26/05/12

Anche Monti ha capito che governare è tutta un'altra cosa


Lentamente Monti è costretto ad abbandonare il disincanto del docente della Bocconi e l’enfasi paludata da editorialista del Corriere, perché governare” è tutta un’altra cosa. Ciò che un Professore può permettersi quando è in cattedra, conta poco o nulla quando si guida un Paese, soprattutto in un momento di crisi economica mondiale.
Sarà per questo che nelle ultime ore il Presidente del consiglio - da sempre noto per le sue simpatie verso l’economia tedesca - sta prendendo le distanze dalla Merkel. Si dirà che è aiutato da Hollande e che si trova in buona compagnia con il capo del governo spagnolo e il primo ministro britannico, tutti pronti a remare nella direzione della crescita prima di finire soffocati dal rigore. Ma c’è qualcosa di più e di diverso nelle stesse dichiarazioni di Monti, a Bruxelles come a Roma, rispetto a come parlava delle scelte di Berlino solo un mese fa.

Il suo linguaggio e un certo puntiglio sui temi “messi sul tavolo dell’Europa, a cominciare dagli eurobond” somiglia molto di più alla impostazione che fu di Berlusconi rispetto alla apparente sottomissione alla Germania che questo governo mostrava sinora. Oggi Monti è meno solo ed è più sola la Merkel. Forse per questo il nostro presidente del consiglio si lascia andare a qualche ottimismo su quella medicina necessaria per crescere (gli eurobond appunto) su cui la Cancelliera continua a dire no. E subito dopo, riferendosi chiaramente alle mosse sbagliate della Merkel e Sarkozy quando impostarono malamente il primo salvataggio della Grecia, riconosce in tv che Atene “ha subito una umiliazione pazzesca”. Pazzesca e tutto sommato inutile, quindi politicamente più colpevole. Concetti molto simili a quelli che a suo tempo usava il suo predecessore a Palazzo Chigi.

Ad aiutare Monti a capire di più e meglio la direzione su cui spostare Eurolandia, ci pensa Draghi governatore della Bce e ottimo conoscitore, fuori e dentro quella istituzione, dell’arroganza teutonica. È lui a suggerire al premier di costruire quel patto per la crescita da affiancare al fiscal compact, perché la crisi dei debiti sovrani ha messo a nudo le gravi debolezze della costruzione istituzionale e politica del nostro Continente. Ecco perché il processo di integrazione europea non può sopravvivere senza un coraggioso salto di immaginazione politica. Ed è proprio Draghi a spiegare a Monti che l’Immaginazione resta nella storia, nella cultura e nell’arte una caratteristica molto più italiana che tedesca.

0 commenti:

Posta un commento