Un argomento poco evidenziato
della Prolusione del Cardinale Bagnasco è stato quello riguardante la scuola
cattolica eppure il Presidente della Cei ne ha parlato, in quel discorso, al
capitolo 12 con parole di affetto verso gli studenti (“all’inizio del nuovo
anno scolastico, desideriamo rivolgere un augurio sentito ai giovani che si
accingono a compiere questo ulteriore tragitto della loro crescita.”) e moniti
precisi alla classe politica ed amministrativa: “Alla classe politica e amministrativa
chiediamo di dare ragione della centralità della scuola, con lucidità e
lungimiranza, adottando decisioni di equità e di giustizia rispetto a tutte le
esperienze proficuamente attive, dalla scuola materna all’università, valorizzando
anche il patrimonio della scuola cattolica e sostenendo il diritto dei genitori
di scegliere l’educazione per i propri figli. Senza considerare che ogni volta
che una scuola paritaria è costretta a
chiudere, ne deriva un aggravio economico per lo Stato e una ferita per la
scuola nel suo insieme.”
L’ultima
frase, quella sul fatto che la chiusura di una scuola paritaria comporti un
aggravio economico per lo Stato, potrebbe anche sembrare una boutade ma è
singolare notare come questo concetto sia stato evidenziato, qualche giorno
prima, anche da Vittorio Feltri (non certo un uomo di chiesa!) in un suo
editoriale-lettera aperta al neo Segretario del PDL Angelino Alfano.
Scrive
Feltri il 16 settembre:
“Caro onorevole Angelino Alfano , scrivo a
lei perché è il capo del Pdl, il partito cardine della coalizione di governo,
inoltre perché è nota la sua formazione e educazione cattolica. Penso quindi
sia sensibile al problema che intendo sottoporle. Si tratta degli asili che,
come saprà, nacquero in Lombardia (…) su iniziativa dei preti, che a me sono
antipatici (…) ma ai quali bisogna pur riconoscere molti meriti, soprattutto
quello di fare ciò che lo Stato non sa fare a sostegno della famiglia. Ora gli
asili li chiamano in modo diverso: scuola materna o d’infanzia; ma la loro
funzione è sempre la stessa.
L ’unica novità sostanziale è che l’esperimento
lombardo, avendo avuto successo negli anni, è stato esteso all’Italia intera:
l’educazione dei bambini dai 3 ai 6 anni è entrata nella routine e nella
tradizione. E non vi provvedono più soltanto i religiosi (i privati in genere)
ma anche lo Stato. Il quale gestisce il 43 per cento circa degli ex asili.
Pochi comunque in confronto a quelli affidati alle associazioni cattoliche, il
57 per cento. È proprio di questo, caro onorevole, che desidero parlarle. Deve
sapere che, a grandi linee, un bambino iscritto alla materna pubblica costa
all’amministrazione statale circa 6.000 euro l’anno. Mentre fino a un anno fa
un bambino accolto in una struttura privata comportava per la medesima
amministrazione l'irrisoria spesa di circa 500 euro l’anno, versati sotto forma
di contributo. Fatti due conti, la gestione privata costava un dodicesimo
rispetto a quella pubblica.
Ecco
che Feltri ha quindi “spiegato” quello che ha scritto il Cardinale Bagnasco.
Continua poi così il direttore del Giornale spingendosi oltre con una proposta
che se fosse venuta da un qualsiasi esponente della Chiesa Cattolica, pur da un
semplice insegnante di religione, sarebbe stato tacciato di ingerenza pontificia!
“Perché una simile sproporzione a parità di
servizi erogati? Semplice. Lo Stato paga a piè di lista ogni spesa: personale
dipendente, materiale didattico, manutenzione degli stabili eccetera. Mentre i
preti e i loro collaboratori sono oculati e parsimoniosi per forza di cose:
puntano sul volontariato (ad esempio per le pulizie e le riparazioni), sui
lasciti, sulle generose elargizioni di cittadini e parrocchiani. L’onere
principale è costituito dagli stipendi alle maestre. Ecco giustificata la differenza
enorme che si riscontra tra i bilanci del pubblico e quelli del privato. Anche
un allocco comprende: allo Stato non conviene gestire direttamente la scuola
materna; ha tutto l’interesse a delegare il delicato e fondamentale compito
alle associazioni religiose o parareligiose.”
Discorsi
chiari, verità lampanti con le quali è possibile un ponte di incontro tra tutte
le persone di buona volontà.
Ehm sì, ma le rette a quanto ammonterebbero?
RispondiEliminaLasciando poi perdere il fatto che la nostra Costituzione non prevede forme di sovvenzionamento alle scuole private o paritarie che siano.
E.
Comunque sto solo chiedendo :) non c'è ancora un attacco verso l'articolo ^^
RispondiEliminaE.
I mando i figli alla scuola cattolica e le rette sono giuste perchè è una scuola parificata. Però tanti costi annessi e connessi, come quelli della bidella o pulizie, non ci sono perchè ci pensano le suore od i genitori
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