14/09/11

Il Papa in tribunale?


di Andrea Menegotto
14 settembre 2011
Per una precisa ricostruzione dei fatti circa la denuncia presentata contro il Benedetto XVI e alcuni dei suoi principali collaboratori alla Corte Penale Internazionale dell’Aja ─ per chi non l’avesse ancora letto ─ rimando all’articolo dell’amico Giorgio Gibertini; in questa sede, vorrei invece soffermarmi su alcune considerazioni, prendendo spunto da quanto puntigliosamente annotato dal direttore del
CESNUR (di cui ho il privilegio di essere fra i principali collaboratori in veste di ricercatore e coordinatore per la Lombardia), nonché rappresentante OSCE per la per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione: il sociologo torinese Massimo Introvigne.
Certamente ─ e purtroppo ─ sono esistiti ed esistono preti pedofili, e se anche ci fossero soltanto due casi, sarebbero due di troppo. Alcuni casi sono insieme sconvolgenti e disgustosi, hanno portato a condanne definitive e gli stessi accusati non si sono mai proclamati innocenti. Ciò spiega le severe parole del Papa e la sua richiesta di perdono alle vittime. Nella Lettera ai cattolici d’Irlanda del 19 marzo 2010, per esempio leggiamo: «Avete sofferto tremendamente e io ne sono veramente dispiaciuto. So che nulla può cancellare il male che avete sopportato. È stata tradita la vostra fiducia, e la vostra dignità è stata violata. Molti di voi avete sperimentato che, quando eravate sufficientemente coraggiosi per parlare di quanto vi era accaduto, nessuno vi ascoltava. Quelli di voi che avete subito abusi nei convitti dovete aver percepito che non vi era modo di fuggire dalle vostre sofferenze. È comprensibile che voi troviate difficile perdonare o essere riconciliati con la Chiesa. A suo nome esprimo apertamente la vergogna e il rimorso che tutti proviamo» (n. 6).
Tuttavia, prima dei giudizi sommari e affrettati varrebbe forse la pena di dedicare alla tematica qualche approfondimento che tenga conto delle reali dimensioni del problema, delle sue cause, delle questioni e pure degli interessi economici in gioco, nonché delle reali prescrizioni del diritto canonico sul punto, che sono generalmente molto diverse rispetto alle semplificazioni e imprecisioni diffuse dai mezzi di comunicazione. Lungi dal soffermarci su tale articolata disamina in questa sede, rimandiamo ai diversi studi accademici circa la triste questione di cui il CESNUR da sempre si occupa.
Se gli accusatori si augurano che Benedetto XVI faccia la fine auspicata per Gheddafi o per i signori della guerra del Congo e venga portato in catene per essere giudicato dalla Corte Penale Internazionale dell’Aja, dal punto di vista giuridico la questione sollevata (e non certo il problema della pedofilia del clero!) rasenta il ridicolo per tre motivi, che andiamo di seguito sinteticamente ad elencare.
1. La Corte penale internazionale dell’Aja, che è stata istituita con lo Statuto della Corte Penale Internazionale (CPI) o Statuto di Roma del 17 luglio 1998, a cui lo Stato della Città del Vaticano non ha aderito, così come pure gli Stati Uniti ─ che hanno firmato, ma non ratificato il trattato ─ e altri Stati, è competente per i casi di « «attacco diretto contro popolazioni civili», intenzionalmente e personalmente ordinato dall’imputato. Per rivolgersi alla Corte penale occorrerebbe ipotizzare che il Papa abbia ordinato una guerra al mondo a colpi di abusi sessuali commessi dai preti...
2. La competenza della Corte è residuale e complementare, ovvero essa interviene quando nessun singolo Stato vuole o può agire per punire crimini particolarmente gravi. Leggiamo infatti al punto b) della seconda parte dello Statuto a proposito dell’esercizio di giurisdizione della Corte stessa: «Essa, cioè, non avrà carattere primario, ma potrà esercitarsi solo se gli Stati interessati non hanno manifestato la volontà o la capacità di avviare le indagini e celebrare il processo». In realtà dei crimini dei preti pedofili si occupano centinaia di tribunali in numerosi Paesi del mondo. Non scatta dunque la competenza residuale della Corte dell’Aja.
3. Gli estensori della denuncia non pensano che il Papa abbia personalmente abusato di bambini o ordinato a singoli sacerdoti di abusarne, ma accusano il Papa e la Chiesa di non avere reagito con sufficiente efficacia e tempestività; tuttavia la Corte si occupa di chi ha commesso crimini, non di chi omette di punirli o non li punisce con severità; se così fosse la Corte dell’Aja potrebbe entrare nel merito e sovvertire tutte le giurisdizioni nazionali.
Dunque, le accuse non rientrano nella competenza della Corte internazionale, tuttavia c’è di più: «[…] Sono scandalosamente false. Naturalmente non è falso ─ afferma Introvigne ─ che ci siano stati e ci siano ancora preti pedofili, anche se il numero dei casi nuovi è in costante diminuzione. Benedetto XVI ha parlato più volte di sporcizia, vergogna e disonore per la Chiesa, in nessun modo associandosi ai tentativi di negare o minimizzare il fenomeno messi in atto (oggi, per la verità, sempre più raramente) da qualche pubblicista cattolico o qualche vescovo. Ma la menzogna clamorosa consiste nell’accusare il Papa di avere promosso in passato (quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede) o di promuovere ora una linea morbida sui preti pedofili. È precisamente il contrario».
E così conclude: «Mi occupo come studioso della questione dei preti pedofili da più di vent’anni, e ho fatto parte di commissioni d’inchiesta pubbliche e private. Da quando il cardinale Ratzinger ha cominciato ad avere responsabilità sul tema, semmai è stato accusato di violare i diritti della difesa con una serie di misure durissime e draconiane contro i sacerdoti colpevoli di abusi. Basterebbe pensare al costante allungamento dei termini di prescrizione. Oggi un sacerdote pedofilo può essere perseguito fino a vent’anni dopo il compimento del diciottesimo anno da parte della sua vittima. Questo vuol dire che se un prete abusa oggi di un bambino di quattro anni, la prescrizione scatterà solo nel lontano anno 2045. Nessun Paese al mondo dove esiste la prescrizione contempla termini così lunghi».

5 commenti:

  1. Caro amico Andrea, non contesto affatto ciò che più che correttamente scrivi. E' vero che ora la prescrizione è stata spostata a 30 anni, è vero sono state emesse alcune condanne ed è vero che sono state pronunciate tante belle parole anche da parte del Pontefice stesso. Ma personalmente trovo tutto questo ancora estremamente insufficiente!
    Io ribadisco che in passato sono stati commessi errori ed orrori (inutile disquisire se siano stati 1, 10, 100 o 1'000). Sono il primo a sostenere che questi orrori sono dovuti solo ad una piccolissima parte rispetto ai Sacerdoti nel Mondo, verissimo. Ma si è sempre cercato di manttenere certe cose "il più riservate" possibile, massima "discrezione". E questo è stato un errore nell'errore, infatti io credo che tutti avrebbero compreso che la Chiesa è costituita comunque da uomini che non sono perfetti e che come tutti gli uomini sbagliano! E che alcuni di questi (la minima parte) possono anche sbagliare molto pesantemente.
    Tutto questo vuole poi essere usato da qualcuno per speculare o peggio ancora per screditare completamente la Chiesa e/o la figura del Papa? Certo, può essere! E se anche fosse? Quale è la novità? Questa è la reazione che i Cristiani hanno sempre suscitato fin dagli albori del cristianesimo stesso! Quanti Cristiani, ma Cristiani Veri (una specie che mi sembra oramai quasi estinta) hanno veramente seguito le orme del Cristo e hanno subito martirio? Forse Gesù siccome era il numero uno, il più importante, l'unico vero Figlio di Dio, si è opposto a presentarsi davanti al Sinedrio, o davanti ad Erode o davanti a Ponzio Pilato per subire il loro (seppur ingiusto) giudizio? Divenuto infine persino condanna a morte! Non mi risulta che la storia sia andata così!
    Allora io credo che prima di offenderci per accuse che possono anche essere ingiuste (ma che comunque contengono un problema di fondo reale), dovremmo forse inziare a domandarci: cosa significa veramente essere cristiani? Io credo che ce lo siamo veramente dimenticato e che forse è giunto il momento di cercare di ricordarlo!

