 commento: