26/05/12

Simone Moro incontra 210 persone in coda a 6490 mt slm

Provate ad immaginare di avere una Ferrari, ma non l'auto da strada, proprio la Formula 1, ed immaginate di avere 16 anni ed avere la possibilità di correre un Gran Premio a 300 km orari ed aggiungiamo il particolare che non conoscete il tracciato e cha al di sotto di una certa velocità non potete scendere, con l'ennesimo particolare che avete guidato si alcune volte ma sempre con un genitore di fianco che sapeva sempre come frenare ogni velleità di corsa.Credo che nessuno di noi si azzarderebbe a tanto, almeno fino a quando non si è capaci di correre almeno ad una certa velocità in pista.

Simone Moro è uno dei più grandi alpinisti del momento con una predilezione assoluta per le salite in 8000 in invernale.Le sue sono vere e proprie imprese in quanto tutte le salite sono avvenute in stile alpinistico(cioè senza l'ausilio di bombole d'ossigeno e senza portatori) e gran parte in inverno.Vanta 2 prime assolute (su 8000)invernali, e numerose altre imprese alpinistiche.Come i suoi grandissimi predecessori Walter Bonatti e Reinhold Messner ha una grandissima capacità comunicativa, ed i suoi libri appassionano anche un pubblico digiuno di montagna.L'ultima impresa messa in programma per questi giorni era l'incredibile traversata di Everest e Lhotse (parliamo della prima e della quarta montagna più alte della terra)Ieri mattina connettendomi ad un noto social network leggo della sua rinuncia.
L'ho seguito spesso nelle sue imprese, nell'ultima sul Nanga Parbat seguivo l'aggiornamento via webcam giornalmente (ed io ero in Africa!) so che lui è una persona molto metodica che non lascia nulla al caso e in un intervista in tv alla domanda che cosa pensi mentre scali un ottomila, la risposta è stata conto i passi; perchè so che ogni 15 devo fermarmi a riprendere fiato se poi ho il bisogno di fermarmi ogni 13 o 12 va ancora bene se arrivo a 10 devo tornare a casa perchè è il segnale che non ne ho più.

Il motivo della rinuncia è che salendo verso il campo 2 dell'Everest (quota 6490 mt ) c'erano 210 persone in fila sulla corda fissa, e alcuni di questi assolutamente profani di montagna (scene in cui la guida ha dovuto mettere i ramponi a qualche turista).In montagna ogni passo è importante e bisogna seguire il proprio ritmo, accodarsi forzatamente ad un gruppo significa rinunciare(nell'ipotesi migliore".Tutti (tranne qualche guida) usavano bombole già da quote "basse".Capisco che la possibilità di vedere una volta nella vita la curvatura dell'orizzonte è un obiettivo ed una soddisfazione incredibile, ma addirittura da rischiare la vita?La settimana scorsa 4 turisti sono morti perchè sono rimasti senza ossigeno mentre ridiscendevano dall'Everest, e non erano stati sprovveduti ne avevano consumate 9 ciascuno!La montagna non è assassina, ma una delle prime cose che ho imparato nei vari corsi CAI che la montagna va rispettata, perchè chi non ha le qualità tecniche per fare alcune salite e nonostante tutto riesce a terminarle non è stato bravo, ma solo fortunato.

Credo anche in questo caso che tutti, gli alpinisti ancora di più dovrebbero fare quello che è nelle proprie possibilità (non economiche...nell'alpinismo i soldi spesso portano guai) e che proprio le parole con cui Simone Moro conclude l'intervista dovrebbero essere di insegnamento a molti :"Non sono amareggiato né deluso. L'alpinismo mi ha regalato tanta serenità e so che ormai non dipendo più da una scalata o da un'intervista. Ho raggiunto una solidità e maturità che mi aiutano molto . So che la traversata è solo posticipata, è come un frutto che ha ancora bisogna di un po' di sole. Ho molte altre cose a casa, ho anche idee e progetti in testa e questo è ciò per cui vale la pena rinunciare serenamente. Questa rinuncia forse può insegnare qualcosa a me, a chi è qua e a chi sta a casa. Morire per un sogno non fa parte del mio modo di intendere la mia esistenza"
Ed a casa ci sono i 2 figli e la compagna ad aspettarlo

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