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  2. Caro Manuel, quanto alla necessità di ricordarci che cosa significa essere davvero cristiani sono d'accordissimo con te. Non lo sono, in linea generale, sull'inutilità di sapere se sono 1, 10, 100 o 1.000... anche perché una delle mie occupazioni me lo impone, non solo per amore della verità, ma anche per rigore scientifico (occupandomi, fra l'altro, di sociologia religiosa anche le cifre sono importanti) e, ahimé, molti hanno sparato maliziosamente cifre gonfiate.
    Circa la cortina di silenzio che è calata per anni su fatti orribili, invece, torno ad essere d'accordo, così come testimoniano vari scritti anche di taglio scientifico a cui faccio riferimento qui sopra e una delle cause del problema sta proprio qui. Quanto all'insufficienza di quello che è stato sino ad ora fatto sono ancora in linea con te, tuttavia credo che papa Benedetto XVI abbia fatto e stia facendo molto, prima e durante il suo pontificato: in realtà prendersela con lui significa "fare cilecca" quanto all'obiettivo, così come dimostrano vari casi in cui è stato tirato in ballo, in verità in maniera del tutto inopportuna e strumentale. Certo, siamo all'inizio ed è ancora poco...
    Da ultimo, almeno per quanto mi riguarda, la questione della Corte internazionale se come cattolico e come persona più che indignarmi mi lascia basito per l'assurdità intrinseca del ricorso a tale istituzione, così come ho cercato di scrivere (ha ragione Jolly: crimini contro l'umidità o l'umanità? - la realtà supera la fantasia), dall'altra, come studioso e osservatore della scena religiosa contemporanea, battaglie passate, di cui alcuni amici ancora ben si ricordano, e anche attuali dimostrano che il sottoscritto e, in generale, il centro studi di cui faccio parte, non si è mai sottratto a mettere i puntini sulle "i" quando accuse ingiuste o assurde sono state rivolte non solo a cristiani, ma a buddhisti, induisti, mussulmani e anche a gruppi invisi all'opinione pubblica e spesso etichettati come "sette". Ciò per obiettività scientifica, amore di verità e rispetto della libertà religiosa come diritto fondamentale.

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  3. Il discorso sui numeri ha certamente valore dal punto di vista storico-scientifico-giudizario. Per il mio punto di vista, il punto di vista di un comune mortale, che sia 1 o 100 mi cambia veramente poco. Il discorso che facevo sui numeri era inteso in questo senso: che non avrebbe cambiato il senso del mio discorso anche se fosse dimostrato essere solo un singolo caso. Chiedo scusa se non mi sono spiegato bene; lungi da me il voler sminuire il tuo lavoro, i tuoi studi e le tue battaglie. Ripeto, hai scritto cose più che corrette. Io guardo il problema da un'altro punto di vista, da parte di uno che è tutt'altro che "addetto ai lavori", da parte di un uomo qualunque semplice e ignorante, che si aspetterebbe un atteggiamento diverso da parte del Vaticano e non solo per questo problema, ma è un discorso ben più generico...ma non voglio ora tediare qui con mie eventuali sterile polemiche. Semplicemente come ho scritto, mi aspetterei un atteggiamento diverso solo dal Vaticano perchè si professano cristiani e dai cristiani mi aspetterei atteggiamenti molto diversi rispetto a tutto il resto del mondo. Per questo motivo invece non mi aspetto nulla di particolare da buddhisti, induisti, mussulmani, loro infatti non dicono di credere in Cristo e quindi non mi aspetto che seguano le orme di Cristo. Tutto qui...discorso molto semplice e lineare il mio. Mi rattrista semplicemente constatare che, diverse volte, personaggi che non si appiccicano adosso l'etichetta di "cristiano" (come ad esempio Gandhi) a mio giudizio hanno dimostrato (a fatti e non a parole) di essere molto più cristiani di chi invece porta l'etichetta.

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  4. Dovremmo essere noi, ' i Cristiani' per primi a non scandalizzarci del male che vediamo o facciamo! Il Signore ha messo tutto in conto e sa tutto, anche la debolezza e la 'cattiveria' umana.
    Gli studi, le statistiche, gli articoli di legge... Tutto può servire alla verità, ma ciò che si dimentica spesso è che la CHIESA, questa CHIESA, è sostenuta dallo Spirito Santo, che continuerà a soffiare su di Essa e su ciascuno di noi, Chiesa, perchè è piaciuto così al Signore.
    La fede nella Sua parola, insieme alla ricerca della verità, che non va mai celata e una preghiera assidua allo Spirito santo per la CHIESA, sono la nostra forza.
    Diceva Padre Raniero Cantalamessa: "Se io fossi meno peccatore, anche la Chiesa risulterebbe migliore" E questo dice molto... Grazie per l'opportunità di questo scambio di riflessioni, Con una preghiera per il nostro SANTO PADRE.
    Mary

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  5. Ci mancherebbe, Manuel. Giustamente ognuno ha il suo punto di vista e le tue riflessioni, "provocatorie" (passami il termine) al punto giusto sono utilissime.
    Grazie anche a Mary per il suo contributo che ci ricorda che la Chiesa ha una "Marcia" in più....

